Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1. Bertini Giuseppe

Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1 - Bertini Giuseppe


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essenzialmente differisce dalla Didattica, la quale consiste nel dar le regole della pratica, ovvero nello sviluppare i dettagli pratici della Composizione, e che ella medesima, come più avanti si è detto, forma da se una scienza particolare. Egli è ben vero che si è tentato di combinarle insieme, il che si è fatto con più o meno di successo; ma questo tentativo medesimo non autorizza a confonderle, come è sovente avvenuto, e come ve ne ha più esempj nelle teorie miste di moltissimi autori da noi riferiti nel presente Dizionario18, che meno adatti son perciò divenuti a guidar lo studente nei sentieri della pratica.

      Di tutte le parti della Musica la più importante è senza dubbio la Composizione. L'Autore del Dizionario di Musica diffinisce la Composizione “l'arte d'inventare e scriver de' canti, e di accompagnarli con conveniente armonia.” Ma siffatta diffinizione è troppo particolare. Essa conviene bensì allo stile libero, in cui canta una sola parte, e tutte le altre sono d'accompagnamento; ma non già conviene allo stile severo o obbligato, nel quale tutte le parti egualmente cantano, e niuna serve d'accompagnamento. Sulzer nel suo Dizionario delle belle arti, per una di quelle omissioni che gli sono ordinarie, trascura di definire la Composizione, e par che voglia confonderla col Contrappunto, che solo ne è un ramo. Bisogna starsene dunque alla diffinizione che di sopra ne abbiam data, come la più semplice e la più generale.

      Ma in che consiste quest'arte, e quale è il suo metodo? Secondo gl'insegnamenti di tutti i maestri e di tutti i tempi bisogna sapere che in ogni Composizione si ricerca il soggetto, senza il quale si farebbe nulla, come dice il Zarlino (Istit. armon. 3, part. cap. 26). Ciò posto, la Composizione è l'arte di trattare un soggetto, il che può farsi secondo due modi o sistemi, ossian stili diversi: cioè lo stile severo o ideale. Ma poichè quest'ultimo non è se non una modificazione, ed un caso particolare dell'altro, e che s'egli forma un ramo distinto, ciò è piuttosto a cagione della sua importanza e delle frequenti sue applicazioni, anzichè a motivo della sua natura, ne deriva perciò che qualsivoglia Composizione effettivamente riducesi allo stile severo. Questo stile è quel che si chiama Contrappunto, e la ragione di tal nome è ben nota a tutti coloro, che alcun poco iniziati sono nella storia di quest'arte.

      Che che sia di ciò, quest'Arte ha molti gradi: il primo consiste nel determinare quali sono gli altri suoni che debbono essere intesi insieme con ciascuno di quelli, dai quali è formato il soggetto. Cotesta determinazione si fa a norma di certe regole che costituiscono quel che dicesi l'arte dell'accompagnamento. Chiamansi Accordi quelle riunioni di suoni che possono farsi sentire insieme, e si chiama Armonia la scienza che tratta delle proprietà di questi Accordi. Si sono moltiplicati i sistemi intorno a questa materia, secondo i diversi punti di vista sotto i quali si è ravvisata, e secondo i pregiudizj o gli errori che si sono adottati. Che diremo del sistema del Basso-fondamentale e de' rivolti del Sig. Rameau? Il primo a rovesciarlo in Italia fu l'illustre spagnuolo Eximeno: quindi il dotto geometra Conte Giordano Riccati19, e un pò dopo il P. D. Giovenale Sacchi scrittore dottissimo di Musica. “Che giova, dice costui, insegnarmi, e pormi dinanzi agli occhi tanti modi, in cui ciascuno accordo diretto può rivoltarsi, se poi nè il rivolto al diretto, nè l'uno all'altro rivolto generalmente si può sostituire? Per queste ragioni a me sembra, che il novello sistema de' rivolti sia affatto ingannevole. A primo aspetto per l'autorità degli Scrittori20, che lo favoriscono, per l'opinione della novità che lo accompagna, molto più per certa apparenza non so se io dica di filosofia o di misterio, sotto di cui ci si presenta, quasi in un ricco e nobil manto inviluppato, e coperto impone altrui; e dà molto a sperare di se medesimo. Ma considerato che sia da vicino, e tanto quanto ricercato nel suo interno, si scopre non esser solido, e la illusione svanisce.” Rapporta quindi molte ragioni in prova di ciò, e così conchiude. “Queste sono le mie difficoltà contro la celebre opinione del Sig. Rameau, il cui peso io non dubito che gli ammiratori e seguaci suoi sentiranno assai bene21.”

