Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1. Bertini Giuseppe
il metodo, e a slargarne i confini. Tali furono un Marchetti maestro del re Roberto di Napoli, e Prosdocimo ambi di Padova, e Mascardio e Franchino Gaffurio di Lodi, e Anselmo Parmigiano, e Fisifo da Caserta e più altri. Nel secolo XV e su i principj del seguente cominciossi ancora in Italia a dissotterrare e a tradurre in latino le opere dei Greci Armonici. Niuno di questi Scrittori era stato sino allora pubblicato nè in greco, nè in latino. Giorgio Valla da Piacenza nel 1497, diè il primo una versione latina dell'Introduzione Armonica di Cleonide, o del preteso Euclide, insieme con l'Architettura di Vitruvio, ove questo latino Scrittore tratta ancora di musica. Valgulio da Brescia nel 1507, diè al pubblico una non spregevole traduzione del Dialogo su la Musica di Plutarco con un suo Discorso su l'Antica Musica, e contenente la spiegazione di più termini musicali di questo autore. Troviamo in oltre che nelle opere del prelodato Gaffurio stampate sulla fine del decimoquinto secolo vengono da lui citati i Greci Musici Aristosseno, Tolomeo e Porfirio suo scoliaste, il vecchio Bacchio, Briennio e Plutarco. È prova oltracciò del suo sapere la traduzione di Aristide Quintiliano a sua istanza intrapresa da Francesco Burana Veronese circa 1494, che manoscritta si serba in Verona per testimonio del Maffei (Veron. illustrat.)
A promuovere vie più i progressi dell'Arte stabilironsi allora in Italia molte Accademie. Nel 1543, quella de' Filarmonici in Vicenza, d'onde passò ella poi a Verona. Nel 1662, formossi in Bologna una società dello stesso genere col titolo di Accademia de' Filomusi, e l'anno di appresso quella de' Musici Filachisi, che cedettero quindi il loro luogo al cel. Istituto di quella città. E come è assai naturale il cercar di dare maggior rilievo e annobilire i titoli della prima gloria, si diè allora in Italia il fastoso nome di Virtuosi a coloro che esercitavan l'arte del canto o del suono. Sorsero ancora in que' tempi molti grand'ingegni che co' loro lumi cercarono, per quanto fu loro possibile di fissare le vere regole sì per la teoria, come per la pratica, un Galilei, un Caccini, un Zarlino, un Doni, e altri molti dotti italiani. A riformar poi il cattivo gusto del gotico contrappunto, ch'era in gran voga presso le nazioni tutte d'Europa non vi contribuì che solo l'Italia. “Se la musica italiana, dice Mr. Beattie, ancora nella sua infanzia, non fosse venuta a cadere sotto la direzione d'un gran genio, come Palestrina, non sarebbe così prontamente giunta alla sua virilità. Una lunga serie di Compositori subalterni può menare ad alcune scoperte in un'arte; ma non potrà farla giammai sortire dalla mediocrità, poichè cotali persone non esercitano un'influenza capace d'interessare i dotti ed il volgo ai successi d'un'arte novella. Ma Palestrina ha fatto della sua arte un oggetto d'ammirazione non solo del suo proprio paese, ma d'una gran parte ancora dell'Europa, e tutti gl'intendenti, buoni giudici di questa materia, vedevano con piacere che il suo sistema era fondato sopra ben ragionati principj, e che quantunque potesse esser condotto a maggior perfezione, non poteva frattanto riguardarsi come perfetta se non perchè vi era conforme. Dopo quest'epoca in fatti, la Musica è stata coltivata in Italia con altrettanta attenzione che successo. Bisogna dunque farsi maraviglia dell'eccellenza senza pari della Musica Italiana?” (Essay on poetry, and music, sect. III.)
Un altro efficace mezzo trovato anche in Italia si è l'istituzione de' Conservatorj, nome che si è dato alle scuole pubbliche di musica, senza dubbio perchè son eglino destinati a naturalizzar perpetuamente quest'arte, a perfezionarne il gusto, e a conservarla in tutta la sua purità. Prima di tai stabilimenti eranvi a dir vero in diverse città d'Italia delle scuole assai celebri per il canto ed il suono, per la composizione e per il miglioramento della teoria musicale, ma non eran queste delle fondazioni a perpetuità, e tenevansi solo in case di alcuni particolari. Roma dove la particolar esecuzione della musica sacra avea da lungo tempo introdotta la necessità degli studj, e de' maestri, ebbe la celebre scuola dei Fedi, e degli Amadori. Modena quella di Peli: Milano di Brivio, e Firenze quella di Redi. Bologna ebbe per caposcuola Pistocchi, e quindi il cel. Bernacchi, e per la stromentale il Corelli, ec. Ma l'esperienza ha dato a diveder chiaramente la maggior utilità de' Conservatorj, dove la buona scuola si perpetua, e più agevolmente si propaga. Sono essi in Italia delle pie fondazioni, ove i ragazzi vi sono alloggiati, mantenuti e gratuitamente instruiti. Vi si ammettono inoltre de' pensionarj, di modo che tutte le classi de' cittadini andar possono a cercarvi comodamente un'educazion musicale, che deesi molto preferire alle lezioni particolari. I teatri, e le chiese traggono egualmente da' Conservatorj i soggetti, di cui hanno bisogno.
