Il lampionaio. Maria S. Cummins

Il lampionaio - Maria S. Cummins


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dentro, e, brutto com'era sempre, offriva in quel momento una così chiara impronta del suo carattere, che nessuno le avrebbe potuto contrastare il diritto al titolo di megera, virago, dragone, o altro di simile significato.

      — Quale delle due? — domandò Guglielmo. — Quella alta che gesticola con una caffettiera in mano? Scommetto che or ora, se non ci bada, rompe il manico....

      — Sì, quella.

      — O che fa?

      — Letica con la signorina Birch. Sempre ce l'ha con qualcuno. Non ci vede mica, noi, non è vero?

      — No, è troppo occupata. Vieni, non ci fermiamo qui. È brutta quanto me la figuravo. Io per me l'ho veduta abbastanza, e tu pure, credo. Tira via. —

      Ma Gertrude indugiava. Resa coraggiosa dalla certezza che la nemica non s'accorgeva della sua presenza, la fissava intentamente, e i suoi occhi scintillavano animati non più dall'eccitazione d'una sana e innocente allegrezza come poco prima, ma dal fuoco dell'ira e dell'odio, un fuoco che Annetta Grant le aveva acceso nel cuore da anni e che non ancora estinto ridivampava in tutta la sua forza alla vista di lei.

      Guglielmo, pensando ch'era tardi e vedendo la torcia del lampionaio già in fondo alla strada, usò, per indurre la bambina a seguirlo, l'espediente di lasciarla e andarsene dicendole:

      — Se tu non vieni, Gertrude, io non posso aspettare. —

      Ella si volse, attese ch'egli s'allontanasse alquanto, poi, ratta come il baleno, si chinò, raccattò un ciottolo sul marciapiede, e lo scagliò contro la finestra. S'udì un fracasso di vetri rotti e un'esclamazione della nota voce d'Annetta Grant; ma Gertrude non stette ad osservare il risultato della sua prodezza. Quel fracasso, quella voce, ridestarono i suoi terrori; perdutamente, se la dette a gambe, oltrepassò Guglielmo, nè si fermò finchè non si sentì sicura a fianco di Trueman. Guglielmo non li raggiunse che vicino a casa.

      — Gertrude, — egli gridò correndo verso di lei tutto ansante — sai che cos'hai fatto? Hai rotto la vetrata della finestra! —

      La bambina lo evitò voltando le spalle, fece il grugno, e dichiarò che questa era stata appunto la sua intenzione.

      Il lampionaio domandò di che finestra parlassero. Ella confessò tutto, senz'ambagi, e soggiunse che l'aveva fatto apposta. True e Guglielmo tacquero, scandalizzati. Gertrude anch'essa non aperse bocca durante il resto del percorso. Aveva il visetto rannuvolato e un senso d'infelicità nel piccolo cuore. Ella non comprendeva sè stessa nè le proprie sensazioni. Ma l'espressione di quel visetto palesava che quando il male prevaleva violentemente sull'anima sua, la pace e la giocondità ne fuggivano. Povera creatura! Hai pur bisogno che ti sia insegnata la verità! Piaccia a Dio che la luce interiore ti divenga un giorno cara come t'è oggi la luce esteriore.

      Guglielmo s'accomiatò da True e da lei sulla soglia della casa, e, secondo il solito, non lo rividero per tutta la settimana.

       Indice

      Ma silenzio. Contendere di un'alta

      Legge non debbo col voler che forse

      Ha reconditi fini a cui non giunge

      Il mio intelletto....

      Milton.

      — Babbo, — disse la signora Sullivan al vecchio Cooper, il quale, pronto per uscire, raccoglieva i vari oggetti che gli occorrevano in chiesa il sabato sera — perchè non fate venire con voi Gertrude? Vi porterebbe una parte di quella roba che non potete pigliare tutta in una volta, e le farebbe tanto piacere.

      — Non mi sarebbe che d'impaccio, — rispose egli. — Io posso benissimo portare ogni cosa da me. —

      Ma quando ebbe una lanterna e un secchietto da carbone in una mano, una piccola accetta e un paniere di trucioli nell'altra, e una scaletta a piuoli in ispalla, dovette riconoscere che non trovava modo di prendere anche il martello e l'involto dei chiodi.

      La signora Sullivan dunque chiamò Gertrude e le domandò se voleva andare in chiesa col signor Cooper e aiutarlo a portare i suoi arnesi.

      La bambina fu lietissima della proposta, e presi i chiodi e il martello s'incamminò allegramente.

