Il lampionaio. Maria S. Cummins

Il lampionaio - Maria S. Cummins


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centesimi di latte, prese da una credenzina una pagnotta, ne tagliò una bella fetta, e invitò la sua piccola ospite a mangiare e bere quanto più potesse, giudicando dal suo aspetto ch'ella non doveva essere stata sempre ben nutrita. E nel vederla assaporare con sì evidente godimento la miglior cenetta che mai le fosse toccata, la sua sodisfazione fu tale, da farlo rimanere a contemplarla intenerito dimenticandosi di prendere la propria parte.

      L'infallibile istinto dell'infanzia aveva guidato Gertrude quand'ella, osservando l'uomo che accendeva il lampione, s'era sentita indotta, già assai prima ch'egli le parlasse, a considerarlo come un buon amico di tutti, perfino della più derelitta bambina di questo mondo!

      Trueman Flint, nato e cresciuto nel Nuovo Hampshire, essendo rimasto orfano quindicenne appena, era venuto a Boston dove per molti anni s'era guadagnato la vita esercitando qualsiasi mestiere in cui potesse trovar lavoro; così aveva fatto a vicenda il giornalaio, il facchino, il fiaccheraio, lo spaccalegna, insomma di tutto un po'! In alcuni de' suoi impieghi era anche durato a lungo perchè s'acquistava sempre stima e benevolenza tanto si mostrava onesto, capace e di buona indole. Prima di diventare lampionaio aveva servito qualche tempo come facchino nei vasti magazzini d'un negoziante ricco e generoso. Un giorno, mentre rimoveva certi pesanti barili, uno di questi, per disgrazia, venne a cadergli sul petto lasciandolo gravemente malconcio. Il suo stato dapprima quasi escludeva ogni speranza di salvezza; e quando alfine egli cominciò a migliorare, la guarigione fu lenta a segno, che dovette starsene disoccupato un anno intero. La malattia esaurì tutti i suoi risparmi, ma il negoziante al cui servizio gli era accaduto quell'infortunio, volle che nessun comodo gli mancasse, lo fece curare da un medico valentissimo, e gli assicurò una buona assistenza.

      Nondimeno da allora True non fu più quello. Quando si levò dal letto la sua costituzione fisica era invecchiata di dieci anni, sicchè l'indebolimento delle forze lo rendeva inabile oramai a lavori faticosi. Il suo antico padrone e benefico amico s'adoperò quindi a trovargliene uno relativamente leggero, ed ottenne per lui l'impiego di lampionaio, al quale egli di frequente aggiungeva altri discreti proventi segando legna o spalando la neve.

      Era adesso tra i cinquanta e i sessanta. Alto e membruto, aveva fattezze delle più rozzamente modellate da madre natura, ma esprimenti una grande bontà d'animo. Viveva molto appartato, essendo per temperamento taciturno e ritroso; pochissime persone lo conoscevano, e l'unica ch'egli frequentasse era un suo vecchio compare, sagrestano d'una chiesa vicina: uomo d'età assai avanzata e in voce d'essere oltremodo bisbetico e salvatico.

      Ritorniamo a Gertrude. Ella ha terminato la sua cenetta, e ora dorme profondamente, adagiata nell'ampio seggiolone, tutta ravvolta in una calda coperta di lana, con la testa sorretta da un guanciale. True siede accanto a lei, e una delle scarne manine posa sulla sua larga palma. Ogni poco, quand'ella si muove, le riaccomoda intorno la coperta. Ma ecco che il respiro della bambina diviene affannoso: ella dà un sobbalzo, poi parla con rapidità. Che mai turba i suoi sogni? Egli ascolta, attento. Prima, è una supplicazione ardente:

      — Oh, no, no! Non lo affogate il mio micino! —

      Poi un grido di terrore:

      — Ah, la viene a ripigliarmi!... Ohimè, mi ripiglia! —

      Infine, con accento commovente di flebile e tenera preghiera, ella si raccomanda:

      — O buon vecchio, caro, caro, lasciatemi rimanere con voi! Per pietà, lasciatemi rimanere! —

      Grosse lacrime luccicano negli occhi di Trueman Flint, e scorrono nei solchi delle sue ruvide gote. Egli posa il capo sul guanciale, accosta la faccina di Gertrude alla sua faccia e, lisciandole i lunghi capelli scarmigliati, pensa anch'egli ad alta voce.... E che dice?

      — Ripigliarti?... No, mai, sta' pur tranquilla.... Vuoi rimanere con me? Ci rimani, sì, te lo prometto, povera mimmina mia!... Sola in questo immenso mondo, come son io! Se piace al Signore, noi due si starà bene insieme.... —

       Indice

      Per il vegliardo e per il bimbo l'unica

      Speranza è nell'altrui tenera cura.

