Il lampionaio. Maria S. Cummins

Il lampionaio - Maria S. Cummins


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uno fra i numerosi passanti diretti alle varie mète dei loro affari o dei loro piaceri, notava la ragazzetta lì seduta, perchè non c'era anima al mondo che si curasse di lei. Ell'era scarsamente vestita, e di cenci dei più miseri. Aveva i capelli lunghi ed assai folti, ma così scarmigliati che non le donavano punto. Invero pareva che nulla potesse donare a quel visetto di bimba esile e malaticcia, i cui lineamenti, affilato com'era, e d'un colorito scialbo, non offrivano la minima attrattiva a chi per caso l'osservasse.

      Belli erano certo i suoi occhioni neri; ma a contrasto con una faccia tanto minuta e sparuta sembravano smisuratamente grandi, e ne facevano risaltare la singolarità senza conferirle bellezza. Se qualcuno le avesse voluto bene (non gliene voleva nessuno), se avesse avuto la mamma (ahimè, non l'aveva), un'affettuosa parzialità avrebbe forse trovato in lei qualche cosa da lodare. Così invece la povera piccina si sentiva ripetere dieci volte il giorno ch'ella era la più brutta creatura dell'universo; e, purtroppo, era la più maltrattata. Nessuno l'amava ed ella non amava nessuno, nessuno le diceva mai una buona parola, nessuno si dava pensiero di farla contenta e nemmeno di sapere se non fosse infelice. Toccava appena gli otto anni ed era sola sulla terra.

      Non aveva che un divertimento, uno unico: le piaceva spiare l'arrivo del vecchio che accendeva il lampione davanti alla casa, veder la fiaccola lucente apparire in fondo alla strada, oscillando al vento, e poi l'uomo salire di corsa su per la sua scala portatile e con gesto rapido e sicuro far sgorgare dall'oscurità la vivida fiamma che diffondeva tutt'intorno la gaiezza del suo chiarore. Un barlume di gioia scendeva allora nel piccolo cuore desolato che ignorava la giocondità. Il vecchio lampionaio non le parlava, non mostrava neanche d'accorgersi della sua presenza, eppure spiando la sua venuta ella provava quasi il sentimento con cui avrebbe atteso un amico.

      — Gertrude, — gridò dall'interno una voce aspra — sei andata per il latte? —

      La bambina non rispose. Lesta lesta, scivolò dallo scalino, sgattaiolò correndo rasente il muro, e, svoltato il canto della casa, si mise fuor di veduta.

      La donna che l'aveva chiamata s'affacciò all'uscio.

      — O dove sia quella figliolaccia? —

      Passava un ragazzo che aveva visto la fuga di Gertrude, un ragazzo che sull'esempio dell'intero vicinato ostentava di considerare la piccina come una specie di folletto o spirito maligno. Rise forte, additò il canto dietro a cui ella si nascondeva, e, curioso di ciò che sarebbe seguito, continuò il suo cammino con la testa voltata sulla spalla, esclamando:

      — Ora sì che ne busca!... Annetta Grant la concia per il dì delle feste! —

      In meno che non si dica, Gertrude fu tratta dal suo nascondiglio, gratificata con un ceffone per la sua bruttezza e un altro per la sua impertinenza, poichè prodigava ad Annetta Grant sberleffi a tutta possa, e spedita in un viale vicino col bricco del latte. Ella correva a perdifiato, temendo che il lampionaio potesse venire e andarsene durante la sua assenza. Con grande allegrezza, al ritorno lo scòrse davanti alla casa, appunto nell'atto che saliva sulla sua scala. Si piantò appiè di questa, e rimase così assorta nella contemplazione della fiamma risplendente, che quando l'uomo cominciò a scendere non se n'avvide. Ne seguì che trovandosi ella in dirittura del suo slancio, egli, nel balzare a terra venne ad urtarla e la mandò ruzzoloni.

      — Ohe, bimba! — esclamò, chinandosi a rialzarla. — Com'è successo? —

      Gertrude si rizzò in un baleno. Era avvezza alle picchiate sode, e non si sgomentava per qualche ammaccatura. Ma il latte?... Ah, il latte s'era versato fino all'ultima gocciola!

      — Uhm! Cotesto è un guaio! — riprese egli. — Che dirà la mamma? —

      La guardò in viso per la prima volta, e s'interruppe.

