Il lampionaio. Maria S. Cummins

Il lampionaio - Maria S. Cummins


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scrollò il capo.

      — Ah, quanto ti rimane da imparare! Che facevi quando stavi con lei?

      — Niente.

      — Non facevi niente, e non imparavi niente? Misericordia!

      — Ma adesso una cosa l'ho imparata: so arrostire il pane. Me l'ha insegnato la tua mamma. Ne ho arrostito una fetta, sul suo fuoco.... —

      Così dicendo si rammentò a un tratto che trascurava di arrostire quello per il tè. Subito mosse verso la stufa, ma era troppo tardi; i crostini erano bell'e pronti, e Trueman aveva già messo in tavola.

      — Oh zio True! — ella fece. — Volevo prepararlo io, il tè, sapete....

      — Lo so, lo so; — diss'egli — ma non importa, lo preparerai domani. —

      Gli occhi della bambina s'empirono di lacrime. Pareva molto mortificata, ma non disse nulla. Sedettero a cena. Guglielmo collocò il Samuele nel centro della tavola, come ornamento, e raccontò tante lepide storielle, disse tante piacevoli facezie, che Gertrude finì col ridere di cuore e dimenticò di non aver arrostito lei il pane, dimenticò la sua tristezza, la sua ritrosia, e perfino la sua disgrazia d'esser brutta e cattiva. Per la prima volta fu una bimba allegra. Dopo il tè sedette accanto a Guglielmo nel gran seggiolone, e alla sua maniera tutta speciale, con molte espressioni e osservazioni bizzarre, prese a descrivere la sua vita in casa d'Annetta Grant, e concluse narrando in termini commoventi la tragica morte del gattino.

      I due ragazzi sembravano bene incamminati a diventare amiconi secondo il desiderio dello zio True. Questi sedeva di faccia a loro, dall'altro lato della stufa, con la pipa tra le labbra e i gomiti sulle ginocchia, guardandoli amorosamente, bevendosi le loro parole. La sua presenza non li metteva punto in soggezione. Il buon uomo così semplice e tenero di cuore, così facile a contentarsi, a divertirsi, e lento a biasimare, a disapprovare, non era certo fatto per reprimere la gaiezza e la libertà dei giovanetti baldi, dei fanciulli spensierati. Egli rideva quando Gertrude e Guglielmo ridevano; pipava a gran boccate, con aria di tranquilla sodisfazione, quando parlavano posatamente; smetteva di fumare e deponeva la pipa in grembo per asciugarsi di nascosto una lacrima quando la bambina narrava le sue dure sofferenze. Aveva pianto nell'udire la prima volta quella storia, e per quanto spesso la riudisse, non era mai senza piangere.

      Gertrude, finito ch'ebbe il suo doloroso racconto, interrotto da Guglielmo con frequenti esclamazioni di pietà e di sdegno, stette un poco in silenzio; poi, avendo il ricordo dei torti patiti eccitato la sua natura indomita e impulsiva, proruppe nelle più acerbe invettive contro Annetta Grant, parlando adesso in un tono tutt'altro che patetico, servendosi di parecchi termini rozzi e triviali usati dalla gente priva d'educazione fra cui era vissuta. Il linguaggio della piccina palesava un odio implacato e perfino una speranza di futura vendetta. True pareva urtato e turbato nel sentirla parlare così irosamente. Mai da che l'aveva presa seco non gli era accaduto d'assistere a un simile sfogo del suo temperamento; e però, nella propria tenerezza per lei, s'era creduto sicuro ch'ella sarebbe sempre docile e gentile come durante la sua malattia e le poche settimane seguenti. Placido, affettuoso, indulgente com'egli era, non poteva immaginarsi che una creatura umana, specie a quell'età, fosse capace d'alimentare sentimenti d'ira e di rancore. Gertrude aveva mostrato tanta dolcezza, tanta pazienza da quando stava con lui, era stata sempre tanto sottomessa a' suoi voleri, ansiosa anzi di prevenirli, che mai il timore d'incontrare qualche difficoltà nel governo della bambina non aveva attraversato il suo spirito. Ma osservando quegli occhi fiammeggianti, notando il piccolo pugno chiuso nell'atto ch'ella minacciava da lontano la vecchia Grant del suo inestinguibile furore, egli vagamente presentì che sarebbe stata un'ardua impresa disciplinare la sua figliuola adottiva, e un senso quasi di sgomento l'assalse all'idea d'aver forse assunto un obbligo al quale non era in grado di sodisfare. Ella d'un tratto cessava d'essere per lui il cucco, il trastullo in cui s'era compiaciuto fino allora. Vedeva in lei qualche cosa che necessitava un freno, ed egli si sentiva inetto ad applicarlo.

