Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II. Amari Michele

Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II - Amari Michele


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423

Fazzello, Deca I, lib. VIII, cap. II, scrive del palagio reale di Palermo: Hanc (arcem) a Sarracenis primum Panormum adeptis, super veteris arcis ruinis excitatam literæ in eo incisæ indicant. Ma nè egli dà, nè si è mai trovata la iscrizione, e però non allego tal testimonianza.

424

Ibn-Haukal, Description de Palerme, nel Journal Asiatique, IVe série, tomo V, p. 95.

425

Makkari, Mohammedan dynasties in Spain, versione di Gayangos, tomo I, p. 220; Edrisi, Géographie, vers. di Jaubert, tomo II, p. 58 seg.

426

Bekri, versione di Quatremère, Notices et Extraits, tomo XII, p. 473.

427

Bargès, descrizione della Moschea principale d'Algeri al 1830, nel Journal Asiatique, série IIIe, tomo XI, p. 182. Quivi non si dice in vero che di una porta di comunicazione col palagio del governatore.

428

Veggasi il cap. VII di questo Libro, p. 157, 158.

429

Ibn-Haukal, Description de Palerme, nel Journal Asiatique, série IVe, tomo V, p. 22, 23; Nowairi, Enciclopedia, ibid., p. 104, Edrisi, Géographie, versione di Jaubert, tomo II, p. 77.

430

Ibn-el-Athîr, anno 325, scrive che “la gente fu molto aggravata nella costruzione della cittadella.” I pubblicisti musulmani, principalmente Mawerdi, ci danno il comento. Veggasi il cap. I di questo Libro, p. 10, nota 4.

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Cronica di Cambridge, Ibn-el-Athîr e Ibn-Khaldûn, ll. cc.

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Cotesti nomi dalla sola Cronica di Cambridge. La sillaba wa entra in parecchi nomi berberi in vece dell'arabico ibn, figlio. Modû sembra dello stesso conio; non arabico al certo. Si trova in Edrisi con ortografia poco diversa il nome d'un castelletto tra Randazzo e Castiglione, che risponderebbe a Mojo d'oggidì.

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Risponde a Collesano d'oggidì secondo le distanze notate da Edrisi, il quale la dà con questo nome istesso di Kalat-es-Sirât.

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L'ordine delle operazioni militari di Khalîl è dato dalla Cronica di Cambridge e sta bene a martello. Il nome che scrivo Mazara è ””lb”ra, letto dai primi traduttori Kalbara, arbitrariamente nella prima sillaba. Correggendo Mazara non si viene ad alterare alcun dei tratti principali e si trova la importante città nominata da Ibn-el-Athîr. Quanto a Kalbara, o come che si legga la prima sillaba, non v'ha nome noto da potervisi adattare; e non è da pensare nè anco per ombra alla Calabria.

435

Il fatto e il nome nella sola Cronaca di Cambridge, ove il secondo è scritto senza vocali Fkh e si potrebbe legger Foca, o con altra vocale che fu preferita nella version latina, e non è bello ripeterla in Italiano. Ancorchè Fikh significhi in arabico la scienza del dritto, qui è nome d'uomo e d'un luogo che il prese da lui; nè credo abbian gli Arabi tal nome proprio. Al contrario è noto ad ognuno nelle istorie bizantine il casato Foca, illustre in que' tempi: e ciò mi ha suggerito la prima lezione. Nondimeno il latino e (perchè no?) l'italiano potean anco fornire il soprannome d'alcun cristiano di Sicilia, il cui braccio avessero accettato i ribelli musulmani, sì come avean chiesto gli aiuti di Costantinopoli. E in vero presso il Capo di San Marco è un luogo detto Ficana. Questo appunto, e la coincidenza del sito presso Mazara e Caltabellotta, mi ha persuaso che si tratti della penisola del Capo San Marco. Ho interpretato penisola la voce gesîra del testo, che vuol dire anche isola.

436

Si vegga pel XII secolo la geografia d'Edrisi; pel XIII e XIV, i diplomi accennati da Pirro, Sicilia Sacra, p. 136, e da Huillard-Breholles, Historia diplomatica Frederici II imperatoris, tomo I, p. 118, 194; Mortillaro, Catalogo dei diplomi della Cattedrale di Palermo, p. 90; e pel XVI, la descrizione di Fazzello, Deca I, lib. X, cap. III.

