Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3. Botta Carlo

Storia della Guerra della Independenza degli Stati Uniti di America, vol. 3 - Botta Carlo


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volta dei Forti. Intanto per le mosse, che andavano facendo le navi inglesi, e per la piccola presa di genti lasciate a Verplanks-point continuava Putnam a credere, che l'assalto fosse diretto contro il Forte Independenza. In questo mezzo camminavano gl'Inglesi per la via delle montagne sollecitamente. Il governator Clinton s'era tardi accorto dell'avvicinarsi dei nemici. Sopraggiunsero contro l'uno e l'altro Forte nel medesimo tempo gl'Inglesi, e fugati di leggieri i primi feritori, ch'erano usciti fuori per intrattenergli, andarono a furore all'assalto. In questo punto era arrivato anche il navilio inglese, e fulminava colle artiglierie. Gli Americani, quantunque si fossero veduti gli avversarj addosso fuori di ogni opinione loro, si difendettero però gagliardamente buon pezzo; ma finalmente non potendo sostenere il ferocissimo impeto degli assalitori, essendo anche troppo deboli per poter acconciamente fornire tutte le fortificazioni, dopo grave perdita di morti e di feriti cedettero, e si ritirarono. Molti, tra i quali il governatore Clinton, essendo pratichi dei luoghi, scamparono. La strage fu grande, irritati gli Inglesi dalla resistenza e dalla morte di alcuni uffiziali. Arsero gli Americani le fregate e galeotte loro. Gl'Inglesi s'impadronirono dello stecconato e della catena.

      I Forti Independenza e Costituzione, avvicinativisi gl'Inglesi da terra e da acqua, furono i giorni seguenti votati ed arsi dai difensori. Gl'impedimenti del fiume vennero in mano degli assalitori. Tryon fu mandato il giorno nove a distruggere in fondo una Terra chiamata il villaggio Continentale, nel quale avevano i repubblicani in gran copia ammassate le munizioni.

      In cotal modo vennero in poter degl'Inglesi i forti passi delle montagne dell'Hudson, che gli Americani sforzati si erano di assicurare con ogni maniera di fortificazioni. Erano essi riputati meritamente le chiavi della contea d'Albanìa. E si vede, che se i reali fossero stati più grossi, avrebbero potuto porgere un efficace soccorso all'esercito di Burgoyne, e forse far piegare in favor loro tutta la fortuna della settentrionale guerra. Ma non potettero concorrere all'impresa, sia per esser di gran lunga troppo deboli, sia perchè Putnam ingrossatosi fino alle sei migliaia di combattenti per la congiunzione delle milizie del Connecticut, della Nuova-Jork e della Cesarea gli minacciò da fronte ed alle spalle.

      Non potendo gl'Inglesi vincere si posero in sul depredare. Il giorno tredici Jacopo Wallace con una armatetta di fregate sottili, ed il generale Vaughan con una grossa presa di soldati salirono pel fiume mettendo a sacco, a fuoco, ed a sangue tutto ciò che loro si parava davanti; barbarie tanto più da condannarsi, quanto più ella non era, nè poteva essere di giovamento alcuno. Si avvicinarono ad una bella e fiorita Terra chiamata Kingston, o Esopo posta sulla riva occidentale del fiume, e scacciati a furia di cannonate i repubblicani, entraron dentro, e tosto vi appiccarono il fuoco da ogni parte. Arse tutta; una sola casa non vi rimase in piè. Arsero medesimamente una considerabile quantità di munizioni da guerra e da bocca. Allegò Vaughan per giustificare sì barbarico furore, che i repubblicani avessero tratto dalle finestre. La qual cosa negaron essi con maggior fondamento di probabilità. Poichè e' pare, che la Terra abbandonassero, tostochè osservarono, che le genti del Re erano sbarcate sulla vicina spiaggia. Queste crudeltà usavano i reali nel medesimo punto, in cui Gates concedeva onorevoli termini al vinto esercito di Burgoyne. L'Americano scrisse una lettera molto grave, e sdegnosa a Vaughan, nella quale, dolutosi prima aspramente dell'arsione di Esopo, e delle orribili devastazioni usate sulle due sponde del fiume, continuò con dire: «in cotal modo sperare i generali del Re le genti convertire alla real causa? Ma le crudeltà loro operare un contrario effetto; l'indipendenza fondarsi sul disdegno universale dei popoli; più abili generali, e più anziani, che non si riputasse il generale Vaughan egli stesso, aver la fortuna della guerra in sue mani posti; poter un dì la condizion loro diventar la sua, ed allora nessuna umana cosa poterlo dalla giusta vendetta di un offeso popolo salvare».

      Ma Vaughan e Wallace, udito, che Gates si avvicinava velocemente marciando, non istettero più a soprastare. Smantellati i Forti, e portando seco loro il bottino, si allargarono da quei confini, e se ne tornarono in un colle restanti genti di Clinton più che di passo alla Nuova-Jork. Molto fu notabile il danno che gli Stati Uniti ricevettero da questa correrìa degl'Inglesi su per le rive del fiume Hudson; perchè credendosi universalmente, che quei luoghi alti e scoscesi fossero del tutto inaccessibili alla furia del nemico, vi avevano in grandissima copia ammassato ogni sorta di armi e di munizioni. Di artiglierie, tra quella che guernivano i Forti, e quelle che si trovarono sulle navi arse, o distrutte, o prese, se ne perdettero meglio di cento pezzi di diversa grandezza; quindici a ventimila libbre di polvere, delle palle all'avvenante, ed ogni ordigno atto a fabbricare, od acconciare tutti quest'instrumenti da guerra.

