Il Clan Del Nord. Jessica Galera Andreu

Il Clan Del Nord - Jessica Galera Andreu


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con Hans e lui mi ha assicurato che quegli animali erano già stati qui prima, a Vianta, molti anni fa. Lui e alcuni dei suoi contemporanei li cacciarono, tuo nonno tra loro.”

      “Stai scherzando?”

      “Pensi che sia qualcosa su cui scherzarci?”

      Erik si guardò intorno. Non c'era quasi nessuno fuori alle capanne, erano tutti terrorizzati dalla presenza di quegli animali.

      “Non l'ho conosciuto praticamente.”rispose alla fine con naturalezza. “Era il padre di mio padre e non andava particolarmente d'accordo con lui, quindi non ricordo nemmeno una sua visita; Sylvaen e io siamo andati a trovarlo un paio di volte grazie alla determinazione di mia madre. Non siamo nemmeno andati al suo funerale, Né aveva frequentato nostro padre, suo figlio. Quel giorno ci misi una croce.”

      “Mi dispiace.”

      “Non devi dispiacerti. Non puoi amare o sentire la mancanza di qualcuno che conosci a malapena, giusto?”

      Jaren si fermò e non disse nulla.

      “Comunque devo andare a casa.”disse Erik salutandolo “E' il giorno delle pulizie e non credo che avremmo l'aiuto di Sylvaen che passa poco tempo a casa, quindi devo andare.”

      “Vuoi che ti aiuti?”

      “Per l'amor del cielo!”esclamò Erik “Hai intenzione di pulire la stalla delle perfide donne che volevano cacciarti?”aggiunse sarcastico.

      Jaren sorrise, scuotendo la testa e rimase immobile mentre guardava il suo amico allontanarsi. Si guardò intorno e dovette fare un grosso sforzo per non crollare. Era arrivato davvero a sperare che Vianta potesse ritornare alla normalità che l'aveva caratterizzata prima dello scoppio della guerra tra Isalia e Likara, ma l'illusione era durata solo poche ore, e con l'apparizione di quel nuovo contrattempo, il compito sembrava ancora più arduo e oneroso.

      Lentamente entrò nella casa di Bento, il guaritore. L'uomo gli aveva indicato la stanza in cui Atsel continuava a riposare, ma qualcosa lo trattenne, forse la paura di verificare le parole di Assynt e i peggiori presagi su quel ragazzo. Si fece coraggio quando raggiunse la porta e la spinse lentamente, rimanendo paralizzato sulla soglia. Erik aveva detto che sua sorella era praticamente scomparsa e non stava quasi mai a casa; in quel momento non si era nemmeno chiesto cosa la portasse a stare fuori quando invece tutti gli abitanti del villaggio facevano il contrario, per proteggere le loro capanne e le loro case, difendendosi da quei terribili animali. Quando arrivò lì, capì cos'è che la portava a stare fuori casa: Atsel. Mentre lui dormiva, col respiro agitato, lei stava al suo fianco, dando le spalle a Jaren e inginocchiandosi accanto al letto, mettendo dei panni freddi sulla fronte del ragazzo. Poteva sentire i suoi singhiozzi e persino i suoi sussurri sotto forma di preghiera. Sylvaen si voltò, allertata da alcuni passi, quelli di una donna che camminava lungo il corridoio in un'altra abitazione, presumibilmente vegliava su una persona malata che Bento stava guarendo. I suoi occhi scuri fissarono Jaren mentre si sedeva. Fece un passo nella stanza e chiuse con cura la porta.

      “Jaren...”mormorò la giovane, abbassando lo sguardo.

      “Immagino che per te Atsel sia molto di più di un piano alternativo.”

      Alzò la testa e spalancò gli occhi.

      “Io..”

      “Vi ho sentite parlare, a te e tua madre.”

      Sylvaen si voltò di nuovo e fissò il viso tormentato di Atsel, madido di sudore.

      “Suppongo che l'umiliazione pubblica a cui mi ha sottoposto mio fratello sia sufficiente da non doverti più nulla.”

      “Ti sbagli se pensi che questo mi soddisfi, ma se cerco di capire te e tua madre, faccio lo stesso anche con Erik. Pensavo fosse a conoscenza di tutto, e suppongo che tu possa immaginare quanto questo l'abbia ferito.”

      Jaren fece qualche passo fino a collocarsi dall'altra parte del letto. Guardò il viso di Atsel e sentì un nodo alla gola, che gli impediva di respirare.

