Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 1. Bertini Giuseppe
le lingue, mosso da zelo per gli avanzamenti di quest'Arte tra' suoi nazionali; diè al pubblico nel 1809, i Principj di Composizione delle scuole d'Italia in tre gran volumi in fol., elegantemente incisi in 1456 rami che formano un corpo compito e metodico delle migliori regole che si trovano sparse quà e là in più trattati di autori italiani. Quest'opera d'immense fatiche e d'immense spese, ha meritamente riscossa l'approvazione e gli applausi di tutti i buoni conoscitori non che della Francia ma dell'Europa intera, e può dirsi il trionfo della scuola italiana. Il suo Autore promette in oltre un'immensa collezione di tutti i Classici Italiani. Tale è oggidì lo stato della Musica in Francia, e tra le persone di educazione più non vi ha chi non apprenda la lingua e la musica italiana.
L'Inghilterra è il solo paese, dove la musica è stata considerata a segno di promuovere al dottorato; e ben può dirsi che leggiermente non vi si tratta questa scienza, dappoichè i decreti dell'università d'Oxford obbligano a far prova di sette anni di studio e di pratica, prima che si sia ammesso al grado di Baccelliere, e di altri cinque anni dopo di essere ammesso a questo grado, per aspirare a quello di Dottore. È d'uopo in oltre, per il primo grado, che si facciano eseguire in pubblico de' pezzi di musica a cinque parti, in una sessione intimata tre giorni innanzi; e per il dottorato, de' pezzi a sei e ad otto parti. Reca pur maraviglia che tale usanza, la quale rimonta sino al decimoquinto secolo, non sia stata imitata ancora da veruna delle nazioni d'Europa. Dopo più di un secolo il gusto degl'Inglesi per la musica è diviso a ragione tra quella de' Tedeschi per la strumentale, e quella degl'Italiani per la vocale. A quest'ogetto non vi ha tra le persone colte chi non impari la lingua italiana, per essere più sensibile agl'incanti della sua poesia e della sua musica, e per la stessa ragione vi sono colà più teatri di opere e serie e comiche in questa lingua, rappresentato da attori italiani. “I nostri giovani compositori, dice il dottor Burney parlando de' suoi nazionali, si fanno anche un merito di essere imitatori della musica italiana, senza che siano stati in Italia. Noi abbiamo in Inghilterra l'Opera italiana e seria e buffa in una grande perfezione, e nella lingua italiana, composte l'una e l'altra, ed eseguite dagl'Italiani. Puossi quindi convenire, che questo paese (l'Inghilterra) esser dee una scuola ben adatta a formare un giovane compositore.” (Travels etc.) “Londra sopra tutto è perciò divenuta l'Indie de' maestri, e de' virtuosi italiani: quando uno di questi giunge a contentare gl'Inglesi, comincia allora a stimare se stesso, ed a conoscere di quanta ricompensa sia degna la temerità d'aver affidata la propria sussistenza ad un'arte la di cui sorte dipende puramente dal capriccio.” (Eximeno l. 3, c. 4.) Molti Scrittori in oltre ha prodotti quest'isola su la Musica, che con la profondità delle loro riflessioni e delle loro erudite ricerche, ne hanno illustrato la teoria e la storia.
“La nazione Spagnuola tanto dal carattere, quanto dalla lingua ha dopo l'Italiana le disposizioni più vantaggiose per la Musica, ma queste restano quasi sterili, per mancanza di esercizio. Generalmente la Musica sta nella Spagna confinata nelle chiese, i di cui maestri di cappella sono ecclesiastici, e sono una vera appendice de' contrappuntisti del seicento. Nella Corte e nelle provincie meridionali vi è più passione e più senso per la musica: l'Opera italiana vi è molto ben intesa.” Ecco il saggio che ne dà un disinvolto Spagnuolo (Eximen. loc. cit.). Noi possiamo aggiungervi che molti di questa nazione son riusciti eccellenti compositori dopo di avere studiato in Italia; tali sono stati il Terradeglias, e più recentemente il Martini ed altri. Ma un più importante servigio reso da alcuni dotti Spagnuoli alla Musica sono le opere classiche di un Salinas tra gli antichi, e tra' moderni di un Eximeno, d'un Yriarte, d'un Arteaga, d'un Requeno. Ed ecco abbastanza per dar a divedere, come aveva promesso, il gusto particolare delle principali nazioni d'Europa in riguardo alla musica, e la parte che ha preso ciascuna ai progressi di quest'Arte e Scienza.