Venezia si reca il vanto di possederne quattro destinati all'educazione delle giovani orfane donzelle, mantenute ivi a spese de' ricchi amatori di musica, nobili, negozianti e altri. Rigorosamente tenute in riguardo a' costumi, vi sono instruite da' migliori maestri dell'Italia; Jommelli e Sacchini furon di questo numero. Tutti i sabati e le domeniche alla sera vi si fanno de' pubblici concerti, ed egli è curioso pei forastieri, che vi assistono, il sentire non solo tutti i diversi generi di voce, ma ancora tutte le specie di strumenti maneggiati da donne, senza che la durezza delle corde del contrabbasso, o gli aspri suoni della tromba e del corno sbigottissero la debolezza de' loro polmoni, o la delicatezza delle loro dita. Queste ragazze vengono in que' Conservatorj alimentate, finchè vanno a marito.
Napoli sopra tutto è la più famosa in Italia per siffatti stabilimenti, che colà son forse i più antichi. Tre una volta ve n'erano per i figliuoli, poichè il quarto, detto de' Poveri di G. C. che recavasi a gloria di aver formati i Vinci e i Pergolesi, nomi illustri per la musica, era stato soppresso per istabilirvi un Seminario. Quivi era già che presso a seicento allievi occupavansi interamente dello studio della musica33. Ciascuno de' Conservatorj aveva due principali maestri, uno per la composizione, l'altro per il canto, oltre a più maestri per ogni sorta di strumenti. Fra i primi si contano i Scarlatti, i Leo, i Duranti, i Finaroli, ec. e per loro allievi l'Hasse, Traetta, Piccini, Sacchini, Guglielmi, Anfossi, Paesiello, Cimarosa, Zingarelli ec. resi celebri per tutta l'Europa colle immortali loro produzioni. Questa scuola di Napoli da più di un secolo è stata la più feconda in rinomati musici: essa sola ne ha certamente prodotto più che tutto 'l rimanente dell'Italia e fin anche dell'Europa intera34. Se vi sono in Italia alcune città meno principali ove non hanno potuto aver luogo i Conservatorj, vi ha pur nondimeno una scuola, dove un Maestro di cappella assai abile istruisce i giovani principalmente in quel che riguarda il servizio della orchestra della chiesa cattedrale, e che può in certa maniera supplire al difetto de' Conservatorj. Da questi seminarj è quindi straordinario il veder uscire un numero considerevole di gran maestri dell'arte e de' famosi artisti che percorrono le provincie per ispirarne il gusto e moltiplicarne gli amatori? Ed ecco come in Italia tutto il mondo è musico; le orecchie assuefatte alla musica, divengono musicali: ecco perchè si odono su le pubbliche piazze i calzolai, i fabbri, i falegnami, i ciabattini, le donnicciuole ed altre persone di questa specie, cantar delle arie a più parti, con una precisione ed un gusto ammirabile, con ispezialità in Roma e in Venezia, ove si desidererebbe esser tutto orecchio, al dire di Mr. Burney nel suo Giornale de' Viaggi, per sentire e prendere tutto ciò che vi ha di più bello in riguardo alla musica. “Bisogna attribuire questa ricchezza alle numerose istituzioni musicali che la pubblica munificenza e l'amor delle Arti vi hanno da per tutto erette, ed al grand'uso che vi si fa della musica nelle chiese, ne' teatri, negli oratorj.” Così scriveva pochi anni sono un dotto Francese, esortando la sua nazione a seguir l'esempio dell'Italia, se pur voleva una buona scuola di musica (M. Raymond, Lettre à M. Millin, dans le Magaz. Encyclop. 1810.)
Se la Germania è la seconda patria di quest'arte incantatrice, che le deve sì grandi progressi: se la Germania è egualmente celebre per l'immenso numero de' suoi artisti, virtuosi e compositori di prima sfera, ne è in parte debitrice all'Italia. I Conservatorj di Napoli sono stati sempre pieni di Tedeschi; i più gran maestri della Germania Hendel, Bach, Hasse, Gluck, Nauman, Haydn, Mozart, Gretry35 o sono venuti in Italia ad apprender nelle sue scuole la musica, o formarono il loro gusto spezialmente per la vocale su quello de' maestri italiani. “È più d'un secolo, al dire di M. Suard, che il gusto della musica e della buona musica italiana si è generalmente stabilito in Germania, e secondo il giudizio di molti, vi si è conservato più puro e più austero che nella stessa Italia; che quivi più che in Italia si eseguisce musica italiana, che
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Sotto il glorioso governo e la protezione de' generosi nostri Sovrani Carlo e Ferdinando, esistevano in florido stato questi Conservatorj di Napoli. La provida cura e 'l zelo per gli avanzamenti di questa bell'arte mossero l'attuale nostro Monarca a formar sin anche per quello detto
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Una pia fondazione di un
Il
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