Il lampionaio. Maria S. Cummins

Il lampionaio - Maria S. Cummins


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non trovava modo d'esprimere la sua ardente ammirazione che con grida di gioia, e risa, e salti, o indicando a Guglielmo or questa cosa or quella, in confuso.

      — Di', non è un amore di bimba?... Guarda che splendido fuoco!... E la signora com'è bella!... O le scarpe del signore, le hai vedute?... Che sarà quella roba sulla tavola? Qualche cosa di buono, sicuro.... C'è uno specchio sterminato.... Ah Guglielmo, che cari bambini! Vere bellezze!... —

      E sempre cominciava e finiva con le lodi dei bambini. Guglielmo era sodisfatto. La sua piccola amica si divertiva quanto egli s'era ripromesso.

      Ma True arrivava, e il lume della sua torcia scorreva lungo il marciapiede. Allora essi furono alla lor volta osservati e divennero il soggetto di un'animata conversazione. La ricciutella li vide e li additò agli altri due. Sebbene Gertrude non potesse indovinare che dicessero, l'idea d'essere sottoposta all'esame e ai commenti di qualcuno le dispiaceva forte. Lesta lesta si nascose dietro la colonna del lampione, e non volle più muoversi nè alzar gli occhi alla finestra, per quanto Guglielmo la canzonasse e le dicesse che ora toccava a lei d'essere guardata.

      Quando il lampionaio ripigliò la sua scala e proseguì il cammino, ella si slanciò dietro a lui di corsa per isfuggire agli sguardi curiosi; ma tosto che il ragazzo la richiamò dicendole che i bambini s'erano ritirati, non seppe resistere alla tentazione di gettare ancora un'occhiata nel bel salotto e fece giusto a tempo per vederli prender posto alla tavola del tè. Un momento dopo la cameriera venne a tirar giù le tende, Gertrude prese la mano di Guglielmo e affrettarono il passo per raggiungere True.

      — Non ti piacerebbe vivere in una casa come quella? — domandò egli.

      — Oh sì! — rispose lei. — Non è una magnificenza?

      — Io ne vorrei una così. E l'avrò un giorno o l'altro. —

      Questa presunzione sbalordì Gertrude.

      — L'avrai? E in che maniera?

      — Lavorerò, diverrò ricco, e me la comprerò.

      — Impossibile. Ci vuole un monte di quattrini.

      — Lo so. Ma io ne guadagnerò dimolti. Il signore che abita in quel magnifico appartamento era un ragazzo povero quando arrivò a Boston: o perchè non ho da potere anch'io arricchire al pari di lui? E ne ho la ferma intenzione.

      — Come avrà fatto a guadagnare tanto?

      — Come abbia fatto lui non so. Ci sono parecchi modi. Certuni dicono che tutto dipende dalla fortuna.... ma secondo me la bravura non è meno necessaria.

      — Sei bravo, tu? —

      Egli rise.

      — Non ti pare? Bene, se non verrà il giorno che mi vedrai ricco potrai dire di no.

      — Io lo so che farei se fossi ricca.

      — Che faresti?

      — Prima di tutto comprerei una bella poltrona grande per lo zio True, con dentro cuscini e sopra splendidi fiori, come quella dove sedeva quel signore; e poi per me una gran lumiera, con tanti tanti lumi tutti in un mazzo, da far nella stanza una luce.... la luce più chiara che ci possa essere.

      — Mi sembra che tu vada pazza per la luce, Gertrudina.

      — Io sì! Odio le case vecchie, nere, buie.... A me piacciono le stelle, il sole, e i fuochi, e la torcia dello zio True....

      — E a me gli occhi fulgenti. I tuoi appunto brillano come due stelle, stasera. Non ci divertiamo, di'?

      — Oh, molto! —

      Gertrude non faceva che saltare e ballare lungo il marciapiede, e Guglielmo partecipava al suo giubilo, tutto lieto e superbo d'aver a proteggere la strana e fiera bambina nel tempo stesso che le procurava un tale godimento. Cammin facendo seguitarono a intrattenersi sull'uso delle ricchezze che con balda speranza l'uno e l'altra contavano di possedere prima o poi: giacchè la fidente audacia del giovanetto s'era comunicata alla sua piccola compagna, e anch'ella si proponeva di lavorare e diventare facoltosa. Egli le descriveva gli agi ed il lusso di cui avrebbe circondato la sua mamma, il suo nonno, e perfino lo zio True e lei. Era quanto di più sontuoso egli avesse mai veduto o sognato. Tra altro, la mamma doveva portare una cuffietta guarnita come quella della signora che avevano veduta dalla finestra. Gertrude ruppe in una franca risata. Il buon gusto è innato, ed ella, che ne aveva, sentiva che la modesta vedovetta dall'aspetto placido e grave sarebbe stata ridicola con in capo un'acconciatura di fiori gai. Qualunque eleganza meno sobria della semplice lindezza non poteva che snaturare la signora Sullivan. Quanto a sè medesimo, il generoso figliuolo non ci pensava affatto. Nessuna sodisfazione di desiderî egoistici entrava ne' suoi disegni. Egli intendeva di lavorare per i suoi cari, e in loro e da loro aspettava la sua ricompensa.

