Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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cominciava a noverare i passi

      ch'esser potean da la sua stanza a quella

      donde aspettando sta che Alcina passi;

      e questi ed altri, prima che la bella

      donna vi sia, vani disegni fassi.

      Teme di qualche impedimento spesso,

      che tra il frutto e la man non gli sia messo.

26

      Alcina, poi ch'a' preziosi odori

      dopo gran spazio pose alcuna meta,

      venuto il tempo che più non dimori,

      ormai ch'in casa era ogni cosa cheta,

      de la camera sua sola uscì fuori;

      e tacita n'andò per via secreta

      dove a Ruggiero avean timore e speme

      gran pezzo intorno al cor pugnato insieme.

27

      Come si vide il successor d'Astolfo

      sopra apparir quelle ridenti stelle,

      come abbia ne le vene acceso zolfo,

      non par che capir possa ne la pelle.

      Or sino agli occhi ben nuota nel golfo

      de le delizie e de le cose belle:

      salta del letto, e in braccio la raccoglie,

      né può tanto aspettar ch'ella si spoglie;

28

      ben che né gonna né faldiglia avesse;

      che venne avolta in un leggier zendado

      che sopra una camicia ella si messe,

      bianca e suttil nel più eccellente grado.

      Come Ruggiero abbracciò lei, gli cesse

      il manto: e restò il vel suttile e rado,

      che non copria dinanzi né di dietro,

      più che le rose o i gigli un chiaro vetro.

29

      Non così strettamente edera preme

      pianta ove intorno abbarbicata s'abbia,

      come si stringon li dui amanti insieme,

      cogliendo de lo spirto in su le labbia

      suave fior, qual non produce seme

      indo o sabeo ne l'odorata sabbia.

      Del gran piacer ch'avean, lor dicer tocca;

      che spesso avean più d'una lingua in bocca.

30

      Queste cose là dentro eran secrete,

      o se pur non secrete, almen taciute;

      che raro fu tener le labra chete

      biasmo ad alcun, ma ben spesso virtute.

      Tutte proferte ed accoglienze liete

      fanno a Ruggier quelle persone astute:

      ognun lo reverisce e se gli inchina;

      che così vuol l'innamorata Alcina.

31

      Non è diletto alcun che di fuor reste;

      che tutti son ne l'amorosa stanza.

      E due e tre volte il dì mutano veste,

      fatte or ad una ora ad un'altra usanza.

      Spesso in conviti, e sempre stanno in feste,

      in giostre, in lotte, in scene, in bagno, in danza:

      or presso ai fonti, all'ombre de' poggetti,

      leggon d'antiqui gli amorosi detti;

32

      or per l'ombrose valli e lieti colli

      vanno cacciando le paurose lepri;

      or con sagaci cani i fagian folli

      con strepito uscir fan di stoppie e vepri;

      or a' tordi lacciuoli, or veschi molli

      tendon tra gli odoriferi ginepri;

      or con ami inescati ed or con reti

      turban a' pesci i grati lor secreti.

33

      Stava Ruggiero in tanta gioia e festa,

      mentre Carlo in travaglio ed Agramante,

      di cui l'istoria io non vorrei per questa

      porre in oblio, né lasciar Bradamante,

      che con travaglio e con pena molesta

      pianse più giorni il disiato amante,

      ch'avea per strade disusate e nuove

      veduto portar via, né sapea dove.

34

      Di costei prima che degli altri dico,

      che molti giorni andò cercando invano

      pei boschi ombrosi e per lo campo aprico,

      per ville, per città, per monte e piano;

      né mai potè saper del caro amico,

      che di tanto intervallo era lontano.

      Ne l'oste saracin spesso venìa,

      né mai del suo Ruggier ritrovò spia.

35

      Ogni dì ne domanda a più di cento,

      né alcun le ne sa mai render ragioni.

      D'alloggiamento va in alloggiamento,

      cercandone e trabacche e padiglioni:

      e lo può far; che senza impedimento

      passa tra cavallieri e tra pedoni,

      mercè all'annel che fuor d'ogni uman uso

      la fa sparir quando l'è in bocca chiuso.

36

      Né può né creder vuol che morto sia;

      perché di sì grande uom l'alta ruina

      da l'onde idaspe udita si saria

      fin dove il sole a riposar declina.

      Non sa né dir né imaginar che via

      far possa o in cielo o in terra; e pur meschina

      lo va cercando, e per compagni mena

      sospiri e pianti ed ogni acerba pena.

37

      Pensò al fin di tornare alla spelonca

      dove eran l'ossa di Merlin profeta,

      e gridar tanto intorno a quella conca,

      che 'l freddo marmo si movesse a pieta;

      che se vivea Ruggiero, o gli avea tronca

      l'alta necessità la vita lieta,

      si sapria quindi: e poi s'appiglierebbe

      a quel miglior consiglio che n'avrebbe.

38

      Con questa intenzion prese il camino

      verso le selve prossime a Pontiero,

      dove la vocal tomba di Merlino

      era nascosa in loco alpestro e fiero.

      Ma quella maga che sempre vicino

      tenuto a Bradamante avea il pensiero,

      quella, dico io, che ne la bella grotta

      l'avea de la sua stirpe istrutta e dotta;

39

      quella benigna e saggia incantatrice,

      la quale ha sempre cura di costei,

      sappiendo ch'esser de' progenitrice

      d'uomini invitti, anzi di semidei;

      ciascun


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