Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1. Bertini Giuseppe

Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1 - Bertini Giuseppe


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assai pochi annoverati verranno in questo Dizionario, stante che niuna produzione e scarse notizie ci sopravvanzan di loro: e de' moderni vi ha forse troppo gran copia, comecchè mi sia pur ristretto a far menzione soltanto de' più rinomati e più celebri, ben sapendo da Orazio che

      mediocribus esse poetis

      Non homines, non dii, non concessere columnae.

      Ma come per i moderni s'intendono tutti i Compositori che han fiorito dopo il risorgimento di quest'Arte nell'Europa, ho dovuto per conseguenza abbracciare la serie de' più secoli, ne' quali gran numero veramente troviamo di bravi scrittori, le di cui composizioni, se non hanno il merito del gusto alla moda, han quello dell'originalità e della scienza9. Mi sono bensì astenuto dal rapportare i nomi di tutti quei gotici Compositori di madrigali, di enimmi musicali e di quelle tante difficili inezie onde in certi tempi era caricata la musica, “da paragonarsi (come riflette un dotto autore) agli anagrammi, logogrifi, acrostici, paranomasie, equivoci, e simili sciocchezze, ch'erano in voga presso a' poeti del seicento10.”

      Una ragionevole delicatezza mi avrebbe dovuto far ancora astenere di parlar degli Autori, e de' Compositori tuttora viventi: ho voluto non pertanto contentare anche in questo la più parte de' miei Lettori, e non lasciare una considerevol lacuna nella storia dell'Arte e degli Artisti, a costo di meritar la taccia di avermi voluto erigere in censore o in panegirista di persone, cui la posterità sola ha dritto di giudicare. Mi lusingo tuttavia di poter disporre questi severi Aristarchi a scusare questa mia apparente temerità, qualora vorranno riflettere, che della stessa maniera si sono condotti gli Autori di Biografie musicali di sopra citati: ed allorchè vedranno eglino con quale circospezione ed accortezza mi son io condotto in così delicata e malagevole impresa.

      Che se vuolsi ora riguardar la musica come Scienza, essa si divide ancora in due parti, cioè la Teoria e l'Erudizione musicale. La prima è quella scienza, per la quale quest'Arte è ridotta in principj11. Il Fisico disaminando la natura del Suono, e cercando la cagione delle sue modificazioni: ed il geometra rendendosi padrone delle di lui osservazioni, cercano insieme di formar delle ipotesi, per mezzo delle quali possano coll'ajuto de' calcoli, ricondurle alle leggi generali della fisica. Da questi loro travagli e da sì fatte ricerche ne deriva un ramo di mattematiche miste, a cui si è dato il nome di Acustica dalla parola greca αχουω12, che significa udire, o di Teoria fisico-mattematica. Questa scienza esamina il suono in se stesso, ricerca le leggi della sua generazione, della sua propagazione; il principio e le leggi delle sue modificazioni, lo compara con lui medesimo sotto tutti i rapporti, cerca in conseguenza di determinar quei rapporti che conservano tra loro i suoni del Sistema musicale, e riguarda come una delle sue più importanti applicazioni la fattura, la costruzione e soprattutto la divisione degli istromenti di Musica. A questo ramo si appartengono dunque tutti gli Scrittori, che da Pitagora sino a quest'ultimi tempi han ridotta a calcolo la Scienza de' suoni, e che hanno preteso formar della Musica una scienza esatta.

