Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II. Amari Michele

Storia dei musulmani di Sicilia, vol. II - Amari Michele


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qui val meglio che tanta dottrina!”

449

Il cenno che do di questa grande rivoluzione è tolto da Ibn-el-Athîr, anni 333, 334; MS. C, tomo V, fog. 343 recto a 346 recto; Baiân, tomo I, p. 200 a 228; Tigiani, Journal Asiatique, série Ve, tomo I, p. 178, seg.; Ibn-Khaldûn, Storia dei Berberi, testo, tomo II, p. 16 a 23; Ibn-Hammâd, Journal Asiatique, série IVe, tomo XX, p. 470, seg. Per le date, seguo a preferenza Ibn-el-Athîr. Si veggano anche il Riâdh-en-Nofûs, fog. 89 verso, seg.; Iehia-ibn-Sa'îd, Continuazione di Eutichio, fog. 87 verso; Ibn-Khallikân, versione di M. De Slane, tomo I, p. 218, seg., e III, p. 185.

450

Ibn-Hammâd, op. cit., p. 497.

451

Cronica di Cambridge, op. c., p. 49, an. 6450.

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’Ο Κρηνίτης Χαλδίας τῆς Καλαβρίας γεγόμενος στρστηγὸς. Nella edizione di Parigi fu aggiunto tra parentesi παρὰ dopo il nome proprio; e fu tradotto Crenita Chaldiæ in Calabria prefectus; la quale versione non è mutata nella edizione di Bonn, ancorchè sia stato ridotto a miglior lezione il testo, Chaldia era nome d'un tema bizantino, che avea per capitale Trebisonda nell'Armenia minore; e qui indica la patria di quel barattiere, non la sua sede in Calabria, ove non fu mai luogo di tal nome. Si vegga per Caldia, Costantino Porfirogenito, De Thematibus, p. 30, e De administrando imperio, p. 199, 209, 226, ediz. di Bonn.

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Cedreno, ediz. di Bonn, tomo II, p. 357.

454

Cedreno, l. c. Costantino riprese il comando dell'impero in dicembre 944.

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Cronica di Cambridge, l. c. Il cronista avea ben dato il titolo di emir a tutti i precedenti infino a Sâlem; e nol dimentica parlando poco appresso del kelbita Hasan-ibn-Ali.

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Nowairi, presso Di Gregorio, p. 15, senza nominare Ibn-Kufi. Il Nowairi direbbe secondo la versione: “Anno 334, præfectus electus fuit Mohammed ben el Aschaat, qui usque ad annum 336 leniter gessit imperium;” ma va corretto secondo il testo: “Fu wâli in Sicilia l'anno 334 Mohammed-ibn-Asci'ath; e resse gli affari infino al 336 (Ibn)'Attâf.” L'oscurità di questo passo, che mosse M. Caussin a considerare, fuor d'ogni regola grammaticale, il nome proprio 'Attâf come sostantivo o aggettivo, viene appunto dalla dubbiezza del compilatore; il quale, trovando due nomi di governanti nello stesso tempo, impiastrò l'uno essere stato wâli fino al 34, e l'altro avere tenuto la somma delle cose fino al 36. Ibn-el-Athîr, incontrata, com'ei pare, la stessa difficoltà nelle croniche, se ne cavò col silenzio. Non disse degli altri; non disse del tempo in cui Ibn-'Attâf prendesse il governo; ed occorrendogli di nominarlo, non gli diè alcun titolo. Se si volesse seguire il Nowairi senza badare all'ambiguità delle sue parole nè al silenzio della Cronica di Cambridge e d'Ibn-el-Athîr, si potrebbe supporre che nel 34 fu fatto emiro Ibn-Asci'ath; e dal 35 al 36 governò di nuovo Ibn-'Attâf. Il Rampoldi, tomo V, p. 256, anno 945, citato dal Martorana, tomo I, p. 217, nota 13, dice che Mohammed-ibn-Asci'ath fosse stato precettore di Mansûr. Non credo che i compendii ch'egli ebbe alle mani gli abbian potuto fornire tal notizia. Al suo modo di compilare supporrei piuttosto un enorme anacronismo che l'abbia portato a confondere questo Ibn-Asci'ath con l'autore della setta dei Karmati, del quale ho fatto cenno nel Libro III, cap. V, p. 116 di questo volume.

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Confrontinsi: Ibn-el-Athîr, anno 336; Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, p. 165, 166, e il breve cenno del Nowairi presso Di Gregorio, p. 15. Il passo di quest'autore che Di Gregorio tradusse: “De perturbato rerum Siciliensium statu, et quod in earum administratione nonnulla vitia irrepsissent;” e M. Caussin: “La peine que lui donnaient les habitants et le mauvais état des affaires;” si renderebbe più correttamente: “Che i Siciliani rimbaldanzivano, e piegavano al male;” cioè si disponeano alla ribellione.

