Il lampionaio. Maria S. Cummins

Il lampionaio - Maria S. Cummins


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dorma sul pavimento. Io ho una buona piccola branda dove dormiva il mio Guglielmo quando abitava con noi. Te la presterò se mi prometti d'averne cura, e non di quella soltanto, ma di tutto ciò che sarà messo nella tua camera.:

      — Oh sì! — rispose Gertrude. — Ma — soggiunse esitando — credete che ne sarò capace? Non so far nulla io....

      — Perchè nessuno t'ha mai insegnato nulla, povera figliuola: una ragazzetta d'otto anni può fare molte cose se ha pazienza e volontà d'imparare. Io te ne potrei insegnare parecchie che sarebbero utili e ti farebbero essere di grande aiuto allo zio True.

      — Dite, dite, che cosa posso fare?

      — Spazzar la camera tutti giorni, rifare i letti, dandoti qualcuno una mano per voltare le materasse, apparecchiare la tavola, tostare il pane, rigovernare. Forse da principio non ci riesciresti proprio bene bene, ma con la pratica t'andresti perfezionando, e a poco a poco finiresti col diventare una brava piccola massaia.

      — Desidero tanto di poter fare qualche cosa per lo zio True! Ma di dove incominciare?

      — Prima di tutto bisogna che la casa sia ripulita e messa in ordine da qualcuno. Se sapessi che il signor Flint ne sarebbe contento, chiamerei un giorno la Caterina McCarty ad aiutarci, e non dubito che egli poi si troverebbe assai meglio nella sua abitazione.

      — Io sono sicura che sarebbe contentissimo! Si farebbe una cosa grande! Posso aiutare anch'io?

      — Sì, farai quello che potrai; ma ci vuole Caterina. Quella è robusta e bravissima per la pulizia.

      — E chi è Caterina?

      — È la figliuola della signora McCarty che abita nella casa qui accanto. Il signor Flint rende loro vari servigi, come segar le legna e altri. Loro gli lavano la biancheria, ma non sono certo in grado di ripagarlo di tutto il bene che egli fece a quella famiglia. Caterina è una ragazza assai capace, e attiva. Verrà con molto piacere a lavorare per lui, quando che sia. Glielo chiederò.

      — Verrà domani?

      — Forse sì.

      — Domani lo zio True starà fuori tutta la giornata. Va a portare il carbone dal signor Eustachio. Non vi pare che sarebbe il momento buono?

      — A maraviglia! Procurerò che Caterina venga domani. —

      Caterina venne. La stanza fu ripulita in ogni sua parte, vi fu messo ogni cosa in perfetto ordine. Gertrude ricevette in consegna i suoi vestiti nuovi. Una muta ne indossò, l'altra fu riposta in un armadino trovato nella dispensa che pareva proprio fatto per il suo piccolo corredo.

      Quando Trueman ritornò dal lavoro rimase attonito dinanzi al risultato ottenuto col triplice concorso della Signora Sullivan, di Caterina e di Gertrude, per la quale il vivo piacere manifestato dal buon uomo rese memorabile quel giorno: un giorno ch'ella doveva ricordare per tutta la vita come il primo in cui aveva gustato la suprema forse tra le felicità terrene, quella d'essere datori di gioia ad altrui. Non già che la bambina avesse prestato un valido aiuto: le due vicine avrebbero sbrigato la faccenda altrettanto bene, e anzi meglio, s'ella fosse andata dove la mandava sempre Annetta Grant.... fuori dei piedi. Ma lei questo non lo vedeva; era una delle collaboratrici; aveva partecipato al lavoro con tutto il cuore, con tutta l'anima; dovunque le era stato permesso di metter mano s'era adoperata con tutte le sue forze. Poteva dire a buon dritto: «Lo abbiamo fatto noi: la signora Sullivan, Caterina ed io

      Una donna che non fosse stata di cuor gentile ed affettuoso come la signora Sullivan non avrebbe compreso nè considerato con simpatia il sentimento che rendeva Gertrude così bramosa d'aiutarla. Ma ella sì: perciò le aveva assegnato parecchi piccoli servizi, e la bimba s'era applicata a disimpegnarsene, con un giubilo che nessun favore, nessun dono largitole avrebbe potuto farle provare.

