Novelle. Balbo Cesare

Novelle - Balbo Cesare


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e pur dicendo Maria che pur voleva andarvi domattina, e dicendo io che nol potrebbe vedere, ed ella: «Dunque è in prigione;» ed io: «Non credo; ma non vuole che il vediate partire;» ed ella: «Dunque e' parte domani;» e sapendosi poi da ognuno come fosser condotti i renitenti, la fanciulla venne in chiaro di tutto, che credo veramente il più segreto ministro che sia al mondo non glie l'avrebbe saputo celare.

      Al mattino molto per tempo uscì Maria con un panieretto sotto il braccio; che in casa non la videro uscire, e per la via credettero che andasse a mercato. Ma i suoi, come se n'avvidero, stupiti prima che n'avesse il cuore quel mattino, e poi non vedendola tornare, s'avvisarono che fosse pur ita a veder partire Toniotto; e là furono suoi due fratelli, e trovarono lui partito, e di lei udirono che non erasi veduta. E in vero ella, che s'era apposta la verrebbero quivi a cercare, non vi era venuta; ma erasi avviata sulla strada che sapeva avevan fatto altri coscritti; e a forza di domandare qual fosse la prima posata, ella vi fu; e vi si trovò come arrivò Toniotto scortato da due gendarmi quasi un malfattore, ma non legato; e i gendarmi che la riconobbero glie la lasciarono accostare; ed ella facendo parte ad essi delle provvisioni, potè darne a Toniotto, e dimorarsi con lui quelle poche ore. Nè per isforzo ch'ei facesse la potè persuadere che non venisse seco quella sera, e non l'accompagnasse alla prima nottata; dov'ei fu rinchiuso, ed ella andò da una povera donna a domandar albergo per carità, e la domane si trovò alla porta della prigione ad aspettar che uscisse Toniotto. Pensate che dolore le fosse vederlo uscir di là le mani legate, i pollici stretti, ed attaccato per una lunga fune insieme con una ventina d'altri, due a due così tratti come galeotti od animali; ed eran soldati di quel principe, che pure innalzava il mestiero dell'armi sopra ogni altro. Gli altri poi quasi non sentivano quell'affronto che sapevano non durerebbe oltre a pochi giorni quando avessero passato le Alpi, o al più raggiunta la riserva; ma pensate che dolore si accrescesse al povero Toniotto al vedersi veduto in questo stato dalla innamorata! La quale camminandogli allato, egli domandavala che pur si volesse, e che facesse conto di fare, seguitandolo così! Ed ella rispondea, che non vi aveva pensato; ma l'avea pur voluto rivedere ed accompagnar alquanto; e tornava a riparlare di quella sua idea di venir da lavandaia col reggimento; ed egli non volea, e parlavale de' parenti; ed ella piagnea; e i compagni, i più, si facevan beffe di loro; e i gendarmi che non eran più que' primi, li malmenavano. Alla posata del pranzo e' fu peggio; perchè ei furono tutti rinchiusi in una rimessa d'un'osteria, e quella serrata; e la povera fanciulla cacciata dalla porta, dove voleva rimanere, rimase poco discosta senza pur prendere un tozzo di pane o un sorso d'acqua finchè vide di nuovo uscire i prigioni legati come il mattino; e allora rimisesi al fianco di Toniotto, e gli accostò alla bocca un frutto che il rinfrescasse; e continovò la via con essi; e ricominciarono i preghi di Toniotto che lo lasciasse; ed ella pur continuava senza saper che si facesse o si volesse. Finalmente alla sera, prima d'arrivar alla posata, e' furono raggiunti da' due fratelli di lei, che pensando finalmente dove era, l'avean seguita e così arrivata; e perchè erano buoni giovani, e non lungi pur essi d'aver a correre i medesimi casi, impietositi di lei non la ripresero altrimenti che pregandola tornasse indietro con loro; nè ella schermivasi, e Toniotto pur unì sue preghiere; onde tutti furon d'accordo di andar fino alla nottata, ed ivi tutti riposare, ed al mattino vegnente darsi ancora un addio, e poi separarsi, tornando ella indietro co' fratelli. E così fecero; e passarono la notte egli in prigione, ed ella co' fratelli all'osteria. Dove appena messa in letto la povera fanciulla, e per la fatica e la grande arsura, e lo stento, e più che per ogni cosa, per le grandi angosce sofferte, fu colta da una ardentissima febbre, e dal delirio; onde, alla mattina vegnente, rimanendole appresso uno de' fratelli, l'altro fu alla porta della prigione, e disse a Toniotto in parte dello ammalarsi di Maria, e poi l'abbracciò; e Toniotto non potendo, cacciato innanzi cogli altri, così si separò dall'ultimo de' suoi. Più di quindici dì stettero Maria ammalata, e i fratelli, e poi la madre venuta anch'essa a curarla. E sendo alquanto guarita, insieme si partirono e tornarono al paese; che nessuno potea riconoscere la fanciulla; ma nessuno fu che per quella sua fuggita ne dicesse una parola cattiva; tanto era ella amata e stimata da tutti, e tanto conosciuto il loro amore e la sua grandissima innocenza.