Non mi resta che dar conto ai lettori de' materiali, di cui ho fatto uso per la compilazione del presente Dizionario. In riguardo a' Greci e a' Latini Armonici mi sono servito, oltre delle Biblioteche Greca e Latina del Fabricio, della storia delle Scienze presso i Greci di Meiniers, dell'Autore de' Viaggi di Anacarsi, e principalmente de' Saggi del Requeno, sulle di cui tracce ho voluto dare una bastevole idea delle loro Opere. Per gli Scrittori ed Artisti Italiani io ho fatto uso del Tiraboschi, del Bettinelli, dell'Arteaga, del Martini, ec. Per quei delle altre nazioni io ho consultato, per quanto mi è stato possibile, i loro Storici, o le loro opere; e generalmente per tutti ho svolto più giornali, più storie letterarie, gli Atti e le Memorie di più Accademie; ed in questa occasione io devo a molti amici un pubblico attestato della mia riconoscenza per avermi soccorso co' loro lumi, e provveduto ancora di que' libri, che facevano all'uopo. Tutte le volte che io ho potuto aver per le mani le opere stesse de' Scrittori di Musica, io ne ho dato un più lungo Estratto, ed in mancanza di ciò non ho omesso di darne un Saggio d'appresso agli Autori che ne han parlato. Io ho cercato da per tutto delle notizie de' più celebri Compositori ed Autori tuttora viventi: pur nondimeno non ho la presunzione di credere, che molti non ne abbia omessi egualmente pregevoli. Avendone ulteriormente notizie saprò trarne profitto col mezzo di un Supplemento, che si darà alla fine dell'ultimo volume.
Dopo di avere io raccolti e messi in ordine tutti i materiali del mio Dizionario, pervenne a mia notizia che in Francia se ne era pubblicato già uno sullo stesso argomento; per lo che ragionevol cosa mi parve di sospendere allora il mio lavoro, e di ritardarne la pubblicazione. Ebbi l'attenzione di provvedermi di quel Dizionario, ed ecco il giudizio e l'uso che ne ho fatto. Il nome di M. Choron40 che va in fronte del medesimo come uno de' suoi autori, previene in suo favor da prima ogni lettore, che è al fatto de' gran servigj ch'egli ha reso alla Musica; ma, come dicesi espressamente nella prefazione, egli soltanto ne concepì il progetto, e l'esecuzione ne fu ad altre mani affidata41. Tranne alcuni pochissimi articoli e l'Introduzione, che è un eccellente compendio della Storia della moderna Musica, e quel medesimo che M. Choron aveva pubblicato alla fine del terzo volume de' suoi Principj di Composizione, tutto il resto appartiene a dirittura a un certo M. Fayolle, da cui pare che non si possa pretendere tutta l'esattezza e la perfezione, che senza dubbio vi si sarebbe trovata, se fosse stata l'opera di quel valent'uomo, a cui non mancavano i lumi e le cognizioni a ciò necessarie. Nel suo Dizionario vi si trova dell'eccesso e del difetto, e benchè abbracci una più vasta estensione di oggetti, vi ha tuttavia un'infinità di articoli che non contengono se non nomi oscuri e poco benemeriti dell'Arte, mentre moltissimi altri se ne omettono che tornerebbe più conto a far conoscere. Tali sono la più parte de' Greci Armonici e de' loro Scrittori di Storia musicale, de' quali se vi ha degli articoli, nè pur si dà un Saggio delle loro opere. Malgrado però questi difetti, mi è stato d'uopo confessarlo, egli mi è stato utile in riguardo agli Scrittori e Compositori moderni della Francia e della Germania. Io ne ho fatto uso, qualora non mi è riuscito di trovar altronde delle notizie. Ma oltre a quattrocento e più articoli del tutto nuovi nel mio presente Dizionario, che ivi in niun modo s'incontrano, si vedrà che non abbiamo tutti e due attinto agli stessi fonti. Il lettor ne faccia il paragone e ne giudichi.
Non presumo tutta volta di credere che io dato abbia nel segno, e che offra al pubblico un lavoro degno di lui. Sarei pur contento qualora di me venga detto lo stesso, che di certuno disse Longino. Questo Scrittore non è forse tanto da riprendersi a cagione de' suoi errori, quanto da lodarsi pel desiderio ch'egli ha avuto di far bene.
A
Aarone (Pietro) nacque in Firenze verso la fine del quindicesimo secolo, e fu religioso dell'ordine dei Portacroce di Firenze, e canonico di Rimini. Si applicò alla teoria musicale, e scrisse più opere in italiano, e latino, che fanno conoscere con molta esattezza lo stato di questa teoria all'epoca in cui vennero pubblicate: fra queste sono da rimarcarsi, I. quella che ha per titolo: De institutione harmonica, libri tres, Bonon. 1516, in 4º. II. Il Toscanello della musica, lib. tre, Vinegia 1525, 1529, 1539, in fol. In quest'opera si osserva un'idea, quale è anche reperibile in alcune delle opere de' suoi predecessori scrittori in musica, e che ha rapporto allo stato dell'autore, ed al cattivo gusto del suo secolo; essa consiste in presentare i principj della musica su delle tavole simili a quelle della legge, referendo tutte le regole musicali a' dieci precetti principali in onore dei 10 comandamenti di Dio, ed a sei altri precetti secondarj, che richiamano col loro numero l'idea de' 6 comandamenti
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Questo è il titolo dell'opera:
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