Il Clan Del Nord. Jessica Galera Andreu

Il Clan Del Nord - Jessica Galera Andreu


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e con lo sguardo lacrimante. Poteva vedere il tremito delle sue mani e la forza con cui le sue dita stringevano il legno. Goriath sciolse le redini del suo cavallo e lo montò.

      “Ritorno all'accampamento”annunciò bruscamente. “Dirò ai ragazzi di fare le valigie e di prepararsi per la marcia. Il re ci ha esortati a tornare il prima possibile. Suppongo che i preparativi per il tuo matrimonio siano pronti.”

      “Il matrimonio? Già!”.

      “E' quello che diceva la lettera di sua Maestà.”Stavano per ritornare all'accampamento, ma purtroppo questo...sfortunato imprevisto è venuto fuori. “Tutto è programmato per il nostro ritorno, che non dovrebbe richiedere più di qualche giorno. Congratulazioni.”

      Poi spronò il cavallo e tornò al villaggio. Jaren sapeva da diverse settimane del suo fidanzamento con la principessa di Esteona, ma fino a quel momento, l'evento era solo un atto prestabilito nella sua vita, una vita senza un proprio controllo, diretta a colpi di convenienza, d'obblighi. Tuttavia sentire la vicinanza della data del matrimonio gli provocò un disagio e un contenuto desiderio di ribellione. Inspirò profondamente ed assistette all'arrivo di un carro da cui discesero un uomo e una donna, che aiutarono poi a scendere un vecchio dall'aspetto debole e fragile: il vecchio Hans. Lo aveva incontrato solo un paio di volte, ma sapeva benissimo che era il vedovo di Lora, e dovette fare grandi sforzi per non sentirsi male vedendo l'espressione del vecchio mentre correva verso la casa. Ansimò sconsolato e chiuse gli occhi, aprendoli all'istante all'udire una nuova voce.

      “Possiamo ritirarci Jaren?”chiese Atsel.

      Jaren girò la testa, senza spostarsi e lo guardò con rammarico. Era uno dei soldati più giovani dell'esercito di Isalia, o almeno rispetto agli altri uomini che comandava, scelto da Elessa e Sylvaen per concepire quella creatura che in seguito avrebbero fatto passare per suo figlio.

      “Hai scoperto qualcosa?”chiese, cercando di concentrarsi su altre questioni.

      “Ci sono impronte di cavallo e anche impronte umane. Niente che possa essere collegato a quello che è successo a quella povera donna.”

      “Goriath pensa che siano lupi. Ma come avrebbero potuto arrivarci senza lasciare impronte all'uscita del bosco?”

      “Non lo so, Jaren. Ma ad essere sincero l'unica cosa che mi preoccupa a questo punto è tornare alla mia Isalia, dormire tre giorni di seguito, ubriacarmi fino a scoppiare nella taverna di Aurea e tornare alla prossima guerra che il re deciderà.”

      Jaren fece un sorriso effimero.

      “L'idea di sposarti e condurre una vita più tranquilla non ti passa mai per la testa?”

      Atsel ricambiò il sorriso, sebbene la sua espressione fosse più aperta e sincera.

      “No” rispose seccamente, “Non voglio mai più vedere una donna, nemmeno da lontano.”

      L'effimero sorrise di Jaren era già svanito e il suo sguardo, fisso su Atsel, fece capire al ragazzo perché il suo principe gli aveva fatto quella domanda.

      “Lei ha scelto te.”rispose “e io lo accetto. Basta. Non ho intenzione di drammatizzare.”

      “Lei e io non...”

      “Lo so, Jaren. Sei impegnato, ma in questo caso non è solo quello che vuoi o che smetti di volere che conta. Se Sylvaen sta con te è perché non mi ama. Non ho bisogno di sapere di più. E se sei determinato a tenere uno di quei discorsi che odio, ti dirò che sto bene. Non troverei nulla qui che non riuscirei a trovare anche ad Isalia. “

      Jaren rimase in silenzio.

      “Possiamo tornare all'accampamento?”

      “Certo. Io vengo fra un attimo.”

      Mentre lo guardava comandare il resto dei suoi uomini e poi andarsene a cavallo, Jaren non poté fare a meno di sentirsi un volgare traditore.

