Il Clan Del Nord. Jessica Galera Andreu

Il Clan Del Nord - Jessica Galera Andreu


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mia vita, dammi la pace per aver fatto giustizia alla mia povera Lora. Verranno a prendermi.”

      “Sono animali, Hans. Non sono venuti per lei deliberatamente e non lo faranno nemmeno con te.”

      La lacrima che scivolò lungo la sua guancia rugosa cadde sulla mano di Jaren, che la guardò scivolare fino al bracciolo della sedia a dondolo, e si generò tra loro un silenzio complice. Il vecchio si voltò di nuovo in avanti e fissò il suo sguardo vuoto sul caminetto, mentre teneva in grembo lo scialle della moglie, ancora insanguinato.

      “Un giorno.”concluse infine Jaren “Posticiperò la nostra partenza di un giorno. Domani mattina i miei uomini esamineranno la foresta, cacceranno o spaventeranno quegli animali e ce ne andremo. E' tutto quello che ti posso promettere.”

      Hans annuì in modo appena percettibile. Jaren non sapeva se questo avesse soddisfatto la richiesta del vecchio, o se la sua offerta gli fosse sembrata insufficiente, ma non poteva fare di più per lui e se in soli tre mesi avevano fermato gli invasori, quanto avrebbero impiegato a fermare un branco di lupi?Stimava o sperava in non più di una mattinata.

      Jaren si alzò e tornò fuori, dove l'aria fresca e il sole del mattino sembravano ignari di tutte le disgrazie che avevano scosso Vianta.

      Sbuffò e dopo aver chiuso la porta dietro di sé, si diresse verso il recinto dove era ancora legato Donko, il suo cavallo. Mentre si preparava per montare, una moltitudine di pensieri lo assalì: sua madre, suo fratello. Raramente pensava a quello e a Isalia, soprattutto alla presenza del re, la questione era severamente vietata, ma era qualcosa che in un modo o nell'altro lo aveva sempre accompagnato. Col passare degli anni l'immagine di sua madre iniziava a sbiadire, era morta quando entrambi i fratelli erano soltanto dei bambini, a seguito dell'attacco di lupi mentre tornavano al castello di Isalia attraverso la foresta. Il coraggio di Zoran era servito a salvare la vita di Jaren, che era un anno più giovane, ma il prezzo da pagare oltre alla vita della regina, morta pochi giorni dopo, era stato eccessivo per il primogenito del re: un'imponente cicatrice gli solcava il viso da un lato all'altro in un ricordo perpetuo di ciò che era accaduto in quella notte piovosa, e quand aveva guardato il suo braccio senza mano, strappata dal morso di uno di quegli animali, aveva perso quasi i sensi . Anche Jaren stesso aveva subito ferite molto meno gravi di quelle che avevano gettato Zoran in una profonda amarezza.

      Jaren si rimboccò la camicia e guardò il nome della regina Mara inciso sull'avambraccio, accanto alla ferita provocata dal taglio su cui, come anche per Zoran, più e più volte il guaritore di suo padre aveva fatto loro applicare un preparato per tenere lontana la malattia, perché secondo lui quei lupi potevano trasmettere tutti i tipi di male che avrebbero potuto mettere in pericolo la vita dei principi di Isalia, come era successo con la regina. Jaren era convinto che ciò non fosse necessario; era sano, come Zoran, ma il re insisteva sulla necessità di essere cauti, preoccupato com'era soprattutto per il trono di Isalia. Il pensiero del fratello gli restituiva anche una percezione egoistica di sé: Zoran doveva esser l'erede al trono, quello destinato a sposare la principessa di Esteona, quello scelto per guidare gli eserciti e quello che avrebbe accompagnato suo padre ad innumerevoli riunioni e incontri tutt'altro che interessanti; ma il carattere di Zoran si era completamente trasformato dopo l'incidente coi lupi, e il giovane era diventato cupo e scontroso,suo padre non poteva, appunto, esporlo come la migliore lettera di presentazione. Non si può nemmeno dire che il re non abbia avuto la sua parte nella depressione del figlio: relegato ad un piano secondario degli eserciti, dove la mancanza della mano destra gli aveva tolto un gran valore. Inoltre il suo volto deformato dalle cicatrici non lo rendeva la prima scelta del re quando cercava alleanze con altri regni attraverso matrimoni, in cui il prescelto era di solito Jaren. Tutti gli ripetevano che doveva sentirsi privilegiato, ma quei privilegi non facevano altro che pesargli sulle spalle come una lastra, la lastra che supponeva la disgrazia del suo fratello maggiore, al quale sentiva di spogliarlo di tutto ciò che gli apparteneva per diritto. L'attacco dei lupi a Vianta riportò in vita gran parte di quanto accaduto quella notte, di cui aveva un vago ricordo, di quando aveva appena otto anni.