      Intanto l'esercito cattivo s'incamminava alla volta di Boston. Partendo da Saratoga passava tra mezzo le fila dell'esercito vincitore, che stava attelato a bella posta lungo la strada, e sui vicini colli da ambe le parti. Si aspettavano i brobbj e gli scherni. Nissuno fiatò; memorabile esempio di temperanza cittadina e di militar disciplina. Per istrada saccheggiarono a rotta ogni cosa, massimamente quei lanzi incorreggibili; onde la gente giudicò, da quello che facevano vinti, a quello che farebbero vincitori. Arrivarono a Boston, ed ebbero gli alloggiamenti nelle baracche di Cambridge. Gli abitatori gli avversavano, non potendo sgozzare l'incendio di Charlestown, e le novissime rapine.

      Burgoyne, fatta la capitolazione, provò dal canto dei generali americani ogni sorta di cortesia. Gates lo convitò alle sue tavole. Pareva taciturno e sbattuto. Il conversare era onesto, e nulla si toccò delle disgrazie per non fargli male. Solo gli chiedettero, come gli fosse bastato l'animo di ardere gli abituri del povero popolo. Rispose, sì aver fatto, perchè così gli avevano imposto di fare, o perchè le leggi della guerra per la propria difesa così richiedevano. Quegli uomini linguacciuti della Nuova-Inghilterra se ne empievano la bocca. Ma queste erano intemperanze di plebe. Gli uomini civili lo accarezzavano. Schuyler fra gli altri lo fece gentilmente accompagnare da un aiutante di campo sino in Albanìa, e lo albergò in casa sua, dove la sua donna tutte quelle gentilezze gli usò, che da una gentildonna meglio desiderare si potevano. Eppure Burgoyne nei contorni di Saratoga, dove Schuyler possedeva larghissimi poderi, gli aveva fatto ardere una bellissima magione, di magazzini, e di altri edifizj per un valsente di più di trecentomila franchi. Arrivato poi a Boston il generale Heath, che comandava al Massacciusset, lo accolse in casa sua, e complì con lui con termini di cortesia. Andava a posta sua e veniva per la città, senza che se gli facessero le affoltate intorno per dirgli villanìa.

      Ma però gli altri uffiziali non isperimentarono tanta agevolezza. I Bostoniani non gli volevano albergar nelle case loro. Perciò furon fatti alloggiare nelle baracche. Se ne dolse Burgoyne prima col generale Heath, e poi con Gates, allegando, che il mal trattamento, e poco convenevole al grado loro fatto agli uffiziali era un rompimento della fede data nella capitolazione di Saratoga. Si aggiunse a questo, che Burgoyne, dubitando, non arrivassero in Boston, dove l'imbarco doveva aver luogo giusta gli articoli della capitolazione, sì tosto per la malvagità della stagione le navi necessarie per trasportar l'esercito in Inghilterra, aveva ricerco Washington, perchè consentisse, che invece di Boston, s'imbarcassero a Nuovo-Porto nell'Isola di Rodi, od in qualunque altro luogo del Sound. La quale richiesta non credendo Washington aver facoltà nè di negare, nè di concedere, l'avea al congresso trasmessa, perchè definisse egli. Dispiacque grandemente al congresso questo menar per parole; e massimamente quel protestare della rotta fede; pel quale poteva riputarsi Burgoyne sciolto da quella, che egli stesso aveva dato. Parve altresì al congresso, che le navi condotte a Boston pel trasporto delle genti non fossero sufficienti a tanta moltitudine, nè bastantemente provvedute di vettovaglie per un sì lungo tragitto. E finalmente notò che gl'Inglesi non avevano puntualmente osservati i patti nel consegnar le armi, non avendo rimesse le fiaschette da tenervi entro le polveri, ed altri arnesi, i quali, se non sono armi, all'uso di queste però strettamente appartengono. Della qual cosa per altro Gates molto, ed efficacemente giustificava gl'Inglesi. Per la qual cosa il congresso, che voleva la gara, e che cercava le cavillazioni, perchè non avrebbe voluto, che i cattivi s'imbarcassero per timore, che, contro i capitoli, andassero a congiungersi con quelle dell'Howe, od almeno, che arrivando molto per tempo in Inghilterra, avesse il governo inglese facoltà di mandarne tosto altrettante in America, decretò, dovesse Burgoyne fornire al governo americano i ruotoli delle rassegne, dove annoverati fossero per nome, e per grado non solo gli uffiziali, ma ancora i sotto uffiziali, e perfino tutti i gregarj. Parve cosa strana all'Inglese, e perciò si andava divincolando per non fornirgli. Howe poi procedeva con molta grettezza e sofisticheria negli scambj dei prigionieri; il che accresceva


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