Il Clan Del Nord. Jessica Galera Andreu
fa.”rispose. “Tutto è finito. Likara si è arresa e gli attacchi a Vianta non ce ne saranno mai più.”
Sylvaen afferrò Jaren per il viso e lo baciò intensamente, quasi disperatamente, come se in qualche modo avesse intuito quello che stava per accadere e volesse approfittare degli ultimi momenti di desiderio che si era scatenato dal primo momento. Ma Sylvaen non sapeva niente, e in quel momento per la felicità che appariva nei suoi occhi, non sembrava nemmeno prendere in considerazione l'opzione. Spostò la ciocca di capelli che le cadeva sul viso e fissò con i suoi occhi scuri quelli di Jaren, cercando di mostrare una calma che non sentiva.
“Sei ferito”mormorò, accarezzando il sangue che ancora colava sul viso del giovane. “Siediti, ti ricucirò quel taglio”.
Obbedì senza fare domande, cercando di trovare dentro di sé le parole per comunicarle ciò che era venuto a dirle. In numerose occasioni avevano discusso circa la questione, come lui stesso aveva ricordato ad Erik, ma Sylvaen fingeva che quelle conversazioni non fossero mai avvenute, omettendo quella parte della vita di Jaren che non gli piaceva e su cui non fantasticava.
Il principe la guardava mentre preparava gli strumenti per curare la sua ferita, come aveva fatto tante volte prima. Sylvaen non passava inosservata alla maggior parte dei giovani di Vianta, e l'aveva constatato lui stesso di persona nei tre mesi che era stato lì: occhi scuri, capelli rossi lisci, pelle chiara, labbra carnose, curve generose. “Cosa si può chiedere di più?”pensava. Ma al di là della semplice attrazione tra di loro, Jaren non aveva mai sentito quello che sentiva lei, quello che voleva Erik stesso. Sylvaen era sempre stata un angelo per lui, come il resto di Vianta. In numerose occasioni gli aveva offerto un piatto di cibo caldo e lo aveva tenuto sveglio nelle notti in cui era stato ferito e aveva la febbre dopo gli attacchi subiti nel villaggio. Rendersi conto di tutto questo e non riuscire ad innamorarsi di lei, come avrebbe voluto Erik, lo portò a chiedersi se fosse mai possibile che potesse provare qualcosa di sincero , importante e vero, non solo per Sylvaen stessa, ma per qualsiasi giovane donna, al di là della semplice attrazione e del divertimento che aveva cercato fino ad allora in loro, trovandolo un modo così facile che a volte lo faceva stare male con se stesso.
Cedevano al suo fascino, e non in poche, o cedevano solo al titolo che deteneva? Con dei bellissimi occhi verdi e capelli castani, Jaren si era guadagnato la predilezione di molte principesse come prima opzione alla pressione dei suoi genitori. I loro matrimoni sarebbero stati, come il suo, atti organizzati per soddisfare gli alleati e raggiungere obiettivi lontani dalla loro felicità, in modo che il minimo che potessero sperare fosse assegnarle a uno dei principi più desiderabili di quelle vaste terre. Forse, pensava, innamorarsi non era qualcosa di destinato a lui, e siccome era fidanzato con una ragazza che non conosceva nemmeno, forse era meglio così, perché come avrebbe poi portato avanti il suo fidanzamento se era innamorato di qualcun'altra? Non si era nemmeno curato di sapere come fosse quella giovane donna che non aveva mai visto in vita sua e che probabilmente avrebbe incontrato non appena fosse tornato a Isalia.
“Questo ti farà male.” la voce di Sylvaen lo ridestò dai suoi pensieri. Annuì e sentì immediatamente l'ago perforargli la tempia. Chiuse gli occhi per il dolore e sbuffò. “Mi dispiace”si scusò lei.
“Non preoccuparti.”
“Prometto di farmi perdonare. Domani possiamo passare la mattinata alla cascata, e poi ho pensato che potremmo mangiare al lago Issen.”La giovane donna lo guardò, fermandosi un attimo.
“Non ci basterà una vita per poterti ringraziare di tutto quello che hai fatto per noi, Jaren.”consluse, prima di baciarlo ancora sulle labbra.
“Sylvaen, devo tornare ad Isalia.”