      Egli è dunque contro ogni ragione che si è voluto proclamare Rameau qual fondatore della scienza dell'armonia, o come quegli ch'era giunto finalmente a trovar nella natura il principio e 'l centro ove unirsi tutte le regole sparse quà e là come a caso prima di lui. Se questi elogj sono stati ripetuti da intere Accademie e da Scrittori del primo ordine, come un d'Alembert, un Condillac, un Rousseau22 e più altri, ciò non prova assolutamente altra cosa, se non il rischio che vi ha nel parlar di quello che non si conosce. Tutti gli accordi, tutte le regole d'armonia e i principj di composizione esistevano già molti secoli prima di lui: perchè fossero vie meglio intesi non v'era d'altro bisogno che di essere presentati con chiarezza e con ordine. E questo è quello ch'è stato già fatto da mani più maestrevoli e più dotte, e precisamente dal P. Martini, dal Vallotti, dal Paolucci, dal Sabbatini, dall'Eximeno, da' tedeschi Knecht, Marpurg e da molti altri più recenti, che riscontrar si potranno in più articoli di questo Dizionario.

      L'erudizione musicale finalmente ch'è l'altra parte della Musica considerata come scienza, ne abbraccia la Storia e la Bibliografia, che non è se non un ramo della medesima. La Storia generale di quest'Arte-Scienza tratta de' successivi progressi della medesima in tutti i luoghi ed in tutti i tempi: la particolare non ne considera che un solo ramo, o allorchè essa si limita a un certo spazio di tempo o di luogo. La Bibliografia contiene la notizia di tutte le Opere che trattan della Musica, che è ancora il soggetto del presente Dizionario. Essa è molto utile servendo di guida a' curiosi ed ai studenti di questa facoltà perchè sappiano di quali Opere provveder si debbano, quali consultar fia loro d'uopo, quali sien le classiche, quali le mediocri, quali le cattive e le inutili, e particolarmente allorquando questa porzione di Storia letteraria vien trattata con iscelta erudizione e sana critica. Un'opera metodica in questo genere è ancora a desiderarsi, e tanto più essa è necessaria, quanto che i libri di Musica, come quei di Pittura, di Scultura ec. siccome non convengono che ad un certo numero di amatori e di artisti, tosto si spargono per le case ove quest'arti coltivansi, ed escono finalmente dal commercio ordinario de' libri che sono in uso presso gli uomini dotti: quindi è che con difficoltà s'incontrano fin anco nelle più ricche Biblioteche, dacchè sono una volta dispersi, e facilmente se ne perde la traccia.

      Finalmente han luogo nel nostro Dizionario tutti gli Scrittori di considerazioni filosofiche, di cui è suscettibile questa Bell'Arte; come di tutte le opere che trattano della parte estetica della medesima, cioè de' diversi artifizj che essa adopera per piacere a' nostri sensi; o della patetica, cioè di quei mezzi che essa mette in opera, per muovere gli affetti, ed agire su le nostre passioni: di tutti i prodigiosi effetti in somma, così fisici che morali, che essa produce sull'animo e sul corpo umano.23 E a tal riguardo è d'uopo ancora che annoverati vengono que' celebri professori di Medicina, i quali guidati da filosofico ragionamento e dalla esperienza, non che dall'antica storia hanno date al pubblico le loro ricerche sulla forza e l'energia di quest'arte nelle malattie, e sul vantaggio che trar ne può la medicina24.