      “Mi dispiace”disse Sylvaen “E' tutto quello che posso dirti, ma non posso cambiare il passato.”

      “E' sufficiente.”rispose lui, guardandola.”Non ho bisogno di umiliazioni pubbliche, né che tu smetta di parlare con tuo fratello.”

      Sylvaen tirò un respiro profondo.

      “Quando mia madre scoprì che io e Atsel stavamo insieme, mi suggerì che potevo puntare molto più in alto.” La giovane donna si sedette sul letto e accarezzò i capelli di Atsel, umidi per il sudore e l'acqua dei panni che gli aveva applicato sulla fronte. Un soldato era una cosa e il principe ne era un'altra, quindi lo lasciai: lo umiliai, cercai di fargli del male, di allontanarlo, gli dissi che mi vergognavo di essermi fatta coinvolgere da un semplice soldato, e gli chiesi di tacere, di non dire niente a nessuno, specialmente a te. Poi mia madre mi suggerì la...brillante idea e ad essere sincera, in quel momento pensavo solo alla possibilità di rimanere incinta di Atsel. Avrei potuto far passare quel figlio per tuo, non rivederlo mai più, vivere nel tuo castello o in una casa che avessi costruito per noi, ma soprattutto l'avrei fatto sempre con un figlio di Atsel, anche se lui non l'avrebbe mai saputo. E' un pensiero egoista e orribile, verso di lui, verso di te, verso tutti, lo so.”

      Jaren la guardò a lungo, rattristato. Sylvaen era innamorata di Atsel, ma sarebbe stata disposta a rinunciare a lui, al suo amore, a tutto per una vita benestante. Quanto conosceva realmente quella giovane donna? Quanto della imposizione di sua madre era realmente al di sopra della sua stessa ambizione?

      “Spero che tu non abbia realizzato i tuoi errori troppo tardi, Sylvaen.”le disse. 2Vorrei che si svegliasse ora che sembri apprezzare i veri sentimenti al di sopra del semplice interesse. Conoscendolo, sono sicuro che Atsel ti perdonerebbe.”

      Jaren si diresse verso la porta, ma si fermò alla domanda di Sylvaen.

      “Tu l'hai fatto?”

       “Lo farò e sarebbe bello se lo facessi anche tu con Erik, se pensi di avere qualcosa da perdonargli.”

      Po diede un'ultima occhiata ad Atsel e lasciò la stanza.

      *****

      Il calore lo invase all'improvviso quando entrò lì. Il fuoco della fucina brillava con la sua luce rossastra. Soffocando l'atmosfera e appesantendola. Jaren fece qualche passo in avanti e afferrò una spada corta che giaceva su un tavolo pieno di metalli di ogni tipo. Il martellamento che si udiva più in là lo portò a chiedersi se Jensen avesse notato il suo arrivo, ma i suoi dubbi furono presto fugati quando il ragazzo entrò dalla porta sul retro. Teneva in mano delle enormi tenaglie che reggevano una spada, la cui lama era ancora incandescente.

      “Maestà!”esclamò sorridendo “Posso aiutarla in qualche modo? Pensavo che foste andato via questo pomeriggio.”

      “I miei uomini se ne sono andati, io no.”rispose con calma.

      Il ragazzo si avvicinò alla picca in cui aveva immerso la lama della spada fumante al contatto con l'acqua. Jaren lo osservò attentamente, poiché l'aveva incontrato poche volte e per quanto fosse assurdo, sentiva di dover trovare qualche indizio sul suo volto, nella sua espressione, qualcosa che le avrebbe aperto la strada per affrontare la questione di suo nonno e dei lupi; con Erik lo aveva fatto spontaneamente, ma il ragazzo era come suo fratello e non lo avrebbe preso per pazzo, come avrebbe potuto fare Jensen, anche se voleva solo informarlo, se non lo era già, della parte credibile della storia, tralasciando il desiderio di vendetta di quegli animali.

      “Ho sentito che uno dei vostri uomini è in condizioni particolarmente gravi.”aggiunse, mentre lavorava. “Bento sa cosa sta facendo. Sono sicuro che si riprenderà.”

      “Grazie, lo spero anch'io”rispose Jaren. 2Vorrei parlare con te, se hai un minuto.”

      Il giovane posò la spada sul tavolo e prese un panno per asciugarsi le mani, mentre si avvicinava a Jaren, con la sua espressione gentile.

      “Certo. Come posso aiutarvi?”

      “Prima di tutto


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