      Ella condusse True in giro per la camera, mostrandogli come la brava signora avesse giudiziosamente e ingegnosamente approfittato dello spazio nella disposizione dei mobili. Il letto, posto entro una nicchia del muro abbastanza larga e fonda da contenerlo, lasciava libera l'intera area quadrata della quale, dichiarò egli, era stato fatto un vero salotto. Stentava a credere che metà delle sue masserizie non fosse svanita in aria, così incomprensibile era per lui che si potesse avvantaggiarsi di tanto posto e tante comodità con un po' di sistema e d'ordine.

      Ma il suo stupore e il gaudio di Gertrude salirono all'apice quando ella lo fece entrare nell'antico stanzino del ciarpame trasformato in una buona e bella cameretta.

      — Affemmia! Affemmia!... —

      Il vecchio True non trovava altre parole. Andò a sedere accanto alla stufa, lustra che pareva nuova come quella della signora Sullivan, affermava Gertrude, si stropicciò le mani, ghiacce dall'essere state lungamente esposte al gelo di quella sera invernale, le tese verso il fuoco, e abbracciò in un solo sguardo la sua casa rinnovellata e la sua piccola massaia, la quale, seguendo le accurate indicazioni datele dall'amorevole vicina, si preparava ad apparecchiare la tavola e arrostire il pane per la cena. Ritta sopra una seggiola prendeva le tazze e i piattini di fra le file regolari dei piatti rilucenti nella credenza a tre angoli, dopo aver deposto sul palchetto inferiore, a cui poteva arrivare dal suolo, il vassoio contenente le fette di pane fini e lisce che la signora Sullivan aveva avuto la previdenza di tagliare per lei.

      Egli seguì con gli occhi le sue mosse, per due o tre minuti, poi s'abbandonò a un breve soliloquio:

      — La signora Sullivan è una gran brava donna, quest'è certo, e la mia casa è adesso una vera casa, e Gertrude va diventando la pupilla de' miei occhi, e io sono felice come.... —

       Indice

      Sogna talun che quando la tempesta

      Della passione irrompa, egli a sua voglia

      Sedarla possa, e dir: Pace! T'acqueta!

      Cowper.

      Ma a questo punto Trueman fu interrotto. D'improvviso qualcuno, annunziato da un suono di passi rapidi e rumorosi, aveva aperto l'uscio, senza cerimonie.

      — Zio True, — disse il nuovo venuto — eccovi il vostro pacco. Voi ve n'eravate dimenticato, ci scommetto, e non me ne sono rammentato neppur io se non quando la mamma l'ha veduto sulla tavola dove l'avevo posato. Che volete, ero tutto preso dal mio ritorno a casa....

      — Sicuro, sicuro!... — rispose il lampionaio. — Ti ringrazio, Guglielmo, d'esserti dato la briga di portarlo tu.... È roba fragile, e probabilmente io l'avrei fatto andare in frantumi prima d'arrivar in porto.

      — O che cos'è? Non ho potuto indovinare.

      — È un gingillo che voglio regalare alla Gertrudina, qui....

      — Guglielmo, Guglielmo! — chiamò la signora Sullivan dall'uscio dirimpetto. — Hai avuto il tè, caro?

      — Veramente no, mamma. E voi?

      — Noi, sì. Ma te ne preparo subito dell'altro.

      — No, no! — fece Trueman. — Resta, e prendi il tè con noi.... resta, ragazzo mio, prendilo con noi, stasera! La mia piccola Gertrude sta appunto arrostendo il pane.... Sentirai che famosi crostini! Io intanto metto il tè....

      — Resto, e con grande piacere! — disse Guglielmo. — Mamma, non occorre che mi prepariate nulla da cena: prendo il tè con lo zio True.... Bene, vediamo che c'è di bello nell'involto.... Ma no, prima voglio vedere cotesta Gertrudina. La mamma mi ha tanto parlato di lei. Dov'è? Sta bene, ora? È stata molto malata, non è vero?

      — Sì, sta proprio benone. Gertrude, vieni qui! Gertrude!... O dove s'è cacciata?

      — Là, sotto la panca! — rispose il ragazzo ridendo. — Possibile che abbia paura di me?

      — Non mi figuravo che fosse salvatica a questo segno! — esclamò True. — Suvvia, scioccherella, — soggiunse andando verso di lei — esci


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