Il lampionaio. Maria S. Cummins

Il lampionaio - Maria S. Cummins


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per le sue colpe, quanto più la vecchiezza lo allontanava da esso. Anche l'ufficio ch'esercitava da anni in qua, era dei meno atti a combattere una disposizione alla malinconia, tenendolo il suo servizio in chiesa quasi sempre solitario. Eppure in fondo al cuore quel misantropo nascondeva riserve di bontà e di benevolenza, e True Flint, che lo sapeva, si divertiva a trarle alla luce. Egli amava il vecchio per la sua onestà scrupolosa e il suo animo sincero. Da lungo tempo i due amici usavano sedere insieme il sabato sera, nel canto del fuoco, discutendo di politica, di istituzioni nazionali, di diritti individuali; questioni che ogni buon Americano si sente chiamato a sottoporre ai propri speciali criteri. Discorrevano inoltre dei loro sentimenti ed interessi privati. Ma qual si fosse il soggetto del discorso e per quanto la discussione s'accalorasse, mai la loro amicizia non ne aveva sofferto danni o pericoli: caso singolarmente notevole, essendo Trueman Flint, nel temperamento e nel carattere, la vera antitesi di Paolo Cooper. Animoso, fidente, egli era sempre disposto a pigliar le cose dal lato buono, e anche nelle peggiori avversità non si scoraggiava, non disperava, si teneva sicuro che alla fine tutto s'accomoderebbe.

      Quella sera avevano conversato su parecchi dei soliti argomenti, ma nel momento che Gertrude si destò parlavano di lei, e s'intende che il loro dialogo attrasse vivamente la sua attenzione.

      — Dove mi diceste d'averla raccattata? — domandava appunto il sagrestano.

      — Da Annetta Grant, — rispose True. — Ve la rammentate? È quella donna contro il cui figliuolo foste citato come testimonio d'accusa, quando furono rotte le vetrate della chiesa la sera innanzi il quattro giugno. Eh, no, non potete averla scordata, Cooper.... sembrava una furia, al dibattimento, si vendicava non risparmiando nemmeno Suo Onore, il giudice! Bene, era inviperita a quel modo e maltrattava la povera creatura la prima volta ch'io la vidi: la seconda l'aveva cacciata di casa....

      — Ah sì, me la rammento!... Un'orca!... Quella lì, m'immagino, non è mai stata amorosa neppure coi figliuoli propri, figuriamoci poi con gli altrui! Ma voi che ne farete della trovatella?

      — Che ne farò?... La terrò meco, caspiteretta, e ne avrò cura. —

      Cooper fece una risatina piuttosto sarcastica.

      — Sì, capisco, caro vicino, voi giudicate avventata questa risoluzione d'adottare una bimba, all'età mia: e forse è. Ma ora vi spiego com'è stato. La notte di cui vi raccontai, la piccina sarebbe morta se io non l'avessi raccolta; e anche dopo ricoverata qui, fu sul punto di morire, più volte; soltanto la grande assistenza che le prestai con l'aiuto di vostra figlia, potè salvarla. Ebbene, quella prima notte, parlando nel sonno, gridò a me tutto il suo dolore, si raccomandò a me come all'unico amico che mai avesse avuto (e credo infatti che sia così), supplicandomi di lasciarla rimanere.... Allora deliberai in cuor mio di far che rimanesse, ad ogni costo di tenermela come una figliuola e dividere con lei il mio ultimo tozzo, avvenga che può.... Il Signore è stato misericordioso meco, signor Cooper, molto misericordioso.... Mi mandò buoni amici nella mia profonda infelicità. Seppi anch'io da ragazzo quanto sia triste l'essere solo al mondo, senza babbo nè mamma; e quando vidi i patimenti di quella disgraziata creaturina, sentii che appunto perchè non era di nessuno apparteneva più particolarmente al Signore, e ch'io non potevo fare di più per servirlo nè dovevo far meno, che spartire con la poveretta il bene ch'Egli m'ha dato.... Ah, voi guardate intorno come per dirmi che qui c'è poco da spartire con chicchessia, e, davvero, molto non c'è.... ma, una cosa sì.... e una gran cosa per chi non l'ha mai avuta: una casa. Io ho ancora le mie brave braccia, e cuore gagliardo, e buona volontà. Con l'aiuto di Dio sarò un padre per quell'orfanella, e forse verrà il tempo ch'ella sarà per me una benedizione incarnata.... —

      Il signor Cooper scrollò il capo con aria di dubbio, e borbottò che i figliuoli, anche i veri, sogliono essere tutt'altro che benedizioni.

