Il lampionaio. Maria S. Cummins

Il lampionaio - Maria S. Cummins


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si stringeva affettuosamente alla giovane e accarezzava il suo boa con altrettanta libertà che se fosse anch'essa venuta al mondo in un palazzo e le pellicce di zibellino l'avessero avvolta fin nella culla. Non si peritò neppure di prendere ripetutamente la fine mano inguantata della signorina Graham e tenerla tra le sue, premendola forte: sua maniera favorita d'esprimere una calda gratitudine, un'ammirazione entusiastica. Ma non meno profondi erano i sentimenti destati dall'eccitabile e strana creatura nel cuore d'Emilia. Questa ben vedeva a qual segno la povera bambina fosse stata negletta, comprendeva quanto dovessero essere perniciosi gli effetti dei mali trattamenti sofferti nell'infanzia su quella natura capace di virtù ma impetuosa, e quanto importasse combatterli con un'accurata educazione affinchè non ne distruggessero in germe le felici disposizioni. Le due novelle amiche s'intrattenevano così, senza pensare all'ora già tarda, quando il signor Arnold entrò a passi accelerati, un po' trafelato, chiamando Emilia fin dal fondo della navata.

      — Cara, temo che abbiate pensato ch'io vi dimenticassi.... Mi son dovuto indugiare assai più che non credevo. Non vi ritrovo stanca e scoraggiata?

      — Proprio tanto, siete stato? A me non sembra! — ella rispose. — Gli è che, come vedete, ho una compagnia.

      — Una bimba? O di dove è sbucato cotesto topolino? — fece il pastore, gioviale e bonario.

      — È venuta in chiesa col signor Cooper. Non è ritornato ancora a prenderla?

      — Cooper? No, è andato direttamente a casa, dopo che ci siamo lasciati. Sicuro, non se ne ricordava per nulla.... E ora che si fa?

      — Non possiamo ricondurla a casa noi? È lontano?

      — Ci sono da qui due o tre lunghe vie, tutte fuori della nostra direzione. Voi non dovete camminar tanto.

      — Oh, sono già rimessa in forze! Non mi stancherò. E dovessi anche stancarmi un poco, sarebbe meno male per me che non sapere questa piccina a casa sua sana e salva. —

      Se Emilia avesse potuto vedere in quel momento il viso di Gertrude, la viva gratitudine che ne spirava l'avrebbe compensata di qualsiasi fatica.

      Il signor Arnold e la signorina Graham accompagnarono dunque Gertrude a casa, e sulla soglia la signorina la baciò, ed ella fu quella notte una bimba felice.

       Indice

      Col voler che lo spirito governa

      Con ogni fiero torto perdonato

      Con quanto svelle il cuore del peccato

      La donna acquista la salute eterna.

      N. P. Willis.

      La fanciulla cieca non dimenticò la piccola Gertrude. Nè mai Emilia Graham dimenticava le pene e i bisogni altrui. Ella non poteva vedere il mondo esteriore, ma aveva in sè un mondo d'amore e di compassione che si manifestava in sentimenti e in atti di generosa benevolenza e di carità. Ella viveva una vita d'amore. Amava Dio con tutta l'anima e il prossimo come sè stessa. La sventura sua propria, la sua propria miseria, non avevano rimedio, ed ella le sopportava senza lamenti; ma le sventure e le miserie degli altri erano divenute la sua cura, e l'alleviarle la sua gioia. Nel fare il bene era instancabile. Numerose benedizioni venivano implorate sul suo capo da giovani e vecchi, per benefizi ottenuti; numerose preghiere le venivano rivolte per ottenerne. A tutti ella era pietosa. Ma nessuna storia di dolore l'aveva mai così profondamente commossa come quella di Gertrude. Pronta sempre ad ascoltare chi le narrava i propri guai, ella sapeva che molte creature nascono in povertà, crescono nell'indigenza; sapeva che non pochi sono i fanciulli maltrattati, negletti, abbandonati. Fin qui non era una storia nuova per lei. Ma qualche cosa nella bambina stessa l'attirava, l'appassionava in modo straordinario. I toni della sua voce, l'accento patetico e il calore con cui parlava, il suo tenero e confidente abbandono quand'ella l'aveva tratta a sè, quell'afferrarle e stringerle la mano con atto così spontaneo, e soprattutto la veemenza del suo cordoglio nel comprendere alfine tutta l'immensità della sciagura onde ella era colpita, non le uscivano più di mente. Sognò Gertrude la notte, pensò a lei durante il giorno. Ella non si rendeva ragione del sentimento che la spingeva verso quella piccola estranea, ma era un impulso irresistibile; tanto che mandò a chiamare True Flint struggendosi d'essere più minutamente ragguagliata sul conto suo.