      Non aveva la minima idea di cosa ci fosse tra Sylvaen e Atsel finché non aveva sentito la giovane donna parlare a sua madre, ma Atsel sapeva cosa c'era tra il principe e la ragazza che aveva risvegliato qualcosa in lui. Jaren odiava il fatto che il suo ruolo gli concedesse benefici che gli altri non potevano nemmeno sognare, e dovevano allontanarsi quando lui posava gli occhi su una ragazza su cui in precedenza l'aveva già fatto uno di loro. Se fosse stato uno come tanti, se lo vedessero come uno come tanti, combatterebbero con lui per attirare l'attenzione della suddetta, invece gli lasciavano via libera, e incapaci di vederlo come qualcuno di diverso dal figlio di un re, non avrebbero esitato ad accettare il cambiamento.

      Inspirò profondamente, poi guardò l'uomo che gli si avvicinava. Era lo stesso che era arrivato sul carro poco prima con una donna e il vecchio Hans.

      “Sua maestà”disse quando lo raggiunse “Mio nonno vorrebbe parlare con voi, se non è sconveniente.”

      “Certo”

      Jaren rientrò nella casa, controllando che il corpo di Lora non fosse più lì. Gli abitanti del villaggio si erano presi la briga di avvolgerlo in un lenzuolo bianco e prepararlo per la cremazione, che sarebbe avvenuta dopo che il corpo della sfortunata donna fosse stato vegliato nel tempio di Vianta. Hans sedeva sulla vecchia sedia a dondolo, fissando il caminetto che era spento.

      “Mi dispiace molto per quello che è successo.”gli disse Jaren, senza fare un solo passo.

      Il vecchio si voltò e lo guardò, poi gli fece cenno di avvicinarsi e Jaren obbedì. Gli si avvicinò e si accovacciò accanto a lui.

      “Non mi hanno nemmeno permesso di vederla.”mormorò Hans come se parlasse a se stesso.

      “E' meglio che tu non l'abbia vista, che la ricordi com'era in vita.”

      “Dopo sessant'anni insieme avevo almeno il diritto di salutarla, non credi?”

      “Mio padre tende a rimproverarmi perché non accompagno mai mio fratello al Pantheon a vegliare sul riposo di mia madre.”rispose Jaren dopo un lungo silenzio.”Non credo che lei sia lì, e né che tua moglie sia in quel lenzuolo, né in quel tempio, né credo sarà sulla pira che prepareranno per la sua cremazione.”

      Il vecchio alzò lo sguardo e scrutò gli occhi verdi di Jaren.

      “Allora dove pensi che stiano tua madre e mia moglie?”

      “Non saprei dirti dove sia mia madre. Perché ero piccolo quando è morta e riesco a malapena a ricordarmela. Ma tua moglie è in questa casa, nel vostro carro, in lui”aggiunse indicando con la testa il cane che giaceva a terra con la testa china e gli occhi tristi, come se percepisse o come se avesse vissuto la tragica morte della sua proprietaria. “Tua moglie è in tutto ciò che avete condiviso, in ogni luogo in cui hai respirato la stessa aria, nei tuoi figli e nipoti, in ciò che resta, nei suoi ricordi. Credo che una persona sia un'essenza oltre al corpo, Hans. Soffermarsi sui resti significa scegliere la parte più insignificante, e questo non è giusto. Questo è quello che credo.”

      L'anziano cercò invano di fare un sorriso con le sue labbra sottili, ma la tristezza che si irradiava dai suoi occhi oscurava ogni altro sentimento.

      “Mi piace pensarlo.”rispose con un filo di voce. Jaren lo guardò, incapace di aggiungere altro, perché sapeva che in quel momento, con quel recente dolore, tutto quello che avrebbe potuto dire sarebbe stato formale, qualcosa di cui era già stufo. “Devi aiutarci.”aggiunse poi Hans.

      “Cosa?”

      “Non puoi andartene adesso. Guarda cosa hanno fatto a mia moglie.”

      “Hans, sono sicuramente lupi. Tu...tua moglie avrebbe dovuto essere più attenta e se accetti un consiglio, dovresti trasferirti al villaggio. Questa fattoria è troppo isolata, vicino alla foresta”

      “Per favore, ragazzo. Nessuno si preoccuperà per noi come te. Posticipa la tua partenza. Non abbandonarci.”

      “Non posso. I preparativi per il mio matrimonio sono già pronti. Ho solo pochi giorni per arrivare ad Isalia e...”

      Hans pose


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