Il Clan Del Nord. Jessica Galera Andreu

Il Clan Del Nord - Jessica Galera Andreu


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che il re ti impicchi in piazza, Goriath? E' suo figlio, il principe di Isalia.”

      “Non è nessuno!”rispose con rabbia.

      “Goriath!”aggiunse un terzo.

      “Chiudi quella dannata boccaccia!”gli ordinò Assynt, colpendolo.

      Era uno dei generali più veterani, e sebbene non tanto quanto lo stesso Goriath, aveva preso parte a numerose battaglie con lui, e questo fece sì che il colpo di quest'ultimo ferisse soprattutto il generale, non per l'intensità del pugno, ma per il gesto stesso, per l'umiliazione pubblica di averlo fatto davanti a tutti, mentre gli altri lo sostenevano.

      “Sei impazzito!”aggiunse Assynt “Il suo solo ordine potrebbe portare la tua testa alla ghigliottina. Stai mancando di rispetto al figlio del re, al tuo capitano, che ti piaccia o no. Faresti bene ad accettarlo.”

      “E' solo un bambino”rispose Goriath, in un tono molto più basso di quello che aveva usato prima.

      “Un bambino che ha combattuto molte battaglie con noi, Goriath. Devi rispetto già solo alla sua identità, e a tutto ciò che ti ha dimostrato ancor di più. Non è il “tuo”esercito. E' l'esercito di Isalia.”

      Dopo un lungo silenzio, Goriath si liberò dalla presa dei cinque uomini che lo tenevano fermo e si perse tra le ombre di Vianta.

      “E voi cosa avete da guardare?”gridò di nuovo Assynt “Tornate a quella dannata festa, visto che eravate così ansiosi di festeggiare.”

      Poi si rivolse a Jaren.

      “Mi dispiace. Sarà punito, te lo assicuro.”

      Egli non disse nulla e si limitò a cercare Erik. Lo trovò in piedi, accanto ai suoi uomini, in silenzio. Ancora sconvolto da quello che era successo, Jaren si voltò e lasciò la festa. Senza una parola, raggiunse l'accampamento, prese le redini di Donko e si recò nella foresta.

      In pochi minuti raggiunse le cascate, e la musica, che si sentì di nuovo, sembrava soltanto un rumore lontano e appena udibile. Salto giù da Donko e discese i ripidi pendii che portavano al fiume, il cui tracciato si allargava notevolmente in quella zona. Ad un certo punto si fermò, avendo notato una figura ai margini. Nemmeno la luce argentata della luna gli permise di capire chi fosse, ma in quel posto poteva solo trattarsi di un abitante del villaggio, quindi, deciso a restare solo, si voltò e si incamminò su per il pendio.

      “Aspetta!”gridò una voce di donna.

      Jaren si voltò e controllò se si trattava di Sylvaen, che probabilmente si era nascosta da tutti dalla vergogna, dopo che suo fratello l'aveva smascherata. Un gesto che faceva capire, se ci fosse stato ancora qualche dubbio, che Erik non sapeva nulla dei piani di sua madre e sua sorella, e che se lo avesse saputo non l' avrebbe mai accettato.

      “Cosa vuoi?”chiese seccamente il ragazzo, incapace di identificare la misteriosa ombra.

      “Ho bisogno di aiuto, per favore”.

      Non era la sorella di Erik, alla fine ne fu sicuro quando udì di nuovo la voce e non la riconobbe. Inspirò, rassegnato a resistere all'ultimo tentativo di un'altra giovane donna di evadere dalla vita semplice di Vianta e collocarsi su un trono, e lentamente si fece strada lungo il sentiero verso il fiume. Quando arrivò, si fermò e vide che la giovane donna che era seduta per terra aveva un'enorme scheggia conficcata nella parte interna della coscia destra. Si avvicinò lentamente e si accovacciò di fronte a lei, fissando la ferita sanguinante.

      “Come te lo sei fatto questo?”chiese. In quel momento il ragazzo abbassò la guardia, poiché era improbabile che qualcuno potesse farlo apposta solo per attirare la sua attenzione.

      “Stavo correndo attraverso la foresta. Sono scivolata e sono caduta.”confessò.

      Jaren si sporse in avanti e cercò di verificare a quale profondità potesse essere conficcata la scheggia e quanto potesse essere complesso estrarla.

