Il lampionaio. Maria S. Cummins

Il lampionaio - Maria S. Cummins


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È uscito, cara, ma tornerà presto. Come ti senti? Meglio?

      — Oh sì! Molto meglio! Ho dormito un pezzo?

      — A sufficienza. Suvvia, sta' giù. Ora ti porto una scodella di semolino. Ti farà bene.

      — Sa lo zio True che siete qui?

      — Sicuro. Sono venuta a tenerti compagnia mentre lui è fuori.

      — O di dove siete venuta?

      — Dalla mia camera. Io abito nell'altra parte di questa casa.

      — Mi pare che siate buona, voi. Davvero, mi piacete. Ma mi fa maraviglia di non avervi veduta entrare....

      — Non ci hai badato perchè stavi troppo male, poverina.... Basta, adesso spero che non tarderai a guarire. —

      La donna preparò il semolino, e quando Gertrude l'ebbe preso, si rimise al suo lavoro. Coricata con la faccia rivolta verso la sua nuova amica, la bambina fissava su lei i suoi occhioni. Stette così a guardarla cucire finchè quella a sua volta la guardò, e disse:

      — Che pensi tu ch'io stia facendo?

      — Non so, io.... — ella rispose. — Che cos'è? —

      L'altra alzò la roba che cuciva, di maniera che Gertrude potè vedere ch'era una vestina di cotone scuro, per una ragazzetta.

      — O che bella veste! — esclamò. — Per chi la fate? Per la vostra figliuola?

      — No, io non ho figliuole. Ho un figliuolo invece, uno unico: il mio Guglielmo.

      — Guglielmo? Che bel nome! E lui è un buon ragazzo?

      — Buono? Il migliore che ci sia al mondo, ed il più bello! —

      Nel proferir queste parole la donna ergeva il capo, e il suo pallido viso estenuato raggiava tutto d'orgoglio materno.

      Gertrude torse lo sguardo con un'espressione triste, così strana in una creatura di quell'età, ch'ella temette che la stanchezza cominciasse ad opprimerla, e stimò necessario farla stare in assoluta quiete. Glielo disse e le impose di chiudere gli occhi e dormire. La bambina li chiuse. Mentre giaceva tranquilla come se avesse obbedito anche alla seconda ingiunzione, l'uscio s'aperse e qualcuno entrò pian piano. Era True.

      — Oh signora Sullivan, — egli fece — siete ancora qui! Vi ringrazio tanto d'esservi trattenuta.... Avevo contato di tornare più presto.... E della bimba che vi sembra?

      — Sta meglio, signor Flint, molto meglio. È in sè, ragiona.... Io credo che, pur d'avere certi riguardi, oramai tutto andrà bene.... To', è desta! —

      True s'accostò alla piccola malata, le posò una mano sulla fronte mandando indietro i capelli, che erano adesso tagliati corti e accuratamente pettinati, poi le toccò il polso, e manifestò con un cenno del capo la sua sodisfazione. Gertrude gli afferrò la mano e la tenne stretta tra le sue. Egli sedette accanto al letto, gettando un'occhiata sul lavoro della signora Sullivan:

      — Non mi maraviglierei, signora mia, se ci fosse bisogno de' suoi vestiti nuovi prima che non si credesse.... Tra alcuni giorni, secondo me, sarà in piedi....

      — Lo credo anch'io, ma non siate troppo impaziente. La sua malattia è stata grave, e la non può guarire d'un tratto. Avete veduto oggi la signorina Graham?

      — Sì, l'ho veduta, pover'anima. Che il Signore benedica la sua cara faccia! M'ha fatto un visibilio di domande su Gertrudina, e m'ha dato questo pacchetto d'ararutte.... mi pare almeno che lo chiamasse così. Dice ch'è una minestrina eccellente per ammalati. Se voi la conoscete, signora Sullivan, siate tanto buona, mostratemi come si fa, perch'io confesso non me lo rammento, quantunque la signorina si sia data la briga di spiegarmelo....

      — Sì, volentieri. È facilissimo. Ve ne preparerò una porzione quando ritorno, tra poco. Per ora Gertrude non ne ha bisogno, ha preso dianzi un semolino. Ma il babbo è già in casa, e devo apparecchiare il nostro tè. Arrivederci a stasera, signor Flint.