      Giunti alla chiesa, il vecchio sagrestano la lasciò libera dicendole che poteva baloccarsi a suo talento purchè non facesse chiasso e non sciupasse nulla; e passò nella sagrestia dove principiò il suo lavoro di spazzatura e spolveratura e preparò i fuochi. Gertrude intanto, rimasta sola, si divertì qualche tempo a girellare per le navate deserte e tra le panche, osservando da vicino tutto quello che fino allora non aveva veduto che da un angolo della galleria; poi salì nel pulpito e s'immaginò di tenere un bel sermone a un numeroso uditorio. Tuttavia cominciava ad annoiarsi, quando l'organista, entrato senza che ella se n'avvedesse, si mise a sonare una musica sommessa e dolce; allora scese, sedette sugli scalini, e ascoltò con attenzione e piacere vivissimo. Ma di lì a poco la porta in fondo alla navata maggiore si aperse, e una coppia di visitatori venne a distrarre Gertrude attirando tutta la sua curiosità. L'uno era un uomo anziano vestito come un ecclesiastico, piccolo, smilzo, con capelli grigi e radi, fronte alta, lineamenti piuttosto aguzzi, ma quantunque di poca appariscenza, notevole per l'espressione serena e benigna della sua fisonomia; l'altra una giovane signora sui venticinque anni, la quale s'appoggiava al suo braccio. Ella indossava un abito semplicissimo, di colore bruno scuro come il cappellino chiuso nel quale spiccava soltanto, intorno al viso, una guarnizione di nastro celeste. L'unica parte del suo vestiario che fosse ricca ed elegante era un boa di zibellino fermato sotto la gola da un prezioso anello d'oro smaltato. Di statura alquanto inferiore alla media, aveva però un personalino grazioso e ben tornito; i lineamenti erano fini e regolari, la carnagione fresca sebbene un poco pallida, i capelli d'un castagno chiaro e acconciati con gusto. Ella non alzava mai gli occhi mentre veniva lentamente avanzandosi nella navata, e le lunghe ciglia quasi le toccavano le gote. I due passarono davanti al pulpito senza notar la bambina seduta sugli scalini.

      — Sono lieto che l'organo vi piaccia, — disse il signore. — Io non posso chiamarmi giudice competente in fatto di musica; ma dicono che lo strumento è di rara eccellenza e che Hermann lo suona con somma perizia.

      — Neppure l'opinione mia è di molto valore, — rispose la signora. — La musica è per me un gran diletto senza ch'io ne abbia cognizioni profonde. Ma questa sinfonia è davvero deliziosa: da lungo tempo non avevo sentito melodie che mi commovessero così il cuore. Forse è anche perchè le voci dell'organo risuonano tanto dolcemente nella quiete solenne della chiesa. Io amo la solitudine delle grandi chiese nei giorni feriali. Vi ringrazio d'esser venuto a prendermi stasera. Come mai ci avete pensato?

      — M'immaginavo che vi farebbe piacere. Sapevo che Hermann sonerebbe a quest'ora; e poi, vedendovi così pallidina, m'è parso che un po' di moto vi dovesse giovare.

      — Infatti. Non mi sentivo bene, e l'aria aperta e frizzante era proprio quello che mi ci voleva. Desideravo perciò fare una passeggiata, ma la signora Ellis era occupatissima, e io non posso uscire sola.

      — Credevo di trovar qui il sagrestano.... Ho da parlargli circa la luce; i giorni sono corti ora, e fa buio presto; bisogna che lo preghi d'aprire un po' più le gelosie, altrimenti domani non ci veggo a leggere il mio sermone. Forse è nella sagrestia.... C'è sempre in qualche parte della chiesa, il sabato. Sarà meglio ch'io vada a cercarlo.... —

      In quella entrò appunto il signor Cooper, il quale, visto il pastore, venne a lui, e dopo ricevuti i suoi ordini, gli parlò piano chiedendogli senza dubbio d'accompagnarlo in un luogo, perchè questi esitò, guardò la signora e disse:

      — Già, sarebbe opportuno ch'io ci andassi oggi, tanto più che ci siete anche voi. Peccato perder l'occasione.... Ma.... non so.... —

      Poi, rivolgendosi alla giovane, soggiunse:

      — Emilia, il signor Cooper vorrebbe ch'io mi recassi con lui dalla signora Glass, e, certo, dovrei rimaner fuori qualche tempo. Vi dispiacerebbe


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