Istoria civile del Regno di Napoli, v. 6. Giannone Pietro
ancora nel Regno di Roberto, e più in quello della Regina Giovanna sua nipote il famoso Andrea d'Isernia. Per la sua profonda dottrina legale, e particolarmente in materie feudali, fu nel Regno di Carlo II padre di Roberto fatto Avvocato fiscale, e poi Giudice della G. C., indi da Carlo istesso creato Maestro Razionale della Camera de' Conti: ufficio, come fu detto, in que' tempi di grande autorità: a cui donò ancora molte Terre, e fece altre remunerazioni. Roberto suo figliuolo lo mantenne nel medesimo posto di Maestro Razionale ch'esercitò per molti anni, sino che, morto Roberto, dalla Regina Giovanna non fosse stato innalzato ad esser suo Consigliere e Luogotenente della Camera Regia; Tribunale ove egli avea menati molti suoi anni in qualità di M. Razionale.
Alcuni seguitando gli errori del Ciarlante100, credono contro ciò che fu a noi tramandato dagli antichi Scrittori, che Andrea sin nel Regno di Carlo I avesse cominciate le sue fortune, e fosse stato da lui creato Avvocato fiscale; e soggiungono, che dalla Regina Maria sua moglie, da Avvocato fiscale fosse stato fatto suo Consigliere e Maestro Razionale: ancorchè fosse costante presso tutti gli Autori, che e' morisse vecchio in età di settantatrè anni, lo vogliono con tutto ciò morto di morte naturale nel 1316 nel Regno di Roberto, non già nel 1357 nel Regno di Giovanna di morte violenta; imputando quella morte non già a questo Andrea, ma ad un altro Andrea suo nipote figliuolo di Roberto suo figliuolo, che, com'essi dicono, dalla Regina Giovanna fu parimente creato Luogotenente della Regia Camera, siccome suo avo fu creato da Roberto.
Questa opinione, oltre essere stata con manifesti argomenti confutata dall'incomparabile Francesco di Andrea in quella sua dotta disputazione feudale101, è contraria a tutta l'istoria, e si convince favolosa per più ragioni. Primieramente, ciò che si narra della sua moglie, de' figliuoli e delle dignità, che costoro avessero avute dalla Regina Giovanna, è tutto favoloso, siccome fu dimostrato dal Vescovo Liparulo, che con molta diligenza ed esattezza tessè la vita di questo Giureconsulto. II se si voglia far Andrea Avvocato fiscale nel Regno di Carlo I, bisognerà dire, che fosse stato egli Dottore più antico di Bartolommeo di Capua, ciò ch'è falso. Bartolommeo fu non pur coetaneo di Bartolo, ma autore più antico di lui: Bartolo che nelle sue opere fa di questo Giureconsulto onorata memoria, morì in Perugia, secondo pruova Baluzio102 nel 1357 di 46 anni103, ventinove anni da poi della morte di Bartolommeo, il qual, come si è veduto, morì nel 1328. All'incontro Andrea fu coetaneo di Baldo, ebbe con lui dispute in materie feudali, dove Baldo restò vinto: furono poco amici, nè Baldo si ritenne dal malmenarlo, trattandolo da vario ed incostante, e che ora inchinava a destra, ora a sinistra104. Ed è a tutti noto, che Baldo fu discepolo di Bartolo, e visse molti anni appresso; ed anche, se si voglia seguitar Osmano, morì nel 1400: poichè, secondo vogliono altri105, egli morì nel 1420 di età già decrepita, dopo avere per cinquantasei anni letto in Bologna ed in Pavia il jus civile. Donde si vede quanto di gran lunga vada errato il Consigliere de Bottis, il quale scrisse aver egli in un antico Codice d'Andrea d'Isernia letta una postilla a penna, mano di Bartolommeo di Capua; poichè tralasciando esser cosa molto difficile, che de Bottis dopo 250 anni, che egli scrisse, avesse potuto renderci testimonianza, che quella postilla fosse stata scritta di propria mano di quel Giureconsulto, si vede ancora essere affatto inverisimile, che un uomo sì grande ne' tempi del Re Roberto, per la cui autorità egli governava il tutto, avesse voluto scrivere postille ne' Commentarj d'Andrea, Dottore allora presso di lui di niuna, o di poca stima; oltrechè dicendo il medesimo de Bottis, aver veduta tal nota a penna ad Isernia, par che supponga che il libro d'Isernia fosse impresso, il che, se così fosse, non poteva quello essere stato in mano di Bartolommeo, di cui ne' tempi la stampa non per ancora era stata introdotta in Italia. III il voler fissare la morte d'Andrea nell'anno 1316, e per conseguenza prima di Bartolommeo di Capua, per riportarlo in dietro a' tempi di Carlo I ripugna a' più antichi monumenti, ed alle opere istesse di quello Giureconsulto. Abbiamo alcune note del medesimo, fatte a' Capitoli, del Re Roberto, istromentati per mano di Giovanni Grillo Viceprotonotario del Regno; questi dopo la morte di Bartolommeo esercitò quest'ufficio; poichè durante la vita di quello, che fu Protonotario, i Capitoli erano dettati da lui e non da Grillo. Abbiamo ancora che quest'istesso Andrea, nel proemio delle note, che fece sopra le nostre Costituzioni del Regno106, parlando d'Innocenzio III autore della Decretale Cum interest, scrisse, che questo Papa era morto, erano già cento e più anni, allegando le Cronache, che disse potersi in ciò allegare per pruova della verità: avendo dunque egli esattamente vedute le Cronache, avea certamente trovato, che Innocenzio morì a Perugia nell'anno 1216 a' 16 di luglio; onde se nel tempo, nel quale Andrea scrivea, erano scorsi dal Pontificato d'Innocenzio cento e più anni, è chiaro ch'egli scrisse quelle note alle nostre Costituzioni dopo l'anno 1316. Di vantaggio in queste medesime note e nel proemio istesso, più volte allega Tommaso d'Aquino con titolo di Sunto: all'incontro nei Commentari de' Feudi compilati prima, allega questo Autore col solo titolo di Frate, come in più luoghi osservò Liparulo: Tommaso fu posto nel rollo de' Santi da Giovanni XXII nell'anno 1323; è dunque chiaro, ch'e' scrisse sopra le nostre Costituzioni dopo l'anno 1323.