      A poco a poco pur si riebbe alquanto, principalmente quando i parenti ebbero di Toniotto la prima lettera, la quale, povero giovane! io la so tutta a memoria, e diceva così: «Caro padre, questa che vi scrivo è il primo uso che fo delle mie mani, ed è per dirvi che del resto siamo felicemente giunti qui alla riserva, che è in una città che si chiama Besansone, e si dice che ci resteremo molto poco tempo. Mi hanno già tutto vestito alla militare che voi non mi riconoscereste, e abbiamo il numero del reggimento e delle compagnie su tutto il corpo, che sembra che siamo come le pecore da noi, che portano tutte la marca del padrone. E appena vestiti abbiamo incominciato a far l'esercizio, cioè ci fanno imparar a camminare e voltar la testa in qua e in là, e fra due o tre giorni ci daranno lo schioppo. Dicono poi che non si fa altra vita dal levar del sole fin dopo che è tramontato. E tutti speriamo che si faccia la guerra, perchè allora finiscono queste seccature, e un po' più un po' meno fanno andar tutti, e non ci è più coscritti, che qui è come una ingiuria che ce la dicono tutto il giorno. Io vorrei però che vi consolaste, e principalmente saper delle nuove della povera Maria, che mi è tanto incresciuto abbia voluto accompagnarmi quei due giorni: ma vi posso giurare, caro padre, che è stato come se fosse mia sorella, e quand'anche io avessi voluto, non avrebbe potuto esser altrimenti. Spero perciò che nessuno glie ne avrà voluto male, e io vi prego di abbracciarla per me, che nemmen questo non è stato possibile; e saluto i suoi fratelli e sua madre, e poi il fratello mio e voi, ed ultimamente il signor Maestro, che sia benedetto d'avermi insegnato a scrivere, che mi dà questa gran consolazione di poterlo far oggi. E vi domando vostra benedizione. Il vostro figliuolo Toniotto.» La seconda lettera fu da sotto a Magdeburga, e diceva che s'era trovato alla gran battaglia di Iena; e che aveva udito dire che il primo fuoco faceva gran paura; ma a lui era stata la sola consolazione che avesse avuta dopo esser partito di casa; e che da quel giorno nessuno de' camerati gli diceva più coscritto, ed era anzi passato a' granatieri. Se ne ricevette poi una l'inverno appresso, di non so più che luogo di Polonia, e un'altra la state che seguì, da Aranda de Duero in Ispagna; e sempre raccontavano nuove battaglie, e si vedeva che prendea gusto al mestiero, ed era stato fatto caporale, e poi sergente, ed aveva avuta la croce; e di nuovo mi benediva d'avergli insegnato a scrivere, e diceva che questo lo portava avanti tanto, e forse più di qualunque azione sul campo. Finalmente, essendo scorsi due anni da sua partenza, io mi stava una sera facendo scuola al solito, quando entrò uno de' bimbi e incominciò a dire una parola a uno de' compagni, e questo al vicino, e poi corse dall'uno all'altro, e tutti s'alzarono, e via, senza che io potessi trattenerli, gridando tutti: «È giunto Toniotto, andiamo a veder Toniotto;» onde anch'io uscii, e fui alla casa di suo padre, e sì lo trovai con una figura di felicità e di trionfo che non ho veduta mai la pari, seduto tra suo padre a un lato, e Maria dall'altro che piangeva e singhiozzava come una fanciulla quand'è tolta di penitenza, senza poter pronunziare parola; e poi i fratelli dell'uno e dell'altra, e i parenti e tutti, che l'accerchiavano e l'abbracciavano. Ed ei pure, come mi vide, s'alzò e mi buttò le braccia al collo stringendomi; e in breve seppi che il suo reggimento, venendo di Spagna all'armata d'Italia, passava in Piemonte, ed egli aveva avuta una licenza di tre giorni per venire a vedere i suoi parenti e … ma non disse altro, e presa la mano di Maria la copriva di baci con una franchezza e disinvoltura che veramente non aveva partendo, e mi fece temere non fosse mai mutato da quello che era. Ma io 'l vidi e gli parlai il giorno appresso, e i due altri giorni che rimase con noi; e non è a dire che buono, eccellente giovane, anzi che uomo e' si fosse fatto in quel poco tempo; e se il suo amore era forse alquanto diverso, ei non era certo meno amore; ed anzi togliendo pur esso di quella sua nuova natura virile, più non si sprecava in lamenti e piagnistei, ma tutto tendeva al suo fine, e faceva il conto delle speranze, e formava progetti fissi di nozze. Diceva che se gli andava così, e grazie al suo saper iscrivere, avea ferme speranze di diventar un giorno o l'altro ufficiale; e quando il fosse, non gli sarebbe tanto difficile aver licenza d'ammogliarsi; e quando non l'avesse, anche lasciar il servigio: «Tanto più» aggiugnea sorridendo «che delle busse se ne prende da tutti, ed io ho pur le mie che non ho consegnate nelle mie lettere; e se ne prendo ancor due o tre, a' venticinque anni potrò pur essere de' veterani, e mandato, come dicono essi, a' miei focolari.» E in somma quei tre giorni furono un giorno di festa a tutto il paese, e di vacanza alla scuola; e credo i tre più bei giorni della vita della povera Maria. Ripartì lasciando tre luigi d'oro a suo padre, uno al fratello, che era


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