Il Clan Del Nord. Jessica Galera Andreu

Il Clan Del Nord - Jessica Galera Andreu


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sembrava stanco e molto più debole di quanto Jaren lo ricordasse.

      “Quindi hai già visto animali come questi?”

      “E' stato molto tempo fa. Scomparvero, e sebbene alcuni credevano che avessimo chiuso per sempre con loro, altri sapevano che sarebbero tornati.”

      “Ma è assurdo che abbiano giurato vendetta, come dici tu, che stanno saldando conti in sospeso. Non so se sono lupi o no, Hans, ma sono animali.”

      Il vecchio rimase in silenzio mentre iniziava a dondolarsi lentamente sulla sua sedia a dondolo.

      “Chi altri li ha cacciati?”chiese Jaren “Se pensi che torneranno per loro...”

      “Non ci sono più cacciatori...solo i più vecchi del posto...Io...”

      “E se li avessero cacciati i più vecchi, che senso ha la morte di Tordath?Il fratello di Sarah non doveva avere più di vent'anni.”

      “Suo nipote. Il vecchio Jillian è morto pochi anni fa, ma si vendicheranno attraverso il suo sangue, la sua discendenza, la sua stirpe.”

      “Significa che Sarah è in pericolo?”

      “Lei e gli altri discendenti dei cacciatori.”

      “Loro chi sono?”

      “Non ce ne sono quasi più. Molti hanno lasciato Vianta molto tempo fa. Avrei dovuto fare lo stesso, ma Lora non voleva. Amava questa terra.”

      “Loro chi sono?”insistette Jaren. Ripensandoci si sentiva ridicolo dando credito alle parole di Hans sulla presunta vendetta che potessero aver giurato di compiere quei mostri, che sembravano soltanto guidati dal desiderio di divorare ogni essere umano che avessero incrociato sul proprio cammino.

      “Dimenticalo.”concluse alla fine, senza speranze.

      “Sono rimaste solo tre famiglie discendenti dei cacciatori.”disse Hans, nonostante il disinteresse di Jaren.”Il povero Tordath e sua sorella Sarah sono nel loro mirino. Jensen, il fabbro, un giovane vigoroso dal carattere sorridente, pagherà per quello che ha fatto sua nonna, la vecchia Delmara; per ironia della sorte i suoi due fratelli sono già morti, a causa di malattie. Delmara era una delle poche donne della confraternita di Gaia, così veniva chiamata, ma molti uomini invidiavano il suo coraggio e la sua forza durante la caccia. E quei due giovani, Erik e sua sorella Sylvaen, salderanno i conti in sospeso di Unkor, il loro severo nonno.

      Jaren si sentì gelare il sangue. Si appoggiò al davanzale della finestra e chiuse gli occhi, cercando di calmarsi. Si era convinto a non dare credito alle parole di un vecchio pazzo che, con la morte della moglie aveva anche perso la testa. Era assurdo che delle bestie affamate pianificassero la vendetta che, inoltre, avrebbero compiuto sui discendenti di coloro che si erano affermati come loro nemici attraverso una sorta di confraternita, ma sentire anche il nome del suo amico tra quelli scatenò dentro di lui una resistenza a negare tutta la veridicità delle parole di Hans.”

      “Fortunatamente io e la mia Lora non avevamo figli.”

      “Un giovane è venuto a cercarmi ieri, quando volevi parlarmi. Si riferiva a te come “nonno.”

      “E' cosi che mi chiama Jonas” rispose Hans, accendendo il fuoco nel camino. “Lo conosco da quando era un marmocchio; suo nonno e io eravamo come fratelli. Il mio sangue non scorre nelle sue vene, per fortuna.”

      “Perché non mi hai raccontato tutto questo ieri?”

      ”E cosa sarebbe cambiato?”mormorò abbattuto”Non sono dei semplici lupi.”concluse.

      Sconvolto da tutto ciò che aveva sentito, Jaren lasciò la fattoria e corse alla ricerca di Donko. In quel momento più che mai aveva bisogno di constatare che Erik stesse bene, e anche Sylvaen, come Sarah e Jensen, il fabbro. Potevano essere la chiave per attirare quegli animali e trovare un modo per ucciderli, ma quello era un rischio che non era sicuro di voler far correre a quei ragazzi, specialmente a Erik.

