Leonis Diaconi Caloensis, l. c. L'anonimo dice che i Veggenti per virtù divina abbondavano in Sicilia com'ogni altro prodotto del suolo. Τὸ δὲ καὶ απὸ τινος τῶν ὲν τῇ χώρα δεοπτικῶν (πλεονεκτεῖ γὰρ καὶ τῇ τοῦτων φορᾷ τῆς ἄλλης εὺδηνιας οὺκ ἔλαττον.)
470
Liutprandi Legatio, presso Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, tomo II, parte I, p. 485. “Hippolytus quidam Siciliensis episcopus.” La Cronica di Cambridge citata al capitolo VIII di questo Libro, p. 172, ha: “Leone vescovo della Sicilia;” nè la costruzione arabica permette d'interpretare “uno dei vescovi di Sicilia.”
471
Si vegga il cap. VII del presente Libro, p. 173.
472
De Thematibus, p. 58, ediz. di Bonn, tomo III, delle opere di Costantino: καὶ τὰς λοιπὰς πόλεις τὰς μὲν ἠφημωμένας, τὰς δὲ κφατουμένας παφὰ τῶν Σαρακηνῶν.
473
Costantino Porfirogenito, op. cit., p. 60, e De administrando imperio, p. 225.
474
Libro II, cap. XII, p. 470, 471 del primo volume.
475
Libro II, cap. VI e IX, vol. primo, p. 323, 325, 407.
476
Journal Asiatique, série IVe, vol. V, 1845, p. 105, nota 9.
477
Veggasi il Libro IV, cap. III, su la popolazione musulmana al 962.
478
V'era in Palermo un borgo di Giudei. Ibn-Haukal, nel Journal Asiatique, vol. cit., p. 97.
479
Riâdh-en-Nofûs, fog. 71 recto. Sa'îd morì il 302. Il biografo aggiugne che costui toccò i danari per favore di Ibrahim-ibn-Ahmed; non sappiamo se per aver tolto qualche difficoltà fiscale, ovvero per avergli fatto pagare i 400 dînar con tratta sul tesoro di Kairewân. Sa'îd, avvezzo a vita peggio che frugale, spese 200 dînar a fabbricarsi una casa; 50 in vestimenta; 50 in tappeti, stoviglie e altre masserizie; e ne serbò 100 per mantenimento del resto della sua vita. Di che riprendendolo gli amici, rispose che avea a ufo dei 100 dînar, poichè il quarto d'un rotolo di carne gli bastava una settimana. Il primo giorno, dicea, mangio il brodo delle ossa; il secondo quel dei tendini; dal terzo al sesto certi piatti di bietole mescolati or a fave, or a ceci, or a pastinache; e il settimo dì la carne!
480
Ibn-Haukal, Journal Asiatique, vol. cit., p. 93.
481
Squarcio della vita di Ibn-Giolgiol (in francese Djoldjol) per Ibn-abi-Oseibia, testo e versione di M. Sacy, in appendice alla Rélation de l'Egypte par Abdallatif, p. 549, seg., e 493, seg.
482
Veggasi il Libro I, cap. VI, e Libro II, cap. II, nel volume primo, p. 149, seg., 253, seg.
483
Questo era soprannome. Il nome intero Abu-Sa'îd-Abd-es-Selâm-ibn-Sa'îd-ibn-Habîb-ibn-Hasân-ibn-Helâl-ibn-Bekkâr-ibn-Rebia', della tribù arabica di Tonûkh. Così il Riâdh-en-Nofûs, fog. 39 verso. Confrontisi Ibn-Khallikân, versione inglese, tomo II, p. 131.
484
Si vegga il cap. IX di questo III Libro nel presente volume, p. 188. La data della morte si argomenta dal posto dato a questa biografia nel Riâdh-en-Nofûs, fog. 57 verso. Iehia-ibn-Omar spese seimila dînar per lo studio della giurisprudenza. Andò in Spagna, donde fu detto Andalosi; e in Oriente, dove fece, come tutti coloro che il poteano, un corso di lingua e poesia, dimorando nelle tende dei Beduini in Arabia. In cotesta peregrinazione scientifica, durata sette anni, consumò quasi il suo avere. Riâdh-en-Nofûs, l. c.