      Si è infatti da antichissimo tempo, cioè da Pitagora in poi agitata la questione, se la Musica derivi dalle proporzioni mattematiche, e se ella sia una porzione di questa scienza. Nell'antichità divise essa i Pitagorici e gli Aristossenici, sostenendo i primi le proporzioni numeriche, e rigettando queste i secondi come incerte e fantastiche, standosene soltanto agli sperimenti dell'orecchio, come erasi fatto sempre sin da principio dagli antichissimi Musici13. I moderni non contenti delle ragioni di numero a numero che usarono gli Antichi per trattar della Musica, vi aggiunsero le tre proporzioni armonica, aritmetica e geometrica; e perciò i libri di molti sono pieni zeppi di numeri, e voti di musica: ovvero dopo aver cominciato con un grande apparato di principj mattematici, finiscono, entrando nella pratica, con non far più conto di quegli stessi principj: il che dà a divedere abbastanza che tutte coteste ragioni sono accidentali all'Armonia, e che “la considerazione delle proporzioni geometriche, aritmetiche ed armoniche è illusoria nella Teoria dell'arte musicale14.” Quindi è che molti filosofi musici, come l'Alembert, e il Sacchi, e l'Eximeno e Choron e più altri si sono giustamente impegnati a sottrarre la Musica con ogni sorta di argomenti da' ceppi della mattematica; e a sgombrar dalle menti un sì antico ed invecchiato pregiudizio. “Può veramente il calcolo, dice uno de' più gran Geometri dello scorso secolo (M. d'Alembert), facilitare l'intelligenza di alcuni punti della teoria, come del rapporto fra i tuoni della scala e del temperamento; ma quel che abbisogna di calcolo per trattar di questi due articoli è così semplice, e per dir tutto, è così poca cosa, che non merita di farsene pompa. Non imitiamo que' Musici, che credendosi Geometri, o que' Geometri, che credendosi d'esser Musici, ammassano numeri sopra numeri, immaginandosi forse, che quest'apparato sia necessario all'arte. La brama di dare alle sue produzioni un falso aspetto scientifico, impone solamente agli ignoranti, e non serve che a rendere i loro trattati più oscuri e meno instruttivi15. Come Geometra, io credo aver qualche diritto di protestar quì contro questo ridicolo abuso della Geometria nella Musica: e con tanto più di ragione farlo io posso, quanto in questa materia i fondamenti de' calcoli sono sino ad un certo punto ipotetici, e non sono anche più che ipotetici etc.” (Discours prélimin. aux Elém. de Musiq. p. XXIX.) E più chiaramente nella lettera a M. Rameau così s'esprime questo celebre Mattematico: “Il senso dell'udito non può in veruna maniera darci la nozione, di rapporto, e di proporzione, che noi acquistar non possiamo se non per mezzo della vista e del tatto. Per avere un'idea chiara delle proporzioni e de' rapporti, è necessario comparare i corpi per mezzo di questi due ultimi sensi; la percezione dei suoni non vi contribuisce assolutamente per nulla, nulla vi aggiunge e vi è del tutto straniera. Per dir tutto in brieve, quando gli uomini sarebbero sordi, non vi sarebbero meno per loro de' rapporti, delle proporzioni, una geometria… La considerazione de' rapporti è senza dubbio ad alcuni riguardi necessaria nella Musica per la comparazione de' suoni tra loro: il calcolo, che altro non è se non l'arte di combinare e di trovare i rapporti, è utile per l'intelligenza di certi punti della teoria; ma la considerazione de' rapporti è illusoria per render ragione del piacere che ci cagiona la Musica. In riguardo alle proporzioni, egli è certo, che le proporzioni aritmetiche ed armoniche sono del tutto straniere, e per conseguenza inutili all'arte musicale,” p. 213, 214.

      L'Eximeno poi più che ogn'altro, nell'eccellente sua Opera dell'Origine e delle Regole della Musica, impegnossi a provare che la Musica non ha correlazione colla Mattematica: che le corde della Musica possono bensì misurarsi, e con queste misure formarsi molte ragioni: ma che tali ragioni sono accidentali all'armonia, e che per ottenere questa non bisogna regolarsi con quelle. Egli munito di profondi studj sulle mattematiche attacca le formole algebraiche, colle quali l'Eulero fa della Musica un nuovo trattato di Algebra, e con ragioni di geometria e di fisica impugna quanto vi ha di vano e d'ingannevole intorno a queste materie, nel tanto celebre una volta e tanto discreditato oggidì sistema del Sig. Rameau. Ecco come del buon successo di quest'Opera parla l'elegante insieme e sensato Bettinelli: “Un bravo spagnuolo fatto romano di gusto anche in musica con alla mano un principio semplicissimo, che è la sola maniera di scandagliare e di urtar le gran macchine, fece man bassa non sol su la teoria del P. Martini, ma su tutte l'altre, quasi un nuovo Galileo per le qualità aristoteliche, e un nuovo Newton pei vortici Cartesiani di questa scienza, e d'ogni sistema eziandio fondato su le basi mattematiche credute sempre inviolabili e sacre. Io non ho ancor trovato, chi dopo quella lettura non ne sia persuaso.” (Risorgimento d'Italia ec. Part. II, cap. 4. Musica, p. 168.)16