Si fermò di nuovo e senza aprire bocca, senza fare il minimo gesto, Jaren vide che le sue parole furono come uno schiaffo, l'avevano fatta tornare a quella realtà che Sylvaen ignorava con tanto accanimento.
“Te ne vai?”
“Mio padre ci ha ordinato di tornare subito, ora che tutto è finito. Lascerò alcune guardie al confine finché tutto non si sarà sistemato, ma devo ritornare a casa.”
Con sollievo di Jaren, Sylvaen continuò a risanare la sua ferita fino a quando non ebbe finito in un paio di minuti. Poi incrociò le braccia davanti a lui e la sua espressione si trasformò in un blocco di ghiaccio, lottò con le lacrime che cercava di trattenere.
“E...noi?”alla fine osò chiedere.
Jaren si alzò.
“Mi dispiace. Ne avevamo già parlato prima. Devo tornare.”
“Chiederti...di portarmi con te sarebbe assurdo, vero?”
“Sylvaen lo sai cosa mi aspetta a Isalia.”
Lei sorrise e scosse la testa.
“Stai ancora pensando di sposarla?”
“Non ho scelta. Non è qualcosa che ho deciso io.”
“Ma tu lo accetti e basta.”
“E cosa potrei fare?”
“Non posso credere che tu sia così bellicoso in battaglia e così diligente con il re.”
“Non è in gioco solo il mio futuro, ma quello di Isalia. L'alleanza con Esteona conviene al regno di mio padre. La guerra si è complicata e ha bisogno di alleati che...”
Sylvaen si avvicinò a lui, che quasi inciampò con la sedia dietro di lei e lo abbracciò forte, coprendogli di baci il viso, le labbra, il collo. Jaren chiuse gli occhi e cercò dentro di sé un modo per troncare lì. Forse ascoltare Erik era stato un errore, e dare a Sylvaen l'opportunità di provare a convincerlo avrebbe finito per ferire di più la giovane donna.
“Sylvaen, ti prego...”
“Ti amo Jaren. Lo so che è una follia, tu sei un principe e io...io una contadina, ma ti amo. Non lasciarmi, ti prego.”
La porta si aprì in quel momento e Sylvaen si allontanò, davanti al muto ringraziamento di Jaren alla persona appena arrivata: Elessa, la madre della ragazza e di Erik, una donna dal corpo voluminoso, che aveva fatto perdere la testa a molti uomini di Jaren.
“Maestà!”esclamò con entusiasmo
In due lunghi passi la donna fu accanto al ragazzo e lo abbracciò forte dandogli una pacca sulla schiena con tanta veemenza, che le poche parti del corpo che non gli facevano male cominciarono a farlo.
“Mia signora...”
“Ho appena scoperto che è tutto finito!”esclamò con il suo vocione. “Congratulazioni, e che gli dei ti benedicano!”
“Grazie. Abbiamo solo fatto il nostro dovere.”
“Si, si...Lunga vita al re di Isalia, e a suo figlio, ovviamente, al suo glorioso esercito. Ho sentito che ve ne andrete a breve. Spero che almeno stasera rimanete a festeggiare.”
“Certo.”
“Sylvaen”urlò di nuovo. “E' pronta la cena. Jaren potrebbe restare con noi oggi.”
“Lo apprezzo, mia signora, ma vorrei fare un bagno e riposarmi un po'. Ceneremo durante la celebrazione, quindi Sylvaen non dovrà preoccuparsi di cucinare nulla.”
“Per lei non è un fastidio, ma un onore, vero, figlia?”
La donna mise un braccio intorno alla figlia e la strinse contro il suo petto, mentre guardava Jaren, con volto imperscrutabile.
“Esatto.”mormorò, quasi senza voce.
“Comunque”insistette”non ce n'è bisogno.”
“Va bene”concordò la donna”Ci vediamo stasera allora”.
Jaren indietreggiò lentamente e salutò con un silenzioso cenno del capo. Uscendo di casa, si appoggiò al muro e chiuse gli occhi. L'immagine di Sylvaen che lo supplicava di portarla con sé riecheggiava nella sua testa più e più volte. Avrebbe dovuto averlo previsto prima di accettare la richiesta di Erik di