Andrea adunque, ancorchè nato negli ultimi anni del Regno di Carlo I, verso il 1280, quattro anni prima della sua morte, cominciò a rilucere e dar saggio de' suoi talenti nel Regno di Carlo II suo figliuolo, da cui per lo profondo suo sapere e dottrina fu fatto Avvocato fiscale e Giudice della Gran Corte, ed indi Maestro Razionale della Regia Camera. Negli ultimi anni del suo Regno scrisse egli i suoi famosi Commentarj sopra i Feudi; e le note sopra le Costituzioni del Regno le compose sotto il Re Roberto, intorno al 1232, siccome dimostra lo scrittor della sua vita107.
Baldo suo emolo, scorgendo qualche varietà ed incostanza d'opinioni tenute da lui ne' Commentari dei Feudi, che poi variò nelle Costituzioni, non potendo negare la profondità della sua dottrina, l'incolpava di questo vizio; ma non men Liparulo, che l'incomparabile Francesco d'Andrea ne penetrarono l'arcano ed il mistero. Il Re Roberto tutto preso d'amore verso Bartolommeo di Capua, non vedendo per altri occhi, nè reggendo il suo Regno che per i consigli di lui, attese sopra tutti gli altri ad ingrandirlo: Andrea non era ugualmente guardato, nè secondo il suo merito premiato; sotto il Regno di Roberto egli si trovò Maestro Razionale, e così vi rimase, ed in quest'istesso posto continuò in tutti gli anni di Roberto, carica conferitagli da Carlo suo padre, e nella quale l'avea Roberto confermato; all'incontro tutti gli onori erano del Capua, di che ardendo d'invidia Andrea, vedendo il suo emolo innalzato, e lui depresso, non potendo prender del Re altra vendetta, cominciò co' suoi scritti almeno ad abbassare le sue ragioni Fiscali, e quanto ne' Commentari de' Feudi, che compilò sotto Carlo II fu Regalista, altrettanto poi nelle note alle nostre Costituzioni, che compose nel Regno di Roberto, fuvvi avverso e contrario. Moltissimi documenti ed esempj di questo suo animo esasperato possono leggersi presso Liparulo108, e presso il Consiglier Francesco d'Andrea109. Ed osservarono questi Autori, che ne' Commentarj de' Feudi, sempre che l'accadea far menzione (ciò che fece molto spesso) di Re Carlo I e II, non gli nominò, se non con elogi; all'incontro, scrivendo sotto Roberto le note sopra le Costituzioni, ancorchè avesse avuto ben cento occasioni, ed alcune volte necessità di allegarlo, non ci si potè mai indurre di nominarlo; tanto che Matteo d'Afflitto110, parlando d'Andrea, pien di maraviglia ebbe una volta a dire: Et satis miror, quod non alleget Capitulum Regis Roberti, cum ipse fuerit eo tempore, et usque ad tempus Reginae Joannae I. Ed avendo una sola volta per dura necessità dovuto nominare quel Re, che a' suoi tempi fu riputato un altro Salomone, non fu d'altra maniera chiamato, che come un uomo del volgo, senza elogio, ancorchè scrivesse vivente Roberto, ivi: Et fuit determinatum in Consilio, quando Rex Robertus erat Vicarius patris sui111.
Ma morto Roberto nell'anno 1343, e succeduta al Reame Giovanna sua nipote, non avendo altro competitore, gli fu facile entrare per la somma sua dottrina in grazia della medesima, dalla quale fu inalzato al posto di Luogotenente della Regia Camera, e fatto suo Consigliere; la qual carica continuò insino al 1353 anno
100
Ciarl. del Sannio l. 4 c. 24.
101
Andreys disp. feud. An fratres, etc.
102
Baluz. in Notis ad Vitas PP. Aven. to. 1 pag. 971.
103
Boxornius in Monum. vir. illustr. pag. 102. Pancirol. de Cl. inter lib. 2 cap. 67.
104
Lipar. in vita Andreae.
105
Arthur. Duck l. 1 cap. 5 § 15.
106
Andr. in prooem. Constit. 20 col. in fin.
107
Liparul. in vita Andreae.
108
V. Liparul. in vita Andreae.
109
Andreys in disp. feud. cap. I § 6 num. 33, 34.
110
Affl. in Constit. hostici, Cap. si Comes, aut Baro, numer. 26.
111
Andr. in Constit. Sancimus, de offic. Magistr. Justitiar. verb. miserabilium, in principio.