      Nulla di più naturale: True era veramente inetto a tener fronte a un carattere come quello di Gertrude. Certo, il grande affetto ch'ella gli portava gli conferiva un potente influsso su lei. La sua docilità, la sua pazienza durante la malattia, l'ardore della sua gratitudine per le cure amorevoli da lui prodigatele, l'ansioso desiderio di contraccambiarlo in qualche modo, derivavano unicamente da quell'amore per il suo primo amico: amore profondo che, sempre saldo, sempre più forte, doveva con gli anni divenire una nobile sorgente d'attività, un prezioso incentivo di virtù. Illuminato e invigorito da una luce superiore venuta a tempo a santificarlo, esso le diede, mentre non era ancora che una tenera giovanetta, il coraggio, la fortezza d'animo, l'abnegazione d'una vera donna; e confortò gli ultimi anni del vecchio, circonfuse di serena letizia il suo letto di morte.

      Ma per il presente non bastava. La riconoscenza aveva addolcito il cuore di Gertrude per i suoi benefattori; nondimeno gli effetti d'otto anni di mal governo, di cattivi trattamenti, di mancanza d'ogni giudiziosa disciplina, non potevano esser distrutti tanto presto. Era impossibile domare di colpo quella natura selvaggia, nè sviluppare le sue facoltà migliori se non educandole.

      La pianta che crescendo in un terreno sterile, priva di sole e di buon nutrimento, vien su torta, stenta, infeconda, non può riaversi a un tratto da sì crudele strapazzo. Trapiantata in un suolo diverso, bisogna raddrizzarla e nutrirla con cura, bisogna ravvivarla alla calda luce del cielo innanzi che ripari i danni della negligenza di cui sofferse nella prima età, e giunga ad espandere i suoi fiori, a maturare i suoi frutti.

      Così con la piccola Gertrude: era necessario dare una nuova direzione alle sue idee, un nuovo alimento alla sua mente, una nuova luce alla sua anima, perchè i più alti fini per cui ell'era creata fossero conseguiti.

      True lo sentiva, in confuso, e n'era turbato. Non cercò tuttavia di reprimere l'irruenza della bambina. Non sapeva che fare, e però non fece nulla.

      Guglielmo tentò, due o tre volte, d'arrestare quella fiumana di parole oltraggiose, ma visto ch'ella non gli dava retta, finì col lasciarla dire. Egli non poteva rattenersi dal sorridere del suo puerile furore, nè dal parteciparvi in una certa misura: quasi quasi avrebbe voluto trovarsi un momento di fronte ad Annetta Grant per manifestarle la propria opinione sul suo carattere con quattro solenni pugni. Ma egli era un ragazzo bene educato da una madre d'animo mite e gentile, e l'escandescenza di Gertrude cominciava a fargli comprendere perchè tutti la credessero tanto cattiva.

      Dopo aver durato un pezzo a vuotare il sacco, ella si chetò da sè, quantunque le rimanesse sul volto un'espressione spiacevole: espressione consueta un tempo e che purtroppo la collera faceva ricomparire. Svanì presto, però, e quando, più tardi nella serata, apparve sull'uscio la signora Sullivan, ella le mosse incontro tutta lieta e ridente e ascoltò col più vivo compiacimento i caldi ringraziamenti di True per la prodigiosa trasformazione della sua casa. E nel dare la buona notte a Guglielmo quand'egli se n'andò con la sua mamma, lo pregò di ritornare a farle così gradevole compagnia. I suoi occhioni brillavano mentre ritta sulla soglia con la mano nella mano del lampionaio salutava i visitatori.

      — Curiosa quella bimba! — disse Guglielmo alla madre appena si furono allontanati abbastanza da non essere uditi. — Ma a me piace. —

       Indice

      La preghiera è sospir che allevia il cuore,

      È lacrima cadente

      Dagli occhi vòlti al ciel quando il Signore

      Solo è presente.

      Montgomery.

      Sarebbe stato difficile trovare due fanciulli appartenenti entrambi alla classe povera le cui condizioni nella vita presentassero un maggior contrasto che, fino allora, quelle di Gertrude e di Guglielmo. Alla negletta orfanella erano mancate le cure e più ancora l'affetto di cui l'altro aveva sempre goduto. Il marito della signora Sullivan, un intelligente pastore di villaggio, venuto a morire mentre il loro figlioletto era ancora in tenerissima età, non aveva lasciato sostanze che bastassero al mantenimento della piccola famiglia: perciò


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