Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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quel camin ch'avea a man destra preso,

      gli dissero: – Signor, le virtuose

      opere vostre che già abbiamo inteso,

      ne fan sì ardite, che l'aiuto vostro

      vi chiederemo a beneficio nostro.

78

      Noi troverem tra via tosto una lama,

      che fa due parti di questa pianura.

      Una crudel, che Erifilla si chiama,

      difende il ponte, e sforza e inganna e fura

      chiunque andar ne l'altra ripa brama;

      ed ella è gigantessa di statura,

      li denti ha lunghi e velenoso il morso,

      acute l'ugne, e graffia come un orso.

79

      Oltre che sempre ci turbi il camino,

      che libero saria se non fosse ella,

      spesso, correndo per tutto il giardino,

      va disturbando or questa cosa or quella.

      Sappiate che del populo assassino

      che vi assalì fuor de la porta bella,

      molti suoi figli son, tutti seguaci,

      empi, come ella, inospiti e rapaci. —

80

      Ruggier rispose: – Non ch'una battaglia,

      ma per voi sarò pronto a farne cento:

      di mia persona, in tutto quel che vaglia,

      fatene voi secondo il vostro intento;

      che la cagion ch'io vesto piastra e maglia,

      non è per guadagnar terre né argento,

      ma sol per farne beneficio altrui,

      tanto più a belle donne come vui. —

81

      Le donne molte grazie riferiro

      degne d'un cavallier, come quell'era:

      e così ragionando ne veniro

      dove videro il ponte e la riviera;

      e di smeraldo ornata e di zaffiro

      su l'arme d'or, vider la donna altiera.

      Ma dir ne l'altro canto differisco,

      come Ruggier con lei si pose a risco.

      CANTO SETTIMO

1

      Chi va lontan da la sua patria, vede

      cose, da quel che già credea, lontane;

      che narrandole poi, non se gli crede,

      e stimato bugiardo ne rimane:

      che 'l sciocco vulgo non gli vuol dar fede,

      se non le vede e tocca chiare e piane.

      Per questo io so che l'inesperienza

      farà al mio canto dar poca credenza.

2

      Poca o molta ch'io ci abbia, non bisogna

      ch'io ponga mente al vulgo sciocco e ignaro.

      A voi so ben che non parrà menzogna,

      che 'l lume del discorso avete chiaro;

      ed a voi soli ogni mio intento agogna

      che 'l frutto sia di mie fatiche caro.

      Io vi lasciai che 'l ponte e la riviera

      vider, che 'n guardia avea Erifilla altiera.

3

      Quell'era armata del più fin metallo,

      ch'avean di più color gemme distinto:

      rubin vermiglio, crisolito giallo,

      verde smeraldo, con flavo iacinto.

      Era montata, ma non a cavallo;

      invece avea di quello un lupo spinto:

      spinto avea un lupo ove si passa il fiume,

      con ricca sella fuor d'ogni costume.

4

      Non credo ch'un sì grande Apulia n'abbia:

      egli era grosso ed alto più d'un bue.

      Con fren spumar non gli facea le labbia,

      né so come lo regga a voglie sue.

      La sopravesta di color di sabbia

      su l'arme avea la maledetta lue:

      era, fuor che 'l color, di quella sorte

      ch'i vescovi e i prelati usano in corte.

5

      Ed avea ne lo scudo e sul cimiero

      una gonfiata e velenosa botta.

      Le donne la mostraro al cavalliero,

      di qua dal ponte per giostrar ridotta,

      e fargli scorno e rompergli il sentiero,

      come ad alcuni usata era talotta.

      Ella a Ruggier, che torni a dietro, grida:

      quel piglia un'asta, e la minaccia e sfida.

6

      Non men la gigantessa ardita e presta

      sprona il gran lupo e ne l'arcion si serra,

      e pon la lancia a mezzo il corso in resta,

      e fa tremar nel suo venir la terra.

      Ma pur sul prato al fiero incontro resta;

      che sotto l'elmo il buon Ruggier l'afferra,

      e de l'arcion con tal furor la caccia,

      che la riporta indietro oltra sei braccia.

7

      E già, tratta la spada ch'avea cinta,

      venìa a levarne la testa superba:

      e ben lo potea far, che come estinta

      Erifilla giacea tra' fiori e l'erba.

      Ma le donne gridar: – Basti sia vinta,

      senza pigliarne altra vendetta acerba.

      Ripon, cortese cavallier, la spada;

      passiamo il ponte e seguitian la strada. —

8

      Alquanto malagevole ed aspretta

      per mezzo un bosco presero la via,

      che oltra che sassosa fosse e stretta,

      quasi su dritta alla collina gìa.

      Ma poi che furo ascesi in su la vetta,

      usciro in spaziosa prateria,

      dove il più bel palazzo e 'l più giocondo

      vider, che mai fosse veduto al mondo.

9

      La bella Alcina venne un pezzo inante,

      verso Ruggier fuor de le prime porte,

      e lo raccolse in signoril sembiante,

      in mezzo bella ed onorata corte.

      Da tutti gli altri tanto onore e tante

      riverenze fur fatte al guerrier forte,

      che non potrian far più, se tra loro

      fosse Dio sceso dal superno coro.

10

      Non tanto il bel palazzo era eccellente,

      perché vincesse ogn'altro di ricchezza,

      quanto ch'avea la più piacevol gente

      che fosse al mondo e di più gentilezza.

      Poco era l'un da l'altro differente

      e


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