Le streghe dono del folletto alle signore. Defendente Sacchi
il patto d'alleanza di Urbano Grandier, fatto nostro; e gli promettiamo la simpatìa di quante donne splendono per bellezza sulla terra, dignità, piaceri e ricchezze; esso ogni tre giorni prenderà gradito sollievo; gli sia cara l'ebbrezza: ci offrirà una volta all'anno il sigillo del proprio sangue; terrà sotto i piedi le cose sacre, e indirizzerà a noi le sue preci. In virtù di questo patto vivrà vent'anni felice sulla terra, poi verrà fra noi a maledire.
Fatto all'inferno nel consiglio dei demoni.
Han sottoscritto Lucifero, Belzebù, Satan, Elimi, Leviathan, Astaroth.
Visto per la firma e sigillo del gran maestro e dei signori principi dei demoni.
Contro segnato Baalberith
Segretario.»
VI. Cerimoniale della magìa.
Però non sempre qualche demone aveva il tempo o la volontà di starsi continuamente in compagnia de' maghi e delle streghe, e servirli da segretario, cameriere o fante; perciò quei che inventarono sulla terra l'arte magica a sussidio degli uomini, trovarono alcuni istrumenti e formole, che valessero loro o d'ajuto quando erano lontani gli spiriti, o potessero chiamarli per avere sussidio e servigio. Quindi ne usciva la parte della scienza, che si direbbe cerimoniale, e il bisogno di iniziatura e d'insegnamento. Omai eccoci nei segreti della magìa nera.
VII. La bacchetta magica.
Il bastone fu presso tutti i popoli un'insegna di comando; variò nelle forme e nei modi di usarlo, e quindi nella logica che gli andava unita. Pei maghi si convertiva in bacchetta: faceva parte del loro potere, perchè associava le forze occulte della stregoneria.
La bacchetta magica doveva essere fatta col ramo di un nocciuolo di un anno, reciso dalla pianta verso mezza notte in un mercoledì di luna nuova; mentre si calava il coltello a tagliarla, conveniva gridare a gran voce: — Ti scongiuro di obbedirmi per tutte le potenze celesti. — Quella bacchetta poi si rimondava dalle frondi, si rendeva appariscente, perchè anche i maghi amavano il lusso; vi si incidevano sopra in lettere greche dal lato più grosso agla, in mezzo on, e dal lato più sottile tetragmaton.
Gran potenza della bacchetta! agitarla nell'aria e tramutare le cose, era un sol punto. La bacchetta era solo di privilegio de' maghi; le streghe di consueto non giungevano a tanto da meritarla, e se vi mettevano le mani addosso, divenivano prepotenti. Una strega giunse a ghermire la bacchetta al mago di Scozia, e lo trasmutò in bestia. Pare che le donne abbiano gran tendenza a cambiare in bestia gli uomini, quando pigliano loro la bacchetta del comando: Circe ed Alcina fecero lo stesso: que' che hanno la filosofia dei simboli, forse potrebbero vederne uno assai eloquente in questa storia.
VIII. Strenne de' maghi.
Senza strenne omai non si raggiunge più nulla di buono a questo mondo; leggerle o no, esse danno la scienza. Le donne hanno le loro strenne per le diverse ore del giorno; strenne per le preghiere, per ricrearsi, strenne onde avere argomento a parlare, quando certe visite le mettono nella noja di non sapere trovare parola. Però queste strenne spesso tengono un po' di magìa, perchè recate in dono sono solitamente principio di simpatìa.
Anche i maghi avevano le loro strenne: erano di poche pagine; più comode per leggerle presto: vi erano scritti gli scongiuri con cui i maghi e le streghe chiamavano in sussidio gli spiriti coi quali avevano pattuito.
Quando un libro magico era scritto, vi si faceva addosso questa deprecazione, la quale era come l'ultima correzione d'un autore, o la segnatura perchè avesse forza e valore.
— Spiriti quanti siete, vi scongiuro ed ordino di accogliere questo libro in buona parte, affinchè tutte le volte che lo leggeremo, o che verrà letto da altri, dobbiate comparire in bella forma umana, secondo che il lettore vi ordinerà e giudicherà a suo piacere. Voi non avrete alcun potere nè sul corpo, nè sullo spirito del lettore, nè darete molestia alle persone che fossero con lui; nè con rumore, con tempeste, tuoni, scandali, offese vi rifiuterete di obbedirlo: vi scongiuro di apparire appena chiamati per eseguire prontamente quanto è assegnato in questo libro in apposito capitolo; ubbidirete, servirete, insegnerete, donerete, farete quanto è in vostro potere a utile di chi comanda, con lealtà ma non con inganni. Che se qualche spirito quando è chiamato non potesse venire, gli correrà obbligo di inviarne altri coi proprj poteri, che gli giureranno d'ubbidire. Vi scongiuro tutti per la forza che muove ogni cosa, di fare quanto qui è scritto. Se non ubbidirete, vi caccerò per mille anni nelle pene. —
I maghi quando volevano operare prodigj aprivano il libro, scorrevano l'indice, giacchè tutti i libri devono aver l'indice, altrimenti non valgono nè pei curiosi, nè per chi studia: leggevano le parole segnate al bisogno, e tutto si chinava alla loro volontà.
Questa strenna preziosa non era solo potente nella mano dei maghi, ma di tutti quelli cui capitava. Or eccovi un bel fatto, se il credete. Luigi Goffredi presso Marsiglia, come riferisce il Porta, ereditò dallo zio uno di questi libri magici, il quale era di solo sei pagine; che bel libro! Goffredi lo sfogliò e vi lesse entro i brevi versi di cui lo vedeva segnato, ed ecco apparirgli innanzi un demone. Giova udire la confessione dello stesso mago.
— Fu verso il mese di maggio, e Lucifero mi si appresentò in forma umana vestito da galantuomo: sulle prime ebbi un po' di paura, ma mi rinfrancai udendolo parlarmi cortesemente, e proferirsi ad ogni mio desiderio. Sentii allora l'impero di due antiche passioni, un'ambizione d'esser rinomato, in ispecie fra la gente dabbene, e un desiderio sfrenato di galanteria. Allora lo spirito mi domandò: — Che mi darai se accontento ogni tuo desiderio? — Gli risposi tutto lieto quanto volesse; esso mi chiese tutti i miei beni; ci siamo accordati. Dopo due o tre dì tornò annunciandomi essermi concesso che a un mio soffio sarebbero prese per me donne e fanciulle, purchè esso giungesse fino alle loro nari, e mi consegnò una scritta colla promessa. —
Goffredi era impaziente di esperimentare la sua nuova virtù; da molti anni aveva posti gli occhi addosso ad una Madalena Mendoze; soffiò, ed ella se gli legò d'amore.
Madalena fu a sua posta iniziata ne' misteri occulti, e fatta strega, andò al Sabbath con Goffredi, e se la passavano allegramente. Ma non durò a lungo quella felicità: furono scoperti, gittati in prigione, persuasi a confessare ogni loro colpa dalla tortura, ed il povero Goffredi fu abbruciato agli 11 aprile 1611. Ottenne quanto gli aveva promesso il suo mal genio, cioè riputazione, poiché quel processo che dovrebbe far ridere, commosse per la misera fine.
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