      Ma non ebbe il potere di scuotere la ferma fede di True nella saviezza e nella bontà della propria risoluzione. Questi, trasportato dall'ardore con cui parlava, era sorto in piedi e camminava su e giù per la stanza, a passi rapidi, eccitatissimo. Ritornò a sedere, e riprese:

      — D'altronde, caro Cooper, se anche non mi fossi determinato a tenere qui Gertrude la notte stessa che ce la portai, non l'avrei mandata via il giorno dopo perchè, io credo, il Signore mi parlò per bocca d'uno de' suoi santi angeli, e m'impose di perseverare nel mio proposito.

      «Voi conoscete la signorina Graham: frequenta regolarmente la vostra chiesa con suo padre, un vecchio signore di bell'aspetto.... Tre settimane fa, dopo quel tempaccio, io mi trovavo da loro, a spalare la neve nel cortile, ed essa mi fece chiamare in cucina.... Ah, sia benedetta la sua angelica faccia! Povera creatura! Il mondo è buio per lei, ma essa lo rischiara per gli altri.... Non vede lo splendore del cielo con gli occhi, come noi, ma lo vede meglio, perchè lo ha dentro l'anima sua, e quando sorride le raggia tutto dal viso, e sembra l'arco celeste del buon Dio che appare tra le nubi... Quante cortesie m'ha usate da che, or saranno cinque anni, mi toccò quella disgrazia nel magazzino del padrone! Anche il giorno della neve, dunque, mi mandò a chiamare per domandar notizie della mia salute e sentire se avessi bisogno di qualche cosa che potesse chiedere al suo babbo per me. Io allora le raccontai il caso di Gertrude, e ve l'assicuro, non avevo ancora finito di dire, che si piangeva tutt'e due. Mi pose in mano una certa somma di denaro, e m'incaricò di far fare dalla signora Sullivan il necessario per vestire la bambina; ma fece ben più: promise di venirmi in aiuto se mai mi trovassi in qualche difficoltà a cagione dell'impegno assunto; poi quando la salutai mi disse: «Non c'è dubbio, True, avete fatto bene: il Signore vi benedirà e vi ricompenserà della vostra buona azione.» —

      Egli era così commosso, così infervorato nel suo discorso, da non essersi avveduto di ciò che il sagrestano, per non interromperlo, aveva osservato in silenzio. Gertrude, uscita pian piano dal letto, gli stava accanto, e lo ascoltava con gli occhi fissi nel suo volto, e il respiro mozzo dall'intensa attenzione. Ella gli toccò una spalla; egli si volse, la vide, e le aperse le braccia.

      Con la faccetta nascosta nel suo seno, la piccina mormorò ansando, in uno scoppio di lacrime che eran lacrime di gioia:

      — Starò dunque con voi.... sempre?

      — Sì, finchè Dio mi dà vita, — egli rispose — tu sarai la mia figliuola! —

       Indice

      Sollecita movea con piè leggero

      Per la piccola casa la massaia,

      Nè mai nell'alveare ape fu tanto

      Alacre e lieta all'opra....

      Mitford.

      Era una serata di vento. Gertrude, vestita decentemente, coi capelli lisci, con la faccia e le mani pulite, aspettava alla finestra il ritorno del lampionaio che finiva il suo giro. Stava benissimo adesso, meglio che non fosse stata, da anni, prima della sua malattia. Le cure e l'affetto avevano operato prodigi per lei. Ell'era sempre la bambina esile e palliduccia, dagli occhi e dalla bocca troppo grandi nel visetto minuto; ma la dolorosa espressione di sofferenza che le era consueta, aveva dato luogo a quella, piuttosto grave tuttavia, di un'intima felicità.

      Di fronte a Gertrude sedeva sull'ampio davanzale una grossa e veneranda gatta, madre del suo perduto tesoro e quindi a lei molto cara. Amorosamente ella le andava passando la mano sul dorso, carezza gradita alla matrona, che dimostrava la sua sodisfazione facendo le fusa.

      D'improvviso s'udirono rimbombare nel muro suoni tumultuosi. La casa era vecchia ed offriva un comodo soggiorno ai topi, i quali a giudicarne dalla strepitosa allegria cui s'abbandonavano ne avevano approfittato quella sera per dare un ballo. Pareva quasi che un camino rovinasse mattone per mattone. Gertrude non si spaventò punto. S'era tanto assuefatta ai muri abitati da quel genere d'inquilini quando dormiva nella soffitta d'Annetta Grant, che non faceva più caso di tali rumori. Non così però la veterana felina che subito rizzò le orecchie e manifestò con chiari segni la sua brama di correre a battaglia. Mai cavallo guerriero fu eccitato dagli squilli delle trombe come la brava micia dalle galoppate dell'orda nemica attraverso il solaio.

      —


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