La donna fiorentina del buon tempo antico. Isidoro Del Lungo

La donna fiorentina del buon tempo antico - Isidoro Del Lungo


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della «picciola Firenze divisa per quartieri, cioè per quattro porte», delle quali Porta del Duomo era stato, dice la cronica, «il primo ovile e stazzo della rifatta Firenze» (rifatta, nessun Fiorentino ne dubitava, da Carlo Magno imperatore e dai Romani), «e dove tutti i nobili cittadini di Firenze la domenica facieno riparo e usanza di cittadinanza intorno al duomo», cioè al San Giovanni, «e ivi si faceano tutti i matrimonî e paci, e ogni grandezza e solennità di Comune».[12] Cacciaguida ha vissuto di questo Comune l'età, com'a dire, inconscia e imperfetta, senza nè la potenza nè le burrasche che poi sopravvennero: la pacifica età consolare, durante la quale la cittadinanza si è venuta ordinando quasi estranea ai contrasti fra Chiesa ed Impero, che ha lasciati combattere ai Marchesi di Toscana, alle contesse Beatrice e Matilde, la cui nominale supremazia non pesò mai di fatto, neanche della grande e popolare Contessa, sulla indipendente città. Scarse relazioni esterne, sia di commercio sia di politica; qualche passata imperiale, fatta quasi sempre innocua dallo spontaneo omaggio e dall'essere la Toscana tenuta abitualmente fuori dell'itinerario strategico di cotesti Cesari e di ciò che si moveva con loro; qualche soggiorno di papa profugo; qualche guerricciuola di contado: ecco gli episodi di quella vita tranquilla, che menavano gli uomini de' quali Cacciaguida ricorda la parsimonia e la modestia. Cavalieri con semplici cintole di cuoio e fibbie d'osso, non d'argento e perle: cittadini con rozze sopravvesti di pelle di camoscio, non co' mantelli e le guarnaccie di scarlatto foderate di vaio; case strettamente misurate agli abitatori; nessun lusso, nessuna delicatezza, nessuna corruzione. La sacra maestà dell'Imperatore era ospitata e festeggiata come in famiglia; da Corrado il Salico, «che si dilettò assai della città di Firenze, e molto l'avanzò, e più cittadini di Firenze si feciono cavalieri di sua mano, e furono al suo servigio»,[13] venendo, per lo spazio di quei due secoli, a Ottone IV, del quale sentiamo pure ciò che racconta, molto a proposito nostro, la cronica.[14] «Quando lo 'mperadore Otto quarto venne in Firenze, e veggendo le belle donne della città che in Santa Reparata per lui erano raunate, questa pulcella» (Gualdrada di messere Bellincion Berti de' Ravignani) «più piacque allo 'mperadore. E 'l padre di lei dicendo allo 'mperadore ch'egli avea podere di fargliela basciare, la donzella rispose che già uomo vivente non la bascerebbe se non fosse suo marito. Per la quale parola lo 'mperadore molto la commendò: e 'l conte Guido, preso d'amore di lei per la sua avvenentezza, e per consiglio del detto Otto 'mperadore, la si fece a moglie, non guardando perch'ella fosse di più basso lignaggio di lui, nè guardando a dote. Onde tutti i conti Guidi sono nati del detto conte e della detta donna». Costei Dante chiama, in altro luogo del Poema, «la buona Gualdrada», e quel «buona» valeva quanto «saggia e valente»; e per bocca di Cacciaguida lodando nel padre di lei la semplicità del costume, ce lo conferma tale uomo quale nella ingenua narrazione del Villani apprendiamo a conoscerlo. In siffatta cittadinanza, piccola di numero e della purezza del suo sangue gelosa, è vissuto Cacciaguida; e da tale comunanza ben si usciva degni di cingere, come egli avea fatto, la spada per Cristo, e armato cavaliere dalle mani imperiali morire da valoroso in Terrasanta. Ahimè quanto diversa da quella, di mezzo alle cui miserie il Poeta era asceso allo spiritale viaggio, nella sede dei beati, sollevandosi

      all'eterno dal tempo.........

      E un dramma femminile è designato pur da Cacciaguida come punto di separazione fra le due età. Buondelmonte che, per aver ceduto slealmente alle istigazioni d'una Donati e alla bellezza d'una figliuola di questa, paga col sangue lo spergiuro alla fidanzata Amidei, è la vittima che dee segnare in Firenze gli estremi anni di pace:

      che nel Batista

      mutò il primo padrone; ond'ei per questo

      .... infelici....

      che il duol consunse; orbate

      spose dal brando; vergini

      indarno fidanzate;

      madri che i nati videro

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