Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1. Bertini Giuseppe

Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1 - Bertini Giuseppe


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i loro differenti sistemi, io li rispetto tutti: ma mi è parso dopo la lettura delle loro opere, che si poteva trovare un metodo più succinto, che spogliato di lunghi ragionamenti, animarebbe a darsi con minore ripugnanza allo studio dell'Armonia, rendendola più facile.” (Dans la Pref.) Non bisogna considerar quest'opuscolo come classico o teoretico, ma solo come didattico, col di cui ajuto potrà, ciascuno non avendo ancora che i primi principj di musica, familiarizzarsi in brevissimo tempo con tutti gli Accordi usati da' nostri migliori autori, e conoscere le loro principali risoluzioni.

      Alardo (Gugl. Lamperto) teologo protestante, poeta coronato, nacque nell'Holstein nel 1602. Oltre a più dotte opere pubblicò a Schleusingen nel 1636, un trattato in 39 capitoli: De Musicâ veterum, al di cui fine vi aggiunse il compendio della musica di Mich. Psello in greco con la sua versione latina. Egli morì l'anno 1672. (V. Walther, Heumann Gonsp. rei liter. Hanov. 1746.)

      Alberico monaco di Monte Casino, morto in Roma verso la fine dell'undecimo secolo (secondo il Fabricio circa all'anno 1088.) Oltre a più opere ch'egli ha lasciate, scrisse ancora un libro su la Musica. (V. Tiraboschi tom. 3.)

      Alberto il Grande, dotto vescovo di Ratisbona, dell'ordine dei predicatori nato a Lavengen nel 1190, della famiglia de' conti di Bolsted; professò molte scienze alla maniera del suo secolo in Roma, a Parigi, a Strasburgo ed in Colonia. Egli è autore di più opere tra le quali trovasi eziandio un trattato: De Musicâ, ed un comentario sulla Musica di Boezio. Morì costui nel 1280.

      Alberto Veneto, così detto dal luogo di sua nascita visse su la metà del sec. 16 dell'ordine dei predicatori, abbiamo di lui: Compendium de arte musices. (V. Joecher.)

      Albino è il primo tra i Latini, che abbia scritto sulla Musica, ma il suo libro si è perduto. Il di lui Compendio di musica, che forse non era che un estratto degli scrittori armonici de' Greci, esisteva a' tempi di Cassiodoro. “Mi ricorda, dice egli (Divin. lect. c. 8.) di aver posseduto nella mia biblioteca in Roma, e di avere attentamente percorso il breve trattato di Musica del magnifico uomo Albino, ma che forse si è ora smarrito per l'irruzione dei Barbari.” Di lui fa anche menzione Boezio (lib. 2 de Musica c. 12.)

      Albrecht (Giov. Lorenzo) poeta coronato dell'imperatore, direttore di musica nella chiesa principale di Muhlhausen nella Turingia, nacque nel 1732. Filippo-Christof. Rauchfust, organista di Gœrmar, gli diè per tre mesi le prime lezioni di musica; dopo il 1753 egli studiò di poi la teologia a Lipsia, e nel 1758 ottenne la carica di cantante e di direttore a Muhlhausen, dove morì verso l'anno 1778. Egli è autore di più opere intorno alla musica, fra le quali è da rimarcarsi l'Introduzione ragionata ai principj della musica, 1761 in tedesco. Molte sue composizioni musicali per chiesa, fra le quali la Passione di G. C. secondo gli evangelisti, e più concerti per clavicembalo, trovansi stampate a Muhlhausen e a Berlino. Nel terzo vol. delle Lettere critiche vi ha con più dettaglio la di lui biografia.

      Albrecht (Giov. Gugl.) dottore e professore in medicina a Erfurt, quivi nato nel 1703, fece i suoi studj nelle università di Jena e di Wittemberga. Nel 1734 pubblicò in Lipsia: Tractatus physicus de effectu musices in corpus animatum. Egli fu di poi professore a Gottinga, ove morì li 7 gennaro del 1736. Mr. Kœstner dice della sua opera, che l'autore vi tratta d'una gran quantità di soggetti assai meglio di quel che si era proposto. Egli rapporta diverse guariggioni operate per effetto della musica, ne assegna le ragioni fisiche, e vi aggiugne delle buone ed utili osservazioni mediche. Diamone qualche esempio. Una donna sorda non sentiva affatto proferire le parole, se non quando si accompagnava il discorso con timpani: onde convenne che suo marito prendesse al servizio un sonatore di timpani. Ecco la ragione, che assegna l'A. di questo fenomeno. “In questa donna, egli dice, ed in altri sordi di simil fatta la membrana del timpano uditorio troppo rilasciata in maniera che coll'occasione del tremito dalla umana voce eccitato, si estendesse veramente alquanto, ma non con quella forza, che richiedevasi, per divenire omotona, e perciò concepire e comunicar non poteva la medesima all'aere interno, e quindi non ne seguiva percezione alcuna. Ma unendovi lo strepito più forte di quell'istrumento, distendevasi la membrana, benchè non in quel grado che le lo facesse intendere ma, che tuttavia bastava a tramandarle e farle ricevere il tremore prodotto dalla voce umana, e così in fatti chiaramente l'udiva.” Nelle transazioni filosofiche di Londra del 1678 si rapporta l'istesso esperimento pei sordi, ed Asclepiade suonò i timpani nelle orecchie di uomini sordi per ricomporre loro l'udito con lo scuotimento de' nervi. Nei morbi di melanconia, dice ancora Albrecht, di avere trovata la musica un rimedio molto efficace. “Certuno, dice egli, di un temperamento assai melanconico, e non in tutto ignaro di musica, trovavasi così nojato dai diversi generi di medicamenti de' quali aveva fatto uso, che altri non voleva più usarne, quando preso una volta da un molto grave parossismo, ansiosamente mi richiese, che gli prescrivessi un solo ma energico medicamento. Null'altro allora io gli prescrissi che la seguente ricetta fattagli udire in musica: geduldig, fröhlich allezeit: cioè Siate sofferente, ed allegro sempre. All'udirla l'infermo proruppe in un così grande scroscio di risa, che saltò ben tosto allegro dal letto, e libero appieno del suo male.” La melodia della quale qui si parla, trovasi in note presso Prinz Hist. musicæ Cap. 14. § 53.

