Il lampionaio. Maria S. Cummins

Il lampionaio - Maria S. Cummins


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— replicò il buon uomo. — Tu non sai quel che tu ti dica! Guglielmo è il più bravo figliuolo che mai ci fu al mondo, e m'immagino che tra poco sarete amiconi.

      — Io non gli piacerò, — disse la bambina. — So che non posso piacergli.

      — O perchè non dovresti piacermi? — domandò il ragazzo avvicinandosi all'angolo dov'ella se ne stava nascosta con la faccia tra le palme, com'era suo costume quando qualche cosa l'angosciava. — Scommetto invece che mi piacerai moltissimo appena t'avrò veduta! —

      Così dicendo si chinò, le scoperse la faccia prendendole le mani e tenendole strette tra le sue, le piantò gli occhi addosso, e salutando con uno scherzoso cenno del capo disse piacevolmente:

      — Come va, cuginetta Gertrude, come va?

      — Io non sono tua cugina, — ella rispose.

      — Ma sì, sei.... — affermò egli. — Lo zio True è zio tuo e mio, sicchè siamo cugini.... non è chiaro? E desidero che facciamo conoscenza.... —

      Gertrude non seppe resistere alla cordialità di Guglielmo. Si lasciò tirar fuori dal suo nascondiglio e condurre verso la parte meglio rischiarata della stanza. Ma quando fu presso al lume tentò di liberar le mani per coprirsi di nuovo il viso. Egli non glielo permise; e attraendo la sua attenzione sul pacchetto non ancora aperto, eccitando la sua curiosità circa l'oggetto che poteva contenere, riuscì a distrarre il suo pensiero da lei stessa, di guisa ch'ella non tardò a rinfrancarsi.

      — Lo zio True dice ch'è per te.... Io non ho idea di ciò che possa essere.... e tu? Tasta, gli è qualche cosa molto duro.... —

      Gertrude tastò, e guardò il lampionaio maravigliata e curiosa.

      — Guglielmo, aprilo, — disse questi.

      Guglielmo cavò di tasca un coltellino, tagliò lo spago, tolse il foglio di carta, e scoperse una di quelle figurine di gesso, tanto comuni, rappresentanti il piccolo Samuele in orazione.

      — Oh, che bellezza! — esclamò Gertrude brillando di gioia.

      — O come non ho indovinato? — disse il ragazzo. — Avrei pur dovuto riconoscerlo al tasto!

      — Ah, tu l'avevi già veduto? — domandò ella.

      — Non questo medesimo, ma tanti altri simili.

      — Davvero? Io non ne vidi mai. Non c'è al mondo, credo, una più bella cosa. Zio True, dite, è proprio per me? Dove l'avete trovato?

      — L'ho avuto grazie a un caso singolare. Minuti prima d'incontrarti, Guglielmo, ero fermo all'angolo della strada per accendere il mio lampione, quand'ecco vedo venire uno di quei ragazzi forestieri che vendono le figurine. Ne aveva dimolte come questa, e anche qualcuna nera, tutte messe in bella mostra sopra una tavola, e camminava con quella roba in capo. Mentre io lo guardavo pensando come mai facesse a reggerle ritte, gli succede d'urtar la tavola nella colonna del lampione, e, patatrac, le figurine precipitano di sotto. Fortunatamente per lui c'era accosto al marciapiede un bel monte di neve morbida, dove sono andate a cascare, la maggior parte senza danno. Solo alcune scappate sui mattoni si sono ridotte in briciole. Mi faceva compassione, poveretto; era tardi, e sicuro doveva averne vendute pochine se gliene restavano tante sulle braccia....

      — Sulla testa, volete dire, — osservò Guglielmo.

      — Bene, sulla testa, o sulla neve, o dove più vi garba, signorino, — fece il lampionaio.