      — Affemmia, strano tipo, questa figliuola! Sembra una piccola strega!... —

      Poi, vedendola mirare con apprensione il latte sparso e volgere uno sguardo ansioso verso la casa, soggiunse amorevolmente:

      — Via, non vorrà mica infuriarsi contro uno scricciolo come te! Su, coraggio, mimmina! Se ti sgrida un po', abbi pazienza... Domani ti porterò qualche cosa che ti piacerà, credo.... M'hai l'aria d'esser tanto sola, poverina.... E se la tua vecchia strepita, dille pure che sono stato io.... Ma non t'ho mica fatto male, eh?... O che ci stavi a fare sotto la mia scala, tu?

      — Vi guardavo accendere il lampione, — rispose Gertrude. — No, male non me ne sono fatta punto, ma vorrei non aver versato il latte.... —

      In quella, Annetta Grant apparve sulla soglia, vide ciò ch'era accaduto, e principiò dal cacciare in casa la bambina, a spintoni, con accompagnamento di bòtte, minacce ed imprecazioni brutali e sacrileghe. Il lampionaio tentò di placarla, ma ella gli sbattè l'uscio in faccia. Gertrude, caricata di rimproveri e di busse, privata del tozzo di pane che soleva esser la sua cena, fu rinchiusa per la notte nella buia soffitta ove dormiva.

      Povera creatura! Sua madre era morta in quella casa, cinque anni addietro, e da allora essa era quivi tollerata, non tanto perchè Ben Grant imbarcandosi aveva ordinato alla moglie di custodirla fino al suo ritorno (egli era partito da sì lungo tempo che nessuno l'aspettava più), quanto per certe ragioni particolari della stessa Annetta, la quale, sebbene la considerasse come un peso rimastole sulle braccia, non desiderava provocare inchieste cercando di collocarla altrove.

      Gertrude aveva orrore e terrore delle tenebre. Quando si trovò sola, senza lume, chiusa sotto chiave in quel nero stambugio, stette un momento immobile e muta: poi, d'un tratto, cominciò a strillare, a pestare i piedi, a menar colpi furiosi contro l'uscio sforzandosi d'aprirlo.

      — Vi odio, Annetta Grant! — urlava. — Vecchia Annetta, vi odio! —

      Ma non venne nessuno. Dopo un poco la sua ira sbollì. Ella andò a buttarsi sul suo misero lettuccio, si coprì il viso con le scarne manine, e pianse e singhiozzò che pareva le si dovesse spezzare il cuore. Alfine, esausta, dopo alcuni singhiozzi ancora, sempre più sommessi e interrotti da profondi sospiri, a grado a grado si chetò. Rimosse le mani dal viso, e, torcendole convulsamente, alzò gli occhi alla finestrella, a lato del letto, solo adito che la luce avesse nella stanza: una finestrella con una vetrata di tre piccoli vetri disuguali, connessi rozzamente da un contorno di stucco. Non c'era la luna, però guardando in alto Gertrude vedeva, attraverso la vetrata, splendere incontro a lei un'unica fulgidissima stella, che, ella pensava, vinceva in bellezza ogni cosa al mondo. Spesso ell'era stata fuori la sera sotto un cielo tutto stellato senza riceverne alcuna particolare impressione; ma quella stella solitaria, così grande e sfolgorante, e pur d'aspetto così mite, così soave, sembrava sorriderle, sembrava dirle: «Gertrude, Gertrude, povera Gertrudina!» Non forse somigliava un volto benigno da lei veduto o sognato in un tempo lontano? D'improvviso le balenò un'idea.

      — Chi l'accese?... Qualcuno di certo.... qualcuno che dev'essere molto buono, m'immagino.... O come avrà fatto per salire fin lassù? —

      E Gertrude s'addormentò volgendo in mente questo problema: «Chi aveva acceso la stella?»

      Povera animetta oscurata dall'ignoranza! Chi t'illuminerà? Tu sei una creatura di Dio, bambina! Cristo morì per te. Non manderà Egli qualcuno, uomo od angelo, a dissipare le tenebre che t'avvolgono, ad accendere in te la luce che mai non s'estingue, la luce che risplende in eterno?

       Indice

      Chi lenirà i tuoi dolori o «scossa dalla tempesta»?

      Parole chi avrà di conforto, o «sconsolata» per te?

      Emilia Taylor.

      La mattina seguente Gertrude non fu svegliata da un gaio cinguettìo di fratellini e sorelline, o dal bacio della mamma, come i bimbi felici, i bimbi che mani amorose aiutano a vestirsi e che sanno che una buona colazione li aspetta. Ma un suono di voci rudi, giungendole dal piano di sotto, l'avvertì che gli uomini d'Annetta Grant, cioè suo figlio e due o tre dozzinanti, si mettevano a tavola per il pasto mattutino,


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