      L'applicazione, che si è tentato di fare alla Musica della Fisica, e della Geometria, o di ambedue insieme ha prodotto un'infinità di sistemi misti, e di teorie acustico-musicali, che da noi annoverate verranno in varj articoli del Dizionario. La cognizione e lo studio di tali opere servir può al dilettante e al professor di quest'arte per metterli in istato d'intendere tutte le questioni di tal genere, e di valutare il grado di utilità, che da questa sorta di ricerche può derivar loro ed all'arte medesima17.

      Da


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<p>9</p>

“La variazione dei tempi, dice il dotto Arteaga, la diversità de' gusti, che tanto influisce su le cose musicali, e forse ancora l'eccessivo lusso della musica presente farebbero in oggi comparir quella assai povera e rozza. In fatti scarseggia di note, il senso non vi si comprende abbastanza, abbonda poco di varietà… ma in contraccambio regna in quelle composizioni una certa semplicità preferibile a molti riguardi alla sfoggiata pompa della nostra… Maestri e musici del nostro tempo, che col fasto proprio dell'ignoranza vilipendete le gloriose fatiche degli altri secoli, ditemi se alcun si trova fra voi che sappia tanto avanti nei principj filosofici dell'arte propria quanto sapevano quegli uomini, che voi onorate coll'urbano titolo di seguaci del rancidume ec.” Rivoluz. t. 1, p. 257.

<p>10</p>

Per questa ragione ho omesso più articoli di Compositori di musica madrigalesca Siciliani, che riferiti vengono dal Mongitori nella sua Biblioteca Sicola, ove, chi avrebbe tale curiosità, può ben soddisfarsela. Ho creduto dovere avvertirlo, affinchè una tale omissione non mi si attribuisca a freddezza e disinvoltura per le cose patriottiche. Non ho trascurato per altro di far menzione di molti tra' nostri nazionali che han reso un particolar servizio alla Musica o come Scrittori, o come Artisti.

<p>11</p>

“Alla Musica è avvenuto lo stesso che a tutte le altre Arti inventate dagli uomini; il caso da principio ha imparati alcuni fatti; l'osservazione e la riflessione ne ha ben presto scoverti degli altri; e da questi differenti fatti, combinati e messi insieme, non han tardato i Filosofi di formare un corpo di Scienza, che quindi si è per gradi accresciuto.” M. d'Alembert, Elém. de Mus. etc.

<p>12</p>

L'Acustica è la teoria del suono, ed ha per oggetti: 1. i rapporti numerici delle vibrazioni, 2. le vibrazioni proprie de' corpi sonori, 3. le vibrazioni comunicate ossia la propagazione del suono, 4. la sensazione del suono, o l'udito. Il num. 1 forma la parte aritmetica, i num. 2 e 3 la parte meccanica, e il num. 4, la parte fisiologica dell'Acustica. La parte meccanica è molto utile per l'invenzione di nuovi stromenti musicali, e per la perfezione di que' già ritrovati: come ancora per il loro temperamento.

