Il lampionaio. Maria S. Cummins

Il lampionaio - Maria S. Cummins


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d'una condizione così svantaggiosa, d'acquistare dottrina, saviezza, virtù, nonostante quelle ricchezze perniciose, quei vani onori, quel lusso snervante che agli occhi chiaroveggenti dei savi e degli angeli sono la più mortale delle insidie? Guglielmo aveva un incitamento al bene fin dai suoi teneri anni. Il suo nonno era di grave età, la sua mamma di debole complessione. Egli doveva divenire il sostegno della loro vecchiaia, doveva lavorare per mettersi in grado di provvedere al loro sostentamento e al loro benessere; doveva fare ancor più: essi speravano da lui cose egregie, e bisognava che le loro speranze non fossero deluse. Non dimenticava però il presente, mentre s'armava per il futuro conflitto col mondo. Si mise a tavolino e imparò le sue lezioni per la scuola domenicale. Poi, secondo il costume, lesse ad alta voce qualche passo della Bibbia. Infine la signora Sullivan, ponendo la mano sul capo del suo figliuolo, offerse per lui al Signore una semplice e fervida preghiera: una di quelle preghiere materne che il fanciullo ascolta con reverenza ed amore, e l'uomo maturo ricorda; preghiere che ci tengono lontani dalle tentazioni e ci liberano dal male.

      Quella sera la piccola Gertrude, quando, partito Guglielmo, restò sola con True, sedette su un panchettino basso, accanto a lui, e rimase un pezzo senza parlare, fissando tutta intenta la bianca figurina di gesso che si teneva in grembo. Ma certo, la sua mente infantile lavorava, perchè l'espressione del pensiero le appariva manifesta nel viso. True, il quale di rado era il primo a rompere il silenzio, vedendola così insolitamente cheta, le alzò il mento e la guardò con aria interrogativa.

      — Ebbene, — disse poi — non ti pare che Guglielmo Sullivan sia un gran bravo ragazzo?

      — Sì, — rispose Gertrude, ma come se, assorta in un'altra idea, non sapesse bene che diceva.

      — Ti piace, dunque? — domandò egli.

      — Moltissimo, — fece lei, sempre distratta.

      Egli aspettava ch'ella cominciasse a discorrere della sua nuova conoscenza; ma per un minuto o due la bambina seguitò a tacere, poi, alzando gli occhi, uscì a dire:

      — Zio True?

      — Che vuoi, cara?

      — Perchè prega Dio, Samuele? —

      True inarcò le ciglia.

      — Samuele?... Prega?... In verità, non so di che tu voglia parlare....

      — Ecco, — riprese Gertrude sollevando la figurina — Guglielmo dice che questo ragazzino si chiama Samuele, e che sta in ginocchio, e tiene le mani giunte, così, e guarda in alto, perchè prega Dio che abita lassù, in cielo. Io non capisco che cosa sia quel cielo che intende lui.... E voi? —

      Il buon uomo presa la statuina la osservò attentamente, si dimenò sulla seggiola, si grattò il capo: alfine disse:

      — Eh sì, credo ch'egli abbia ragione.... Questo bambino prega, non c'è dubbio; io non ci avevo badato. Ma non so proprio perchè lo chiami un Samuele. Glielo domanderemo uno di questi giorni.

      — Bene. E perchè Samuele preghi Dio, lo sapete?

      — Lo prega perchè lo faccia buono. Le persone che pregano Dio diventano buone.

      — Può Dio far buona la gente?

      — Sicuro. Dio è grande. Egli può tutto.

      — E come arriva a udire chi prega?

      — Dio ode e vede ogni cosa, nel mondo.

      — E vive su in cielo? Dove sono le stelle?

      — Sì, nell'alto del cielo. —

      Gertrude fece molte altre domande: domande strane alle quali il povero True non sapeva rispondere, domande ch'egli si maravigliava di non aver mai rivolte a nessuno. Egli aveva un cuore umile e amoroso ed una fede infantile; se non era fornito che d'una scarsa istruzione religiosa, si sforzava però di mettere a buon profitto i lumi che possedeva. E forse nella sua pratica fedele delle virtù cristiane, specie nell'obbedienza alla gran legge della carità, egli s'avvicinava allo spirito del Divino Maestro, più di molti che grazie a lunghi studi e quotidiane letture si sono resi familiari con le sacre dottrine. Ma non aveva mai scrutato le sorgenti profonde di quelle credenze sulle quali non cadeva dubbio nell'animo suo, e non si trovava affatto preparato a risolvere le questioni che la piccola Gertrude gli andava proponendo in quel subito svegliarsi della sua mente acuta e indagatrice. Le rispondeva tuttavia come poteva meglio, e quando non ci arrivava, non esitava punto a rimandarla a Guglielmo, che, diceva egli, frequentando la scuola domenicale doveva sapere un visibilio di cose in tale materia. Tutto ciò ch'ella giunse a ricavarne si ridusse alla cognizione di questi tre fatti: Dio è in cielo, il suo potere è grande, la preghiera rende gli uomini migliori.