485
Riâdh-en-Nofûs, fog. 79 recto.
486
Intendo non solamente copista, come suonerebbe tal voce nel medio evo, ma uom dotto che sovente compilava sul dettato dei maestri. Costui segnalavasi tra gli editori d'Affrica per tenace memoria e scrupolosa esattezza.
487
Il testo dice che costui, per nome Ahmed-Kasri (ossia del Castel vecchio presso Kairewân), non avendo da comperar carta, si vendè il giubbone e col prezzo acquistò dei rokûk. Tal voce secondo i dizionarii è plurale di Rekk, “carta o pergamena.” La definizione è vaga, o il senso variò coi tempi e i paesi. Ma leggiamo in Masudi, Biblioteca Arabo-Sicula, p. 2, che la pomice di Sicilia si adoperava a radere lo scritto nei difter e nei rokûk. Indi mi par manifesto che quest'ultima voce significava, nel X secolo, “pergamena vecchia.” La voce che ho reso carta è wark. Si comprende poi benissimo che la carta nuova dovesse costare in Affrica assai più cara che i codici latini e greci, merce inutile, da ripassarsi con la pomice prima di adoperarli. Quanti preziosi Manoscritti antichi dovettero perire in questa guisa!
488
Riâdh-en-Nofûs, fog. 79 recto.
489
Ce ne fornisce un esempio curioso il MS. della Biblioteca di Parigi, Ancien Fonds, 277, fog. 100 recto, seg. In questa compilazione legale del secolo XVI si tratta tra le altre cose delle acque stagnanti delle quali fosse lecito far uso nelle abluzioni. Come la traduzione vuol che queste acque abbian certo volume, così il compilatore si crede obbligato a indicare i modi geodetici di misurar la superficie delli stagni, e fa a quest'effetto un lungo trattato con figure geometriche.
490
Aggiungo questo perchè Ibn-Haukal parla del papiro di Palermo, nel Journal Asiatique, série IVe, tomo V, p. 98.
491
Riâdh-en-Nofûs, fog. 77, verso. Ancorchè cotesta biografia si legga nel 316, sembra errore da correggersi 312, secondo l'ordine cronologico che comincia poco innanzi nel Riâdh. Secondo Dsehebi, Kitâb-el-'iber, MS. di Parigi, Ancien Fonds, 646, tomo I, anno 320, seguì in questo anno la morte di Meimûn, ormai centenario, paralitico e rimbambito.
492
Baiân, testo arabico, tomo I, p. 160.
493
Op. cit., p. 138. Marwazi è nome etnico che si riferisce a Merw in Khorassân, ad un borgo di Bagdad, e fors'anco ad un villaggio. Veggasi il Lobb-el-Lobbâb di Soiuti, ediz. di Leyde, p. 242, con la nota t.
494
Makrizi, Mokaffa, MS. di Leyde 1366, al nome Mohammed; Soiuti, Tabakât-el-Loghawîn, MS. di Parigi, Suppl. Arabe, 681, e MS. del dottor John Lee, allo stesso nome. L'epoca e la qualità di liberto degli Aghlabiti, fan supporre nato costui in Sicilia, ove si fossero rifuggiti i genitori. La famiglia par di origine persiana a cagion di quel nome di Korassân, quantunque non abbia la forma di aggettivo patronimico che sarebbe Khorassânî. I Beni-Korassân furon signori di Tunis nel XII secolo.
495
Riâdh-en-Nofûs, fog. 60 recto. L'autore Maleki, il quale non visse di certo innanzi la fine del X o principii dell'XI secolo, cita qui con la frase: Narra Abu-Bekr etc. Da ciò argomentiamo che Maleki avea sotto gli occhi uno scritto, non un racconto inserito da autore più moderno, il cui nome avrebbe citato com'ei suole.
496
Costui non è detto siciliano nel Riâdh; ma lo sappiamo d'altronde. Si vegga a p. 224, nota 3.
497
Riâdh-en-Nofûs, fog. 107 verso.
498
Si vegga la p. 222.
499
Riâdh-en-Nofûs, fog. 73 verso.
500
Si vegga il Libro II, cap. X, p. 420, del primo vo