      — Ed io so che cosa avete fatto voi, zio True, come se fossi stato presente. Avete posato la scala e l'accenditoio, e vi siete messo all'opera aiutandolo a raccattarle.... Conosco il vostro costume. Spero che se mai aveste a trovarvi in qualche difficoltà voi stesso, qualcuno di coloro che aiutaste sarà pronto a contraccambiarvi.

      — Quello lì, Guglielmo, non ha aspettato ch'io mi trovassi in qualche difficoltà: m'ha contraccambiato subito. Ha strisciato una riverenza, toccandosi il cappello, come se io fossi il primo signore del paese, e con un discorso nel suo gergo, del quale non capivo una saetta, ha insistito perchè accettassi una delle sue figurine. Io stavo per dirgli che non la volevo, ma poi ho pensato che forse piacerebbe alla mia piccola Gertrude....

      — Oh sì, mi piace! — disse la bambina. — L'avrò più caro.... no, non più, ma quasi altrettanto caro che il mio gattino; non proprio altrettanto, perchè quello era vivo.... insomma, quasi. Non ha un'aria di ragazzino bravo, dite? —

      True vedendo Gertrude tutta rapita dalla sua figurina, andò a preparare il tè lasciando che i due ragazzi s'intrattenessero tra loro.

      — Devi aver cura di non romperla, — disse Guglielmo. — Avevamo una volta in bottega un Samuele proprio eguale a questo; io sbadatamente lo lasciai cadere sul banco e lo ruppi in mille pezzi.

      — Come lo chiami?

      — Un Samuele: sono tutti Samueli.

      — E che è un Samuele?

      — È il nome del fanciullo che la figura rappresenta.

      — O chi sa perchè sta così sulle ginocchia? —

      Guglielmo rise.

      — Che? Tu non lo sai?

      — No. Perchè?

      — Prega.

      — E ha per questo anche gli occhi vòlti in alto?

      — S'intende: pregando volge gli occhi al cielo.

      — Dove?

      — Al cielo. —

      Gertrude guardò il soffitto seguendo la direzione degli occhi di Samuele,, e poi di nuovo la figura. Pareva stupita e insodisfatta.

      — Via, non credo che tu non sappia che cosa sia la preghiera, — disse Guglielmo.

      — Io no. Spiegamelo.

      — Tu dunque non preghi mai? Non preghi Dio?

      — No. Che cos'è Dio? Dov'è Dio? —

      L'ignoranza della bambina scandalizzò Guglielmo profondamente. Egli rispose con reverenza:

      — Dio è in cielo, Gertrude.

      — Ma io non so che luogo sia, cotesto.... Non so nulla delle cose che tu dici.

      — Infatti, mi pare.... Io credo che Dio sia lassù di là dal cielo che noi vediamo, ma il mio maestro della scuola domenicale dice che «Dio è dappertutto dov'è la bontà».... o alcun che di simile....

      — Le stelle sono in cielo anch'esse, dunque?

      — Così sembra. Sono nel firmamento oltre il quale io mi figuro che sia il paradiso, il cielo vero.

      — Mi piacerebbe andarci, in paradiso.

      — Forse, se tu sarai buona, un giorno ci andrai.

      — E quelli che non sono buoni non ci possono andare?

      — No.

      — Sicchè io non ci vo di certo, — disse Gertrude, accorata.

      — Perchè mai? Non sei buona tu?

      — Oh no! Sono molto cattiva.

      — Che strana creatura! — esclamò Guglielmo. — O per qual ragione t'immagini d'essere tanto cattiva?

      — Per la ragione che una cattiva come me non c'è mai stata, — ella rispose con accento d'amara tristezza. — Io sono la peggiore bambina del mondo, lo so.

      — Ma chi lo dice?

      — Tutti. Annetta Grant me lo ripeteva sempre e giurava che tutti lo dicono. E poi lo so io stessa.

      — Annetta Grant è quella vecchia perversa con la quale tu vivevi?

      — Sì. Come sai ch'è perversa?

      — La mamma mi ha raccontato tutto. Ebbene, dimmi un po', non ti mandava a scuola,


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