       Gli eredi della confraternita

      Jaren era seduto sull'enorme roccia che si trovava all'inizio di Vianta, nello stesso luogo in cui, fino a pochi minuti prima si trovava l'accampamento militare di Isalia. In lontananza, sotto la pioggia sottile, poteva vedere i suoi uomini a cavallo che marciavano in lenta processione di ritorno verso casa. Avevano deciso di portare con loro il corpo di Marlok, tutto ciò che restava dei suoi uomini era il povero Atsel, il cui stato di salute gli impediva di trasferirlo. Alcuni soldati avevano insistito sulla necessità di portarlo a Isalia per poterlo guarire lì, ma il guaritore aveva assicurato che se fosse stato sottoposto a un simile viaggio, il ragazzo non sarebbe sopravvissuto più di qualche ora. Né sembrava certo che lì avrebbe resistito ancora a lungo, ma almeno la tranquillità e il completo riposo a Vianta potevano essere a suo favore. Erik rimase seduto accanto a lui, in silenzio. Appena uscito dalla fattoria del vecchio Hans, era andato a cercarlo, e dopo essersi assicurato che lui e sua sorella stessero bene, controllò anche Sarah e Jensen, ognuno immerso nelle proprie faccende e in perfette condizioni. Jaren si chiedeva se qualcuno di loro conoscesse gli hobby dei rispettivi nonni nella caccia a questi tipi di animali, cosa di cui dubitava per quanto riguardava Erik, Sylvaen e Sarah, poiché entrambi avevano vissuto da vicino la tragedia e nessuno dei due aveva accennato ad essa. Jensen era l'unico su cui aveva dei dubbi. Aveva parlato con lui a malapena un paio di volte, poiché i suoi uomini avevano portato con se i loro fabbri, incaricati di riparare le spade, i pugnali, gli scudi e le armature dei soldati. Pertanto avrebbe dovuto organizzare un incontro con lui e avvicinarsi discretamente alla questione dei lupi per scoprire se sapeva qualcosa.

      “Non posso crederci che tu sia rimasto.”disse improvvisamente Erik “Anche se temo che non serva a niente, è un gesto che apprezzo profondamente, Jaren.”

      Il giovane principe prese un sassolino e lo lanciò al suo amico.

      “Non dirmelo davanti a tutte queste persone.”scherzò, imitando le stesse parole di Erik di qualche ora prima. “Le foreste di Vianta hanno occhi e orecchie.”

      Erik sorrise leggermente.

      “Non avevo avuto ancora il tempo di ringraziarti per la scorsa notte. Hai affrontato quel tuo soldato per mia sorella, per me Per tutte le donne di questo villaggio, anche se quel disgraziato aveva ragione. “

      “Sono io che devo ringraziarti, Erik. Mi hai salvato con quelle bestie.”

      “Si, anche questo è vero. Non sono l'inutile storpio che tutti pensano.”

      Jaren lo guardò. Era spesso sorpreso dalla capacità di Erik di riferirsi al suo disturbo in modo così brusco o anche con battute che, se le avesse fatte qualche altra persona, sarebbero risultate crudeli. Ma era qualcosa che Erik faceva solo in presenza di Jaren e nessun altro, nemmeno di sua madre o sia sorella, con cui era solito evitare continuamente la questione della sua gamba gravemente ferita.

      “Certo che non sei inutile.” gli disse “E la questione della tua gamba è solo temporanea. Quando i guaritori di Isalia potranno curarti, guarirai.”

      “Che Dio ti ascolti, fratello.”

      Erik saltò giù dalla roccia su cui si trovavano, guardando i soldati in marcia, e afferrò la sua stampella.

      “Il re non si arrabbierà per questo?”chiese. Jaren balzò al suo fianco e si spolverò il giubbotto.

      “Stai scherzando?Farà scintille quando vedrà che tutti sono tornati e io no. A quanto ho capito”aggiunse, mentre si incamminavano verso il villaggio “tutto è pronto per il mio matrimonio. Addirittura lei mi aspetta ad Isalia per incontrarmi.”

      “E allora perché sei rimasto?Noi da soli non riusciremo ad ottenere ciò che non è stato possibile ottenere con tutti i tuoi soldati.”

      “Lo so, o almeno così credo. Che sai di tuo nonno Unkor?”

      Erik si accigliò e si fermò un momento prima


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