      Il suo cervellino in effervescenza era così pieno delle nuove idee, che, venuta l'ora di coricarsi, neppure il piacere d'andar a dormire per la prima volta nella sua cameretta potè distrarnela. E quando fu nel suo lettino, e True ebbe portato via il lume, non s'addormentò. Aveva giusto di faccia la finestra, come nella soffitta d'Annetta Grant; però una finestra molto più grande, che offriva a' suoi occhi una più ampia veduta. Il cielo era tutto sfavillante di stelle, e quello spettacolo ravvivò in lei la maraviglia e la curiosità che un'altra volta le aveva destato. «Chi accendeva quei lumi così fulgidi e così lontani?» Ma adesso, contemplandoli, un subito pensiero le attraversò la mente come un baleno di luce:

      — Li accende Dio! Oh, Egli dev'esser pur grande e potente! Ma anche un bambino può pregarlo! —

      Balzò dal letto, andò davanti alla finestra, e s'inginocchiò giungendo le mani e alzando lo sguardo al cielo, nell'atteggiamento stesso del piccolo Samuele. Le sue labbra non proferivano parole, ma gli occhi le splendevano irrorati dalla rugiada di due lacrime. Non era forse ciascuna lacrima una preghiera? Ella non chiedeva alcuna grazia, ma ardeva tutta del desiderio di Dio e della virtù. Non era forse quel desiderio una preghiera? Il suo piccolo cuore levato in alto palpitava con veemenza. Non era forse ogni palpito una preghiera? E Dio, senza il cui volere non cade foglia dal ramo, non udiva, non gradiva forse, quel primo omaggio d'una povera creaturina ignorante, non scendeva forse su quel capo innocente la Sua benedizione?

      Molte grazie chiese a Dio Gertrude negli anni che seguirono; spesso ella ricorse a Lui per aiuto; in più di un'ora d'amaro dolore attinse conforto alla medesima inesauribile sorgente: quando la forza le falliva quando il cuore le mancava, Egli diveniva la forza del suo cuore. Ma ella non s'appressò mai al Suo trono con un'offerta più pura, con un sacrifizio più degno, che la notte in cui nella prima sua profonda penitenza, nel primo suo atto di ferma fede, nel primo ardore della sua speranza, s'inginocchiò con le mani giunte e gli occhi al cielo, come il piccolo Samuele, e il suo cuore espresse, benchè le sue labbra non le proferissero, le parole del profeta fanciullo: «Eccomi, o Signore!»

       Indice

      Dolce nel primo gusto è la vendetta

      Ma in breve amara torna....

      Milton.

      Il giorno seguente era una domenica. True aveva per costume di trattenersi buona parte della domenica in chiesa con la famiglia del sagrestano; ma Gertrude non avendo cappello non poteva andarci, ed egli non volle lasciarla sola. Ella dunque s'appuntò in capo il suo vecchio scialletto, e passarono la mattinata insieme passeggiando lungo le banchine e guardando i bastimenti. Nel pomeriggio True dormì accanto alla stufa, e la bambina si trastullò con la gatta. Guglielmo venne la sera, però soltanto per accomiatarsi prima di ritornare dal signor Bray. Aveva gran fretta, non poteva nemmeno sedere un momentino: in casa del suo principale si faceva vita assai morigerata, e la porta era chiusa di buon'ora, specie le domeniche. Il vecchio Cooper fece la consueta sua visita. Quand'egli se n'andò, il lampionaio trovò Gertrude immersa in un sonno beato, e pensando ch'era peccato destarla, la mise a letto così come stava.

      Ed ella non si destò, infatti, fino al mattino. Grande fu allora la sua maraviglia vedendosi bell'e vestita. Esilarata da questo caso bizzarro saltò su e corse a domandare


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