Il Quadriregio. Frezzi Federico
a cui subbietto
amor t'ha fatto e l'influenzia mia,
quando prima spirò nel tuo intelletto.
Come andò Paulo alla man d'Anania,
al magnanimo torna, che detto aggio,
120 ove mai porte serra cortesia. —
Andai al mio signor cortese e saggio;
e come alcun domanda ond'altri vène,
cosí mi domandò del mio viaggio.
Risposi a lui: – Seguíto ho vana spene
125 del rio Cupido, ed egli mi condosse
tra selve e boschi con acerbe pene.
Ivi saría smarrito, se non fosse
che una donna venne a me davanti,
ed ella a te tornar anco mi mosse. —
130 E poscia che gl'inganni tutti quanti
gli dissi di Cupido, e come foi
con lui tra' boschi per diversi canti,
di dea Minerva gli ragionai poi
e come m'invitò e fui richiesto
135 ch'andassi seco alli reami suoi,
e che Cupido, quando vide questo,
egli e la madre sua mi fecer segno,
tal ch'io tornai al bosco sí molesto.
Rispose a questo quel signor benegno:
140 – Come l'animo tuo tanto sofferse
non seguitar Minerva all'alto regno,
da che ella t'invitò e ti proferse
il carro suo eccellente e di splendore,
e d'essere tua guida anco s'offerse?
145 Non sai che ogni senno e buon valore
vien dal suo regno e che da lei procede
ciò che per probitá s'acquista onore?
Prego, se mai a me avesti fede,
che questo regno tu vadi cercando;
150 ché poi io vi verrò, s'ella il concede. —
Che risponder dovea a tal domando
se non: – Farò, signor, ciò che m'hai imposto,
ché ogni priego tuo a me è comando? —
E, perch'egli ad andarvi era disposto,
155 questo, a cercar di quel regno felice,
mi diede piú fervor ad andar tosto,
nel tempo che 'l seguente libro dice.
LIBRO SECONDO
CAPITOLO I
Come la dea Pallade appare all'autore e gli descrive la sedia e signoria di Satanasso.
Febo la notte addovagliava al giorno
ed era in compagnia col dolce segno,
che prima fa di fiori il mondo adorno,
quando a cercar mi misi il nobil regno
5 di dea Palla Minerva, per comando
d'un mio signor magnanimo e benegno.
E come alcun che parla seco, quando
va pel cammin soletto, faceva io,
e questo dicea meco ragionando:
10 – O alto re, monarca, o sommo Dio,
non vedi tu che 'l mondo va sí male
e quanto egli è perverso e fatto rio?
Non vedi il vizio che la virtú assale?
E da che questo da te si comporta,
15 o tu nol vedi o dell'uom non ti cale.
Giá l'avarizia ha ogni pietá morta
ed ogni parentela ed ogni fede:
il vizio alla virtú serra ogni porta.
Non vedi che superbia sotto il piede
20 tien la giustizia e con orgoglio e pompe
s'è posta armata su nella sua sede?
Non vedi tu che la lussuria rompe
le leggi di natura e che 'l corrotto
quel di novella etá poscia corrompe?
25 Signor e Dio, se Abraam o Lotto
in Sodoma e Gomorra tu non trovi,
cioè nel mondo a tanto mal condotto,
perché tu 'l foco e 'l zolfo giú non piovi?
e se tu odi tante a te biasteme,
30 perché a fulminar Vulcan non movi?
perché tu non disfai il crudel seme,
peggior che Licaon e che i giganti,
se non che lor fortezze son piú sceme? —
Minerva in questo venne a me davanti,
35 e non la conoscea che fosse quella;
ed una dea pareva alli sembianti.
Come che saggia e vergine donzella,
d'oliva e d'òr portava due corone,
talché mai 'mperator l'ebbe sí bella.
40 Scolpito avea l'orribile Gorgone
nel bello scudo, ch'ella ha cristallino,
il quale porta e contro i mostri oppone.
Quando a lei fui e reverente e chino,
ella mi disse: – Dove andar intende
45 l'animo tuo per questo aspro cammino? —
Risposi a lei: – Tra belli monti scende
Topino in Umbria, ed in quel bel paese,
sinché