      Con questa all'uom prima lezione ed ultima

      Insegnar la pietà volle Natura.

      Young.

      La piccola Gertrude aveva trovato un amico e un protettore; ed era tempo, perchè le privazioni che soffriva e l'abbandono in cui veniva lasciata stavano per troncare la triste sua vita, ponendo fine così alle sue pene.

      La mattina dopo che True Flint l'ebbe raccolta, ella si destò con febbre alta, dolori al capo e alle membra, insomma tutti i sintomi d'una malattia grave. Guardò intorno e si vide sola; ma nella stufa ardeva un bel fuoco, e la tavola era apparecchiata per la colazione. Rimase un momento stupita ed incerta, domandando a sè stessa dove si trovasse, e che le fosse accaduto; non riconosceva su quel subito la camera, vedendola per la prima volta alla luce del giorno. Ma il suo visino sparuto brillò di gioia quando gli avvenimenti della sera innanzi le si riaffacciarono alla memoria, ed ella pensò al vecchio lampionaio, tanto buono, ed alla nuova casa che sarebbe stata la sua, dove sarebbe vissuta con lui. Si levò e andò alla finestra per guardare fuori, sebbene le girasse stranamente la testa e le vacillassero le gambe a segno che appena poteva camminare! Il suolo era tutto bianco di neve, e il tempo ancora burrascoso. Sembrò a Gertrude che il candore di quella neve l'abbarbagliasse. D'improvviso la vista le mancò, una vertigine la travolse. Barcollò e cadde.

      Trueman, rientrato di lì a due minuti, fu spaventatissimo trovandola lunga distesa sul pavimento; ma tosto comprese che doveva essere svenuta nel tentare di dar qualche passo per la camera, e non se ne maravigliò punto, poichè durante la notte s'era avveduto che la bambina stava assai male. Portatala sul suo letto, riuscì presto a farle ricuperare i sensi; passarono però tre settimane prima ch'ella potesse levarsi, salvo quando True la prendeva in collo. True si mostrava ruvido e goffo nel maggior numero dei casi, ma non già quando assisteva la sua piccola protetta. Egli sapeva molte cose nel fatto di malattie: era un po' infermiere, un po' medico, alla sua semplice maniera, e quantunque di bambini avesse poca esperienza, il suo cuore affettuoso gli suggeriva tutte le cure necessarie a Gertrude, e lo rendeva prodigo d'una bontà, d'una tenerezza, di cui nessuno aveva mai dato alla poveretta neppure una pallida idea.

      Ella, dal canto suo, era molto paziente. Spesso le sofferenze e l'estrema stanchezza del giacere da tanto tempo allettata, la tenevano sveglia la notte intera senza ch'ella mandasse un gemito o facesse il minimo rumore, perchè temeva di destare il buon vecchio il quale dormiva per terra, accanto al suo letto, quando la grande ansietà per lei non gl'impediva di pigliar sonno. A volte, essendo la bimba più fieramente travagliata dal male, egli la reggeva sulle braccia ore ed ore, ed anche allora ella si sforzava d'apparir sollevata, benchè in realtà non fosse, o fingeva perfino d'addormentarsi per indurlo a ricoricarla e prendere anch'egli un po' di riposo. Il suo coricino riboccava d'amore e di gratitudine. Un pensiero l'occupava quasi unicamente: che avrebbe ella potuto fare per il suo caro benefattore quando sarebbe guarita? ma era poi capace d'imparar a fare qualche cosa di utile?

      True era tuttavia costretto a lasciarla per attendere al suo lavoro. Durante la prima settimana della malattia Gertrude restò dunque parecchio sola. Egli nell'andarsene le raccomandava con calore di stare ben tranquilla sotto le coperte fino al suo ritorno; e intanto ogni oggetto di cui ella potesse mai aver bisogno si trovava preparato a portata della sua mano. Ma venne il momento che, aumentando la febbre, fu presa da delirio, e per alcuni giorni non seppe più come nè da chi fosse assistita. Alfine un pomeriggio si destò da un sonno lungo e calmo, in pieno possesso del senso e della coscienza, e vide seduta al suo capezzale una donna che cuciva.

      Ella si rizzò nel letto per guardare la sconosciuta, la quale non l'aveva vista aprire gli occhi. Ma, sentitala muoversi, questa dette un sobbalzo, e subito esclamò:

      — O bambina mia, rimettiti a giacere! —

      Così dicendo le pose dolcemente una mano sulla spalla per corroborare la sua ingiunzione.

      — Non vi conosco,


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