      Ecco il quadro e l'insieme di tutti i vicendevoli rapporti di tanti oggetti diversi, o per dir meglio dei diversi aspetti sotto a' quali può ravvisarsi questo medesimo oggetto, affinchè il Lettore sia in istato di giudicar meglio delle mie intenzioni e dell'idea che mi sono formato nell'intraprendere questa qualunque siasi opera.

      Dovendo dir ora alcuna cosa su la cultura della Musica presso le antiche nazioni e le moderne, ben si sa che di tutti i popoli dell'antichità, che l'han coltivata, non sopravvanzano che pochi Scrittori su la Teoria della medesima, e niuno su la pratica, e questi dei Greci e di alquanti Arabi soltanto25, imperocchè quei de' Latini non sono che de' meschini copisti dei primi. La musica in generale, dice molto sensatamente uno degli autori dell'Enciclopedia metodica, ha una doppia proprietà, che le fa esercitare un doppio potere su i popoli più instruiti, come su quelli men civilizzati. Essa lusinga piacevolmente i sensi, e per gustarla non v'abbisogna che quella sensibilità d'orecchio suscettibile di più o meno di perfezione e di delicatezza, ma che la natura non niega se non ad un picciol numero di esseri disgraziati. Apre essa in


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<p>18</p>

Tale è il sistema o la teoria di Rameau, della quale così ragiona Mr. Framery uno degli autori della nuova Enciclopedia metodica. “La più parte delle sue regole, egli dice, in contraddizione con la pratica, producono almanco tante eccezioni quanti sono i casi, ai quali si applicano, e quindi non servono che ad inviluppare lo spirito. Questa difficoltà di accordare la pratica col suo sistema ha trascinato Rameau in molti errori.” (Préf. à l'Encycl. method. de la Musique, a Paris 1791, in 4º.) Tale è il sistema del per altro pregevolissimo Tartini, il quale per testimonianza medesima del suo intimo amico il P. Colombo, ignorando fin anco l'aritmetica semplice, volle ciò non ostante fare gran pompa di calcoli, e darsi così l'aria di un profondo teorico. Gran violinista, eccellente compositore, ma niente geometra; debole fisico e più cattivo logico, ebbe la smania, come Rameau, di fare un sistema così involuto ed oscuro, che nè il lettore, nè potè egli stesso nulla intendervi: non era in fatti possibile, se non a forza di oscurità il dare un'apparenza di realità a siffatte chimere (Veggansi Forkel, Musikalisk Almanac; e Scheibe, Tratt. di Composiz.) Bastino questi due esempi come de' più celebri per giudicare del resto.

<p>19</p>

Il primo di costoro nell'eccellente Opera dell'Origine ec. nel cap. V, del I libro: e l'altro nell'Esame del sistema musico di Mr. Rameau, stampato nel 1779. V. il Gior. de' Letter. d'Italia in Modena, tom. 21.

<p>20</p>

“Rameau, dice Mr. Choron, ebbe in Francia assai comentatori del tutto stranieri per l'arte, ma che ebbero il talento di persuadere il pubblico, ch'egli era il creatore d'una scienza di cui ne rovesciava i principj.” (V. Esquisse historique des progrès de la Composition, pag. 29.) Ben può a lui applicarsi quel che di Ronsard disse Boileau:

… par autre méthodeRéglant tout, brouilla tout, fit un art à sa mode. Art. Poet.
<p>21</p>