<p>13</p>

L'erudito ab. Andres ha tessuto colla sua solita precisione e chiarezza la Storia dell'Acustica nel 4º tomo, ove tratta di quella delle Mattematiche. Ed ecco qual giudizio egli reca degli antichi coltivatori della medesima. “Ma potremo dir nondimeno (sono le sue parole), che ad alto grido fosse realmente venuto il loro sapere in questa materia? Veramente le loro cognizioni meccaniche nella formazione del suono non possono dirsi molto avanzate. Nicomaco lungamente ci spiega la dottrina de' pitagorici, e lo strepito e suono, che volevano prodursi da tutti i corpi moventisi, e le acustiche proporzioni de' suoni musicali, che credevano poter didurre dal moto circolare de' sette pianeti… ma confesso che non so vedervi che somma scarsezza d'astronomiche cognizioni, ed ignoranza nelle meccaniche ed acustiche. Questa ignoranza ci viene in oltre mostrata in tutti i Greci dagli spacciati e creduti racconti de' martelli, de' bicchieri, de' piatti, quali provano nondimeno, che qualche confusa idea pur v'era de' principj del suono, e degli elementi di lunghezza, grossezza, e tensione, che deono entrare nel suo calcolo. Aristotele, Eliano e Porfirio sono gli unici antichi, ch'abbiano trattato della meccanica del suono; ma que' profondi filosofi altro non seppero discoprire, se non che il moto dell'aria è la cagione del suono che grave producesi col moto tardo, acuto col celere, e che perciò le corde più lunghe e più grosse daranno un suono più grave, grossolanamente sbagliando nel farne l'applicazione agli stromenti da fiato, e generalmente poco sapendo della meccanica del suono.”

<p>14</p>

V. il vol. 7 dell'antica Enciclopedia, p. 62.

<p>15</p>

Il P. Sacchi nella sua dotta lettera al Sig. Pichl sulle Quinte successive nel Contrappunto ec., dopo avere riferite queste medesime parole dell'Alembert p. 73, così soggiunge: “Un recentissimo Scrittore (il Sig. Testori), il quale per altro nella pratica è stato a ragione in questi tempi molto celebre, ha voluto procedere per l'antica via; e di più insulta all'avviso del dottissimo filosofo, e matematico dicendo: scherzi per tanto a suo talento quel bello spirito: se ne faccia pure scudo il pratico Professore: e se ne formi scimitarra quel tal Matematico per tutto distruggere, e far della Musica un Caos; mentre noi seguendo le traccie di Cl. Tolomeo, di Severino Boezio, e d'altri simili Autori, ci adopereremo a stabilire ed a conservar la Musica nel suo diritto di scienza matematica. Io vorrei, che l'illustre Autore avesse preso altro cammino, che ben poteva e sapeva: e che da queste parole, con troppa confidenza dette, si fosse astenuto. Certamente la Musica, cioè la sua prima parte, l'Acustica, appartiene alla Matematica, secondo ch'io penso; ma se noi ci contenteremo di esprimere le vere misure delle corde, e delle voci, e le vere proporzioni delle consonanze, ben pochi numeri ci basteranno.”

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Terminiamo questa materia con l'autorità di un altro dotto spagnuolo, e filosofo-musico: egli è l'ab. Requeno. “Un altro pregiudizio, egli dice, non solo è stato comune a' grandi ed a' piccioli professori, ma a tutte eziandio le persone di studio e fin anco alla plebe; ed è, che, per parlare a fondo della Musica antica o moderna, fosse di bisogno la Matematica, la scienza del numero pel calcolo delle corde armoniche: contro della quale preoccupazione ardente e coraggioso si dichiarò il primo a ragione lo spregiudicato Eximeno, da cui è dimostrata nella moderna armonia l'insufficienza del calcolo. Noi, per dimostrarla nell'antica, ci rimettiamo a' più rispettabili de' greci armonici, in cui non è bisogno d'altro calcolo oltre quello di saper contare sino a dodici, come faremo palese nel proprio luogo ec.” Saggi sul ristabilim. dell'Arte armonica de' greci, ec. Prefaz. Tom. I. p. XXVIII.

<p>17</p>

“Noi non dubitiamo punto di asserire, dice il dotto Mr. Choron, che questo prurito di applicare la fisica e la geometria alla musica, e di pretendere dedurne le regole d'un'arte unicamente fondata sull'organizazzione e la natura dell'uomo, non sia il più caratteristico contrassegno dell'ignoranza e falsità di spirito. Non già che la cognizion della fisica o della geometria sia del tutto inutile al musico; ma fa d'uopo di molto discernimento per conoscere precisamente l'uso che farne conviene.” (V. art. Rameau) Egli promette ancora di mostrar ciò con più estensione, e con argomenti i più decisivi, in un trattato che è presso a dare al pubblico.