      Egli venne, e parlarono a lungo dell'orfanella. Il buon uomo giubilava ascoltando la signorina Graham. Era una grande consolazione per lui che la sua figlioletta adottiva si fosse cattivata la benevolenza d'una persona ch'egli rispettava ed ammirava in sommo grado. Anche Gertrude gli aveva raccontato il loro incontro in chiesa, e parlato con ardore della cara signora ch'era stata così amorosa con lei, e che l'aveva accompagnata a casa, mentre il vecchio Cooper s'era addirittura dimenticato d'averla lasciata lì: ma egli non s'immaginava che quel subito attaccamento fosse reciproco.

      Emilia gli domandò se non intendesse di mandare la ragazzina a scuola.

      — Veramente, non so.... — rispose True. — È piccina ancora, e poco avvezza a stare con altri bambini. E poi mi dispiacerebbe privarmi della sua compagnia: io godo di vedermela dattorno. —

      Ella osservò ch'era tempo che Gertrude imparasse a leggere e a scrivere, e che quanto più presto avrebbe cominciato a stare co' suoi coetanei, tanto più agevolmente ci si sarebbe avvezzata.

      — Sicuro, sicuro, — fece egli — è giustissimo. Se dunque credete per il suo meglio che vada a scuola, gliene parlerò. Sentiremo che dice.

      — Ma sì. Io credo che ci piglierebbe gusto e farebbe grandi progressi. Circa i vestiti, se qualche cosa le manca, io...

      — Oh no, no, signorina Emilia, non occorre nulla! È ben rimpannucciata per ora, grazie alla bontà vostra....

      — Basta, ricordatevi che in caso di bisogno dovete ricorrere a me. L'abbiamo adottata insieme quella figliuola, e io mi sono assunta l'impegno di fare per lei tutto ciò che posso. Quindi, se mai, non esitate. Sarò lieta di potervi esser utile, credetelo. Mio padre si sente sempre obbligatissimo verso di voi, signor Flint, per i vostri fedeli servigi che hanno finito col costarvi tanto caro.

      — Oh, signorina Emilia, il signor Graham è stato per me il migliore degli amici, e quanto all'infortunio che mi toccò lavorando ne' suoi magazzini nessuno n'ebbe colpa fuori di me; la sbadataggine mia fu la sola causa di tutto il male!...

      — So, so che voi lo dite, ma il nostro rincrescimento non è minore per questo. Ve lo ripeto, non dimenticate ch'io mi stimerò felice di poter venire in aiuto alla piccola Gertrude. Mi piacerebbe d'averla qui un giorno, se voi permettete, e se essa è contenta di venire....

      — Figuratevi se sarà contenta! Grazie, grazie di cuore.... —

      Alcuni giorni dopo Gertrude andò con True a casa Graham per visitare la signorina; ma la governante che incontrarono nell'atrio disse loro ch'ella era malata e non riceveva nessuno; sicchè tornarono indietro pieni di rammarico.

      Seppero poi che Emilia si era buscata una forte infreddatura la sera che troppo a lungo era rimasta a sedere in chiesa, e che appunto quel giorno si trovava molto incomodata; nondimeno avrebbe di buon grado fatto passare in camera sua Gertrude di cui desiderava la visita, e assai si dolse con la signora Ellis per averli ella di proprio arbitrio rimandati così bruscamente.

      True aspettò il sabato a fine di comunicare alla piccina, in presenza di Guglielmo, il divisamento di mandarla a scuola. Gertrude su quel subito recalcitrò; ma Guglielmo approvava l'idea calorosamente, e quando lo zio True ebbe soggiunto che gliel'aveva suggerita la signorina Graham, ella acconsentì, sebbene non senza riluttanza, a cominciare la settimana ventura, per prova. Quindi il lunedì seguente egli la condusse a una scuola elementare. Vi fu ammessa, e la sua educazione incominciò. Il sabato dopo, il ragazzo, non appena venuto a casa, secondo il solito, entrò come una folata di vento nella camera del vicino, tanto lo pungeva la curiosità di sapere che impressione avesse fatto la scuola a Gertrudina. La trovò seduta alla tavola con davanti il suo abbecedario aperto.

      — O Guglielmo, o Guglielmo!


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