Nel tempo stesso in cui i Francesi impazzavano per il sistema di Rameau, le scuole più celebri dell'Italia e della Germania non ne fecero verun conto, e conoscendone i difetti e l'inutilità insieme, si accinsero a confutarlo. Venuto meno col progresso del tempo in Francia l'entusiasmo e lo spirito di partito, cadde ancora colà. Ecco come ne ragiona uno Scrittore classico di questa nazione. “Rameau, egli dice, non ostante tutti i suoi sforzi, è a ciascun passo in contraddizione con la pratica della scuola: ed altro risultato non produce che l'avere introdotto nell'atto della composizione la considerazione assai disagiosa e per altro del tutto inutile dei rivolti d'armonia. Quest'è la ragione per cui il suo sistema, che mai è stato ricevuto nè in Italia, nè in Alemagna, è oggidì universalmente rigettato fin anco in Francia.” (Choron, Princip. de Composit., a Paris 1808.) E pure chi il crederebbe? un recente scrittore sedicente filarmonico, che forse non sortì altro dalla natura che uno sterile amore per l'armonia, in una delle sue lettere, o per dir meglio in una delle sue rapsodie misarmoniche vuol darci a credere che fosse il Rameau un altro Prometeo che furò a Giove il fuoco dal cielo, e furando egli medesimo le stessissime parole dell'Alembert e d'altri entusiasti francesi ci ripete la vecchia loro nenia, cioè che “prima del celebre Rameau una cieca esperienza era l'unica bussola degli artisti: e ch'egli il primo ha fatto divenir la Musica una scienza degna di occupare i filosofi, ec.” Ma chi non sa che sommi uomini prima di Rameau fatto avean della Musica una scienza che meritevole la resero dell'attenzion de' filosofi? Tali furono e Galileo, e Doni, e Cavalieri, e Gassendi, e Mersenne, e Cartesio, e Wallis e cento altri. Risum teneatis amici? Dopo così smodati elogj profusi al suo caro Rameau, pretende sin anco inbeccarci il di lui sistema del basso fondamentale e de' rivolti, come esatto e facile e nuovo e 'l migliore che sia possibile. Quel ch'è peggio, si è che al dir di Boileau,

Un sot trouve toujours un plus sot qui l'admire
<p>22</p>

Ben vero è però, che sebbene il Rousseau lodi alle volte ed esponga nel suo Dizionario il sistema di Rameau, perchè più generalmente conosciuto e in gran voga allora presso la sua nazione, a pro della quale destinava egli principalmente il suo libro, tuttavia così si protesta in sul principio: Quoique ce systême imparfait et défectueux à tant d'égards, ne soit point, selon moi, celui de la Nature et de la verité (Préf. p. VIII).

<p>23</p>

A chi ha cognizione dell'economia, del commercio dell'anima e del corpo, e singolarmente delle sensazioni che si sveglian in noi per via di tremori, facile in vero è l'immaginare la forza e gli effetti fisici della Musica. Imperciocchè l'armonia stessa non è che tremor potentissimo pria nel corpo sonoro, e quindi nell'aria eccitato, e comunicato finalmente ai nervi dell'udito. Laonde a questa forza è dovuta la sensazion potentissima che si sveglia nell'anima, siccome il mostran le anime ancor irragionevoli delle bestie, or ammansate, or dalla musica ridotte a maggior furore, ma molto più quelle ragionevoli degli uomini, giacchè di questi leggiamo e li vediamo ancor noi alle volte tratti fuor di se non potere agire che a seconda degli affetti dalla Musica inspirati.

<p>24</p>

Questa idea, dice il Dr. Lichtenthal, non fu onorata sinora secondo la sua eccellenza, e raramente ha potuto gloriarsi di alcuni paragrafi presso gli autori. Egli cercando di spargere più di lume su questo punto diè al pubblico nel 1806, primieramente in lingua tedesca e quindi da lui stesso nell'italiana tradotto il suo Trattato dell'influenza della Musica sul corpo umano, e del suo uso in certe malattie, Milano 1811, in 8vo. Anche il Dr. Mojon italiano, professore di medicina in Genova, celebre per più dotte opere in questa facoltà date alla luce, pubblicò quivi una Memoria sull'utilità della Musica sì nello stato di sanità, che in quello di malattia, tradotta poi nel francese dal Dr. Muggetti, e impressa in Parigi nel 1803, in 8vo.

<p>25</p>

Anche i Cinesi vantano qualche Scrittore della loro musica. Nel Giornale Straniero dell'ab. Arnaud nel mese di Luglio 1761 si trova l'estratto di una produzione ms. di un libro intorno all'Antica Musica Cinese composta da Ly-Koang-Ty dottore e membro del primo tribunale di lettere di quell'impero. Su la musica de' Cinesi possono anche consultarsi le Memorie del P. Amiot, e l'articolo ben lungo di M. Ginguené nella nuova Enciclopedia, Musique des Chinois.