437

La Cronica di Cambridge accennando sola questo fatto, usa la espressione sebi, che vuol dir propriamente le donne e fanciulli prigioni. Parmi qui adoperata in significato più largo.

438

Il nome etnico di 'Attâf è dato dal solo Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, p. 165.

439

Quest'ultimo periodo della rivoluzione si ricava in parte dalla Cronica di Cambridge, anni 6447 a 6450, presso Di Gregorio, Rerum Arabicarum, p. 48, 49; in parte da Ibn-el-Athîr, anno 325. Si veggano anche il Baiân, ediz. Dozy, tomo I, p. 223; Abulfeda, anno 325; Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, versione, p. 164, 165. Il Nowairi, presso Di Gregorio, p. 15, accenna la venuta e la partenza di Khalîl, senza far motto della guerra. Il Rampoldi, Annali, tomo V, p. 213, 217, 221, 223, 230, anni 937, 938, 939, 940, 941, aggiugne di capo suo una ribellione in Palermo in questo secondo periodo, aiutata dai Bizantini; e che il governo d'Affrica mandasse grani in Sicilia.

440

Era modo familiare il chiamare col keniel, ossia primo soprannome, anzichè col nome proprio o col titolo di dignità.

441

Confrontinsi: Baiân, l. c., e Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 104 recto.

442

Peccato, poichè i pubblicisti più accreditati non permetteano di uccidere i ribelli presi con le armi alla mano, nè di tenerli in prigione finita che fosse la guerra, nè di prendere i loro beni, nè di far cattive lor donne e figliuoli. Veggasi Mawerdi, Ahkâm Sultanîa, ediz. Enger, p. 98 e seg.; The Hedaya, versione inglese di Hamilton, lib. IX, cap. IX, nel tomo II, p. 250. Nell'impero ottomano prevalsero poi dottrine più tiranniche, le quali si ricerchino in D'Ohsson, Tableau de l'Empire Ottoman, tomo VI, p. 253.

443

Confrontinsi: Ibn-Abbâr, MS. della Società Asiatica di Parigi, fog. 104 recto; Baiân, tomo I, p. 223; Ibn-el-Athîr, MS. C, tomo IV, fog. 343 recto, anno 333.

444

Significa, “Que' che dicono: Non vogliam saperne nulla.” Proprio come i Know-nothings d'America.

445

Veggasi: Tigiani nel Journal Asiat., série IVe, tomo XX, p. 171, seg.; Ibn-Khaldûn, Histoire des Berbères, passim.

446

È voce arabica che significa “buona nuova;” un de' nomi che volentieri si davano alli schiavi. Andrebbe meglio trascritta in francese Bochra, che non si può rendere col nostro alfabeto. Tigiani dice costui siciliano (sikilli); il testo d'Ibn-Khaldûn pubblicato da M. De Slane porta Schiavone (saklabi); nè so determinar la vera lezione. La critica storica ci ricorda che tra gli schiavi e mercenarii dei Fatemiti vi fossero al paro e Siciliani e Slavi. La differenza tra coteste due voci in scrittura arabica è lievissima, e però il merito dei MSS. non può servire di argomento decisivo. Nondimeno, Tigiani fu erudito più diligente che Ibn-Khaldûn, e i MSS. delle sue opere, copiati assai men sovente che quelli d'Ibn-Khaldûn, sembrano men sospetti d'errore.

447

Queste due battaglie sono raccontate da Tigiani, Journal Asiatique, série IVe, tome XX, p. 101, seg. Si vegga anche Ibn-Khaldûn, Storia dei Berberi, testo arabo, tomo II, p. 18, 19.

448

I dotti e la cittadinanza di Kairewân seguirono con molto zelo Abu-Iezîd all'assedio di Mehdia. Chi mai scriverà questo bel tratto di storia, non dimentichi le notizie che ne dà il Riâdh-en-Nofûs, fog. 89 verso a 91 verso. Quivi si narra la deliberazione presa dai fakih nella Moschea giami' di Kairewân; i dotti che s'armavano; le corporazioni che veniano in arnesi di guerra con lor bandiere di varii colori scritte


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