      — Grazie, signora.... avete un cuore d'oro voi! —

      Durante alcuni giorni la signora Sullivan venne ancora ripetute volte a prestar le sue cure alla piccola convalescente ed a tenerle compagnia. Ell'era una donna dimessa per indole, gentile d'animo e di modi, il cui placido viso riconfortava la povera creatura ch'era vissuta nel terrore e aveva sofferto ogni sorta di maltrattamenti. Sempre portava con sè il suo lavoro di cucito: solitamente qualche indumento da ragazzina.

      Una sera Gertrude, già quasi guarita della sua ostinata febbre, sedeva in grembo a Trueman Flint, vicino alla stufa, ben bene ravvolta in una coperta di lana, e parlava della sua nuova amica. A un tratto alzò gli occhi in faccia al buon uomo e uscì a dire:

      — Zio True, conoscete voi la bambina per la quale fa un vestitino?

      — È una bambina che ha bisogno di vestitini e di molte altre cose, perchè ch'io sappia, non ha panni da indossare, tranne pochi cenci.... E tu, Gertrude, non ne conosci nessuna che sia in questo caso?

      — Direi di sì, — rispose ella piegando un po' la testa da un lato, e strizzando un occhio.

      — Bene, chi è?

      — Non vi sta seduta in grembo?

      — Che? Tu stessa? Eh via, credi forse che la signora Sullivan voglia impiegare il suo tempo a cucire vestiti per te? —

      Gertrude chinò il capo.

      — Veramente, io non l'avrei creduto.... ma voi diceste....

      — Sentiamo, che cosa dissi io?

      — Qualche cosa di vestiti nuovi.... per me....

      — Sì, cara, per te! — esclamò egli stringendola in un abbraccio rustico ma cordiale. — E sono due mute complete, con calze e scarpe per soprammercato! —

      Ella spalancò i suoi occhioni, in atto di stupore, rise, battè le mani. True rise anche lui. Parevano tutti e due molto felici.

      — E l'ha comperata lei cotesta roba? È dunque ricca? — domandò ella.

      — La signora Sullivan?... Ahimè, punto!... La roba la comperò la signorina Graham, e pagherà alla signora Sullivan la fattura.

      — Chi è la signorina Graham?

      — È una signorina troppo buona per questo mondo.... si può affermarlo! Ti parlerò di lei un'altra volta,... Oggi no, perch'è tardi. Dovresti già essere a letto e dormire. —

      Un sabato Gertrude, che oramai stava benino, era rimasta alzata tutto il giorno. Verso sera però si sentì stanca, e si coricò avanti buio. Destatasi dopo aver dormito profondamente due o tre ore, vide che True aveva compagnia. Accanto alla stufa, un altro vecchio, d'età molto più inoltrata della sua, sedeva di faccia a lui, fumando la pipa. Egli indossava un abito di foggia antiquata e di tessuto ordinario, ma assai lindo; le due sole ciocche di lunghi e candidissimi capelli che ancora gli crescevano, proprio dietro le orecchie, erano pettinate con cura all'insù, e annodate sul vertice del cranio calvo e lucido. Le sue fattezze avevano linee dure e taglienti, e Gertrude pensava che tali dovevano essere tutte le parole uscite dalla sua bocca, tanto le pareva inverosimile ch'egli potesse mai dire qualche cosa di gentile o di piacevole. Il sarcasmo ch'esprimevano gli angoli delle labbra, l'amaro scontento che traspariva da tutta la faccia, colpivano la bambina senza ch'ella sapesse definirli, e le facevano trarre le sue conclusioni sul carattere di quell'uomo. Ben s'apponeva figurandosi ch'egli fosse il signor Cooper, padre della signora Sullivan; e nell'opinione fattasi di lui alla prima occhiata non si scostava notevolmente dalla maggior parte di coloro che lo conoscevano.

      Ma l'opinione pubblica e la sua propria faccia calunniavano un poco il vecchio sagrestano. Certo egli non era di un naturale allegro nè amabile. Sventure domestiche e lo sfavore della volubile fortuna lo avevano reso pessimista e portato a non considerare che i dolori della vita, a mostrarsi arcigno dinanzi alla gaiezza e alle baldanzose speranze dei giovani, i quali, soleva egli sentenziare scrollando il capo con un'aria misteriosa,


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