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Ibn-el-Athîr; da cui tenghiamo i particolari di questi fatti e di quei che seguirono all'arrivo di Hasan in Sicilia, non segna altre date che il tumulto di Palermo a 1º scewâl 335, e la elezione di Hasan il 336 (22 luglio 947 a 9 luglio 948). La Cronica di Cambridge non porta altra data dell'arrivo di Hasan che il 6456 (1 sett. 947 a 31 ag. 948); ma un fatto che racconta dopo, ci porta a supporre l'arrivo verso la fine dell'anno costantinopolitano. Da un'altra mano si sa (Ibn-Hammâd citato di sopra ap. 202) che Mansûr sino alla fine di giumadi 2º del 333 (gennaio 948) facea condurre per le strade di Kairewân la pelle imbottita di Abu-Iezîd; che poi volea mandar in Sicilia quella e la testa di Fadhl con Hasan; e che la barca fece naufragio, ec. Infine Ibn-el-Athîr nota che dopo l'uccisione di Fadhl, figliuolo di Abu-Iezîd, il califo tornava a Mehdia, di ramadhan 336 (marzo ed aprile 948); ed è da supporre ch'ei non abbia pensato alle cose di Sicilia prima di questo. Però credo che l'arrivo di Hasan in Sicilia si debba protrarre fino a giugno o luglio 948.

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Ibn-el-Athîr, solo narratore in questo luogo, scrive: la gente d'Affrica. Senza il menomo dubbio accenna agli Arabi venuti di recente dall'Affrica. I coloni si chiamavano Siciliani; i Berberi, i Kotamii, ciascuno col suo nome.

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Così Ibn-el-Athîr. Palermo avea un cadi; onde il titolo di Hâkim è generico qui in significato di magistrato, ovvero è adoperato perchè vacasse l'oficio in quel tempo, e, invece di cadi eletto dal principe, rendesse ragione un supplente. Hâkim si addimandò, dopo il conquisto normanno, il capo della municipalità di Malta; ma mi sembra fatto eccezionale, nato dalla dominazione cristiana.

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Ibn-el-Athîr, anno 336; Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, p. 166. Quivi si legga sempre “Tabari” invece di “Matîr,” ch'è errore del MS. sul quale fece la versione M. Des Vergers.

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Questo riscontro mi è suggerito dal bello studio del professore Dozy, su le fonti della storia de' Musulmani Spagnuoli, Histoire de l'Afrique etc., intitulée Al-Bayano-'l-Moghrib, Introduction, p. 16, seg.

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La Cronica di Cambridge, che sola porta la data e il supplizio, dice: “Venuto il giorno di mila” che fu un lunedì, l'emiro etc.” La voce che ho trascritto dall'arabico e che è chiara nel MS., significa il Natale de' Cristiani, sol che vi si aggiunga un d alla fine ove ho messo le virgolette. I primi editori supplendo invece un'altra lettera scrissero Mi'âd “giorno prefisso” come si potrebbe tradurre. Ma questa voce oltrechè sarebbe insolita, imbroglierebbe il fatto or che Ibn-el-Athîr ci racconta l'ordine del tradimento palatino, e farebbe mancar la data del giorno; la quale non è probabile che il cronista avesse trascurata, mentre designava il giorno della settimana. Il Natale del 948 cadde appunto in lunedì.

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Debbo avvertire che Ibn-el-Athîr dal quale tenghiamo i nomi, narra il tradimento, la cattura, la confiscazione, non il supplizio: il casato che dovrebbe trovarsi dopo il nome di Mohammed è lasciato in bianco in uno dei MSS., e manca al tutto negli altri due. La Cronica di Cambridge al contrario dice della uccisione dei “côlti alla rete, tra i quali un Marisc (in inglese sarebbe Marîsh) e i suoi compagni.” Questo nome fu scritto dal traduttore inglese, Coreish; ma il codice dà chiarissima la iniziale m. Non l'ho scritto nel testo, parendomi soprannome e che debba indicare il capo della fazione, cioè Ismaele-ibn-Tabari; e ciò sembra confermato dai significati della voce Marîsc dati dal Meminski, cioè “saetta impennata” e una specie di pomo. Marîs sarebbe dei nomi che si danno ai leone.

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Confrontinsi: Cronaca di Cambridge, ibn-el-Athîr, Ibn-Khaldûn, ll. cc.

466

Si vegga il Libro IV, capitolo III.

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Capitolo X del presente Libro, p. 203-204 di questo volume.

468

Non va in questo periodo l'autore anonimo della Vita


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