      Albrechtsberger (Giov. Giorgio) nato a Klosterneuburg apprese l'accompagnamento e la composizione sotto Monn organista della corte, posto, ch'egli stesso conseguì poi nel 1772 nel quale anno fu nominato membro dell'accademia musicale di Vienna; nel 1793, divenne maestro di cappella della cattedrale di S. Stefano di Vienna, e nel 1798 dell'accademia di musica di Stockolm. Albrechts-Berger era uno de' più dotti contrappuntisti moderni, egli ha formati un gran numero di allievi, fra' quali distinguesi l'ill. Mr. Beethoven. Haydn aveva per lui la più grande stima, e dicesi che consultavalo su le sue opere. Morì li 7 Marzo 1803. Egli compose per chiesa un oratorio in tedesco a 4 voci, e per la società di musica di Vienna, 20 mottetti e graduali in latino. La più parte della sua musica instrumentale è stampata in Vienna. Il suo trattato elementare di composizione, pubblicato in lingua tedesca a Lipsia nel 1790, è una delle migliori opere, e relativamente alla generazione de' tuoni, all'armonia e al contrappunto moderno è quel che era per gli antichi il Gradus ad parnassum di Fux; ma è questo molto più metodico ed assai meglio disposto dell'opera di quest'ultimo.

      Albrici (Valentino) cel. compositore italiano sul principio del secolo 18, lasciò un Te Deum a due cori, di cinque voci ciascuno, a grande orchestra. V. il cat. di Breitkopf.

      Al-bufaragio Scrittore arabo assai dotto del decimo secolo, che al riferire dell'ab. Andres, scrisse un libro di elementi di Musica, ed una raccolta di tuoni (Dell'orig. ec. tom. 2.)

      Alceo di Mitilene era al dir di Laerzio (l. 1 de Pithag.) di un genio torbido ed inquieto: professava altamente l'amore della libertà e cadde in sospetto di nutrire secretamente il desiderio di distruggerla (Strab. l. 13.) Prese il partito de' malcontenti per sollevarsi contro Pittaco re giusto e pacifico di quella capitale. Abilissimo che egli era nel canto instrumentale, armandosi della lira, andava attorno le case dei principali di Mitilene, cantando delle villanie e delle sanguinose satire contro questo principe. Li cittadini resero giustizia al savio loro re, e bandirono Alceo dalla patria. Vi ritornò quindi alla testa de' fuorusciti, e cadde in mano dell'oltraggiato principe, che si prese di lui una luminosa vendetta col perdonargli (Arist. de repub, l. 3, c. 14; Laert. ib §.76.) La poesia, la musica e l'amor del vino gli servirono di conforto nelle disgrazie; egli è inventore del ritmo, dal suo nome detto Alcaico: cantò i suoi amori, le sue militari fatiche, i suoi viaggi e le calamità del suo esilio (Orazio l. 2 od. 13). Divenuto egli amante dell'illustre Saffo, e ritenuto dal rispetto, che ispiravagli la modestia di quella saggia donna, di palesarle di presenza il suo amore, così le scrisse. Vorrei spiegarmi, ma vergogna me l'impedisce. Quella gli ripose: Non c'è vergogna senza delitto; essendo voi ardito per tutto il resto. Leggonsi in Ateneo i versi di Alceo, in cui descrive come era ornato l'atrio della sua casa di usberghi, lance, magli, scudi, pugnali: il suo stile si piega ad ogni sorta di argomenti, e le sue composizioni che formano l'ammirazione della posterità, sono figlie d'una spezie d'ubbriachezza (Dionys. Alicarnassensis t. 5.) Egli era nello scrivere come nell'agire rebus et ordine dispar, secondo il giudizio di Orazio. Un certo Callia fece delle annotazioni ai versi di Alceo (Strab. loc. cit.): fiorì questo Poeta-Musico sette secoli innanti l'era cristiana nell'olimpiade


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