      Girò la testa e scorse una figura che avanzava a cavallo: era Erik, e contrariamente a quanto gli accadeva di solito, in quel momento era la persona che meno voleva vedere. Il ragazzo scese dal destriero e gli si avvicinò.

      “Non posso crederci.”disse, guardandosi intorno nella fattoria. “Hai visto il corpo di Lora? Mi sono appena imbattuto in quelli che lo trasportano e non ci credo. Pensi che possano essere lupi?”

      “Cos'altro sennò?”rispose seccamente.

      “Pare che siamo maledetti.”

      Jaren gli lanciò un'occhiata fugace mentre slegava Donko e camminava, tenendo le redini. Erik lo seguì con il suo cavallo.

      “Non dire sciocchezze!”rispose il principe.

      “Sciocchezze?Prima la guerra e ora questo. Cosa succederà dopo?”

      Jaren sorrise scuotendo la testa.

      “Scommetto che tu non vedi l'ora di andare via da qui, giusto? E che saresti capace di tutto pur di lasciarti alle spalle Vianta. Passeresti sopra qualunque cosa o chiunque.”

      “So che ti sei innamorato di questo villaggio e di nient'altro.”rispose, non privo di meno sarcasmo.”Ma io la odio.”

      Jaren si fermò e gli lanciò uno sguardo fulmineo, cosa che gli sarebbe costata molto. Sentì il sangue ribollirgli nelle vene quando si ricordò del trabocchetto che lui, sua sorella e sua madre gli stavano preparando, ma non potè fare a meno di vedere Erik, il primo che gli aveva parlato al suo arrivo a Vianta, quello che gli aveva aperto le porte di casa sua e presentato così tante persone che ora era grato di conoscere, lo stesso che gli aveva confidato mille segreti e che ne aveva ascoltati tanti di più, comportandosi infine come quel fratello maggiore che Zoran non voleva essere, perché a malapena scambiava qualche parola con Jaren, solo, rinchiuso come viveva in una camera da letto.

      “Già!”

      “Hai parlato con Sylvaen?chiese il ragazzo.”Sono stato a casa un attimo fa e non è uscita dalla sua stanza.”

      “La tua pressione insopportabile affinché io stia con lei fa parte del vostro piano di cambiare vita?”

      “Come?”

      “Andiamo! Ho sentito tua madre e tua sorella parlare. Potrei aspettarmelo da molte persone in questo villaggio, Erik, e lo capirei sicuramente, ma da voi...da te...”

      Erik lo prese per un braccio quando Jaren stava per andare via.

      “Di cosa stai parlando?”chiese.

      Il principe si liberò con un brusco movimento.

      “Accetti che tua sorella cerchi di farmi credere che sia incinta in modo che io possa portarla a Isalia con me? Per prenderla in moglie o per mantenere lei, tua madre e te per il resto della mia vita?Non la amo, e anche se fosse il vostro piano mi disgusta. Sono disgustato da voi e da tutte le vostre bugie. Non accetterò alcun tipo di ricatto.”

      L'espressione sul viso di Erik gli fece dubitare che fosse a conoscenza dei piani di sua madre e di sua sorella, anche se trovava difficile credere il contrario, data la sua testardaggine nel volere che Jaren prendesse sul serio Sylvaen e riconsiderasse il suo futuro con lei. Erik zoppicò per un paio di passi fino ad allontanarsi dalla strada che conduceva al villaggio e cadde a terra, voltando le spalle a Jaren.

      “Se ti ho insistito con mia sorella è perché ha confessato di essere innamorata di te”. Jaren lo guardava in silenzio.”Non lo nego: il fatto che Sylvaen ti amasse...la possibilità che tu ricambiassi...Voglio una vita migliore per lei e per mia madre. E come posso ignorare il fatto che tu sia un principe. Ma da lì a...usare sporchi trucchi per costringerti...non lo permetterei mai e poi mai.”

      “Immagini una realtà idilliaca che non esiste ad Isalia, Erik. Mio padre è un uomo estremamente retto e severo. La vita accanto a lui non è una favola. Nemmeno mio fratello rende le cose facili; lui...”

      “Andiamo!Cosa ti mancherebbe?”esclamò Erik, voltandosi.

      “Se intendi materialmente,


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