      Beati i fanciulli! Beati come essi soli possono essere! Che bisogno hanno della ricchezza? Che bisogno di qualsiasi bene più materiale e tangibile dei beni che posseggono? Questi valgono assai più dell'oro o della fama. Sono la candida fede, la speranza ingenua dell'infanzia. Con tutta la potenza immaginativa d'una fantasia non frenata da disinganni e delusioni, ogni fanciullo fabbrica gli stessi castelli in aria che milioni e milioni d'altri hanno fabbricato o fabbricheranno fino alla fine dei secoli. Veggono splendere in lontananza vaghe figure, e non sanno che sono fantasmi. Le veggono adergersi e rifulgere, e i loro occhi affascinati si fissano in quelle, sorvolando sugli spazi tenebrosi che si frappongono, senza scorgere i perigli dell'aspra via, senza sospetto dei precipizi e delle insidie in cui molti dovranno cadere. Fiduciosi di guadagnare la gloriosa mèta, imprendono l'arduo cammino esultando. Sia benedetta l'illusione infantile, se pure è illusione! Non togliete d'inganno quei credenti, o uomini savi! Non soffocate quella buona speranza che è un dono di Dio, e che forse nel suo aereo volo li porterà a salvamento sopra qualche passo scabroso, qualche abisso della vita. Ahimè, già dura poco, e una volta spenta, la via si fa più dura!

      Certo la gioia che faceva brillare il cuore a Guglielmo e Gertrude derivava in gran parte dalla generosità del sentimento che li commoveva. Nei loro sogni ambiziosi essi vagheggiavano solo la consolazione d'allietare i vecchi giorni di coloro che amavano. Era un nobile spirito di carità filiale, di tenera gratitudine quello che li animava: naturale in entrambi, ma in lui tanto alimentato dalla pia educazione ricevuta da aver assunto il carattere d'un principio, in lei mèro impulso. E guai alla misera natura umana quando è governata unicamente dalle sue passioni! La povera bambina aveva altri impulsi meno felici (chi non ne ha?), e se il primo meritava d'essere incoraggiato e fortificato, era necessario sradicare e distruggere i secondi.

      True, acceso l'ultimo lampione di quella strada, svoltò in un'altra seguito dai due fanciulli. Ma dopo una dozzina di passi Gertrude si fermò di botto, risoluta a non proseguire, e tirando Guglielmo per la mano, tentò di farlo tornare indietro.

      — Che hai, Gertrudina? — domandò egli. — Sei stanca?

      — Oh no! Ma non posso andar più oltre.

      — Perchè mai?

      — Perchè.... perchè.... — e abbassando la voce la piccina accostò le labbra all'orecchio del suo compagno — qui ci sta Annetta Grant. Vedo la casa.... M'ero dimenticata che lo zio True deve andarci.... E io ho paura.

      — Oho! — fece Guglielmo rizzandosi con aria dignitosa. — Vorrei un po' sapere di che hai paura quando io sono con te! Si provi, mo', a toccarti, se n'ha il coraggio. Te, o lo zio True! Riderei. —

      E con parole affettuose e piacevoli prese a persuaderla, dicendole che secondo ogni probabilità Annetta Grant non li avrebbe veduti, ma che forse loro avrebbero veduto lei; il che appunto egli vivamente desiderava. I timori di Gertrude furono presto vinti. Ella non era timida, per natura. L'improvvisa scossa provata rivedendo l'antica sua casa, aveva ridestato in lei il suo orrore, il suo terrore della vecchia Annetta; ma non ci vollero gran ragionamenti per dissipare quello sgomento dimostrandole che oramai ella era al sicuro; e bentosto vi succedette il desiderio di far conoscere a Guglielmo la sua persecutrice d'un tempo. Sicchè quando giunsero davanti alla casa aborrita ella sperava anzichè temere di vederla. E per vederla l'occasione non poteva essere migliore. Annetta


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