      “Correndo attraverso la foresta?Non dovresti farlo e ancor meno non...”

      Quando alzò la testa per guardare il viso della ragazza per la prima volta, non solo constatò che era una perfetta sconosciuta, ma confermò anche che era la più bella sconosciuta che avesse mai visto. I suoi capelli scuri ondulati ricoprivano buona parte del suo viso, ma il color miele dei suoi occhi, che fissavano quelli di Jaren, ipnotizzandolo, aveva una carnagione scura, e la sua bocca semiaperta era come un invito immaginario che in quel momento dovette rifiutare, vista la delicatezza della situazione. Vide anche che i vestiti della giovane donna erano a brandelli e che non indossava quasi nulla che la coprisse, ma la cosa sembrava non importarle troppo, dal momento che non stava cercando di coprirsi.

      “Vado a chiedere aiuto al villaggio.”disse Jaren, cercando di concentrarsi sulla ferita.

      “No!”esclamò prendendogli la mano. “Non voglio l'aiuto di nessun altro. Ho solo bisogno che tu mi aiuti a tirarla fuori.”

      “Non posso togliertela cosi!”

      “Si che puoi. Un tiro rapido e secco. E' tutto quello di cui ho bisogno.”

      “Poi bisognerà curare la ferita o potrebbe infettarsi. Potrebbero esserci delle schegge dentro e non...”

      “Se non vuoi aiutarmi, vattene, ma se porti qualcuno. attento alle conseguenze.”

      “Di cosa mi stai minacciando esattamente?”chiese. Lei non rispose e Jaren fece mille ipotesi, tra le più assurde: una ragazza scappata di casa? Una criminale? Una spia della guerra che credevano fosse finita?Perché non voleva che nessuno la vedesse? Perché aveva quell'aspetto?

      Un sudore freddo gli inzuppava il viso e il collo. Jaren poteva sentire il suo respiro, che alzava e abbassava il suo petto. Non poteva essere di Vianta, perché era sicuro che l'avrebbe notata subito, e dubitava addirittura che sarebbe stata in grado di notarne un'altra.

      “D'accordo”rispose alla fine, ignorando il motivo. Tra tutte le possibilità che valutò nella sua testa, quello che riteneva più giusto da fare era di portarla a Vianta. “Ti aiuterò”.

      “Grazie”mormorò lei.”Ho bisogno....che tu me la tiri fuori. Deve uscire a primo colpo, intera.”

      “Mi stai innervosendo. So come farlo, anche se so che questo non ha senso.”

      “Ok, al tre.”insistette la giovane donna.

      “Bene.”Jaren mise una mano sul ginocchio della ragazza e con l'altra tenne saldamente la scheggia, senza esitazione.”Pronta?Uno...due...e...”

      “Aspetta!”esclamò lei

      “Cosa'”

      “Mi farà male?”

      “Certo che farà male. Era proprio per questo che volevo andare a cercare aiuto.”

      La ragazza negò con veemenza.

      “No, va bene, basta, sono pronta.”

      Guardandola di nuovo, Jaren si rese conto che una lacrima le scorreva lungo la guancia e non potette immaginare la sofferenza che stava passando.

      “Va bene Allora vado. Uno...due...”

      Le sue labbra si posarono su quelle di lei, prima che avesse il tempo di reagire e allontanarsi. Teneva il suo viso minuscolo e sudato tra le sue mani, e mentre godeva di quell'atto impulsivo, si sorprese della tranquillità della giovane donna. Jaren non sapeva se quel modo incauto di fare le cose potesse esser considerato in lui una virtù o un difetto, ma le sue ore stavano finendo e il giovane principe sentì che non voleva lasciare nessun desiderio in sospeso, un pensiero che sicuramente rispondeva al suo dubbio: in lui essere impulsivo era un difetto perché esaudiva tutti i capricci che gli passavano per la mente, senza considerare nulla. L'aveva vista, gli piaceva e voleva baciarla, e così fece. Il genere di cose che lo facevano odiare: il figlio del re, quello che otteneva tutto ciò che voleva, un'idea che detestava, ma che aveva appena riassunto il suo impeto irrefrenabile. Si staccò lentamente, incapace di distogliere lo sguardo da


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