Orlando Furioso. Lodovico Ariosto

Orlando Furioso - Lodovico Ariosto


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etade e di bellezza:

      sola di tutti Alcina era più bella,

      sì come è bello il sol più d'ogni stella.

11

      Di persona era tanto ben formata,

      quanto me' finger san pittori industri;

      con bionda chioma lunga ed annodata:

      oro non è che più risplenda e lustri.

      Spargeasi per la guancia delicata

      misto color di rose e di ligustri;

      di terso avorio era la fronte lieta,

      che lo spazio finia con giusta meta.

12

      Sotto duo negri e sottilissimi archi

      son duo negri occhi, anzi duo chiari soli,

      pietosi a riguardare, a mover parchi;

      intorno cui par ch'Amor scherzi e voli,

      e ch'indi tutta la faretra scarchi

      e che visibilmente i cori involi:

      quindi il naso per mezzo il viso scende,

      che non truova l'invidia ove l'emende.

13

      Sotto quel sta, quasi fra due vallette,

      la bocca sparsa di natio cinabro;

      quivi due filze son di perle elette,

      che chiude ed apre un bello e dolce labro:

      quindi escon le cortesi parolette

      da render molle ogni cor rozzo e scabro;

      quivi si forma quel suave riso,

      ch'apre a sua posta in terra il paradiso.

14

      Bianca nieve è il bel collo, e 'l petto latte;

      il collo è tondo, il petto colmo e largo:

      due pome acerbe, e pur d'avorio fatte,

      vengono e van come onda al primo margo,

      quando piacevole aura il mar combatte.

      Non potria l'altre parti veder Argo:

      ben si può giudicar che corrisponde

      a quel ch'appar di fuor quel che s'asconde.

15

      Mostran le braccia sua misura giusta;

      e la candida man spesso si vede

      lunghetta alquanto e di larghezza angusta,

      dove né nodo appar, né vena eccede.

      Si vede al fin de la persona augusta

      il breve, asciutto e ritondetto piede.

      Gli angelici sembianti nati in cielo

      non si ponno celar sotto alcun velo.

16

      Avea in ogni sua parte un laccio teso,

      o parli o rida o canti o passo muova:

      né maraviglia è se Ruggier n'è preso,

      poi che tanto benigna se la truova.

      Quel che di lei già avea dal mirto inteso,

      com'è perfida e ria, poco gli giova;

      ch'inganno o tradimento non gli è aviso

      che possa star con sì soave riso.

17

      Anzi pur creder vuol che da costei

      fosse converso Astolfo in su l'arena

      per li suoi portamenti ingrati e rei,

      e sia degno di questa e di più pena:

      e tutto quel ch'udito avea di lei,

      stima esser falso; e che vendetta mena,

      e mena astio ed invidia quel dolente

      a lei biasmare, e che del tutto mente.

18

      La bella donna che cotanto amava,

      novellamente gli è dal cor partita;

      che per incanto Alcina gli lo lava

      d'ogni antica amorosa sua ferita;

      e di sé sola e del suo amor lo grava,

      e in quello essa riman sola sculpita:

      sì che scusar il buon Ruggier si deve,

      se si mostrò quivi incostante e lieve.

19

      A quella mensa citare, arpe e lire,

      e diversi altri dilettevol suoni

      faceano intorno l'aria tintinire

      d'armonia dolce e di concenti buoni.

      Non vi mancava chie, cantando, dire

      d'amor sapesse gaudi e passioni,

      o con invenzioni e poesie

      rappresentasse grate fantasie.

20

      Qual mensa trionfante e suntuosa

      di qualsivoglia successor di Nino,

      o qual mai tanto celebre e famosa

      di Cleopatra al vincitor latino,

      potria a questa esser par, che l'amorosa

      fata avea posta inanzi al paladino?

      Tal non cred'io che s'apparecchi dove

      ministra Ganimede al sommo Giove.

21

      Tolte che fur le mense e le vivande,

      facean, sedendo in cerchio, un giuoco lieto:

      che ne l'orecchio l'un l'altro domande,

      come più piace lor, qualche secreto;

      il che agli amanti fu commodo grande

      di scoprir l'amor lor senza divieto:

      e furon lor conclusioni estreme

      di ritrovarsi quella notte insieme.

22

      Finir quel giuoco tosto, e molto inanzi

      che non solea là dentro esser costume:

      con torchi allora i paggi entrati inanzi,

      le tenebre cacciar con molto lume.

      Tra bella compagnia dietro e dinanzi

      andò Ruggiero a ritrovar le piume

      in una adorna e fresca cameretta,

      per la miglior di tutte l'altre eletta.

23

      E poi che di confetti e di buon vini

      di nuovo fatti fur debiti inviti,

      e partir gli altri riverenti e chini,

      ed alle stanze lor tutti sono iti;

      Ruggiero entrò ne' profumati lini

      che pareano di man d'Aracne usciti,

      tenendo tuttavia l'orecchie attente,

      s'ancora venir la bella donna sente.

24

      Ad ogni piccol moto ch'egli udiva,

      sperando che fosse ella, il capo alzava:

      sentir credeasi, e spesso non sentiva;

      poi del suo errore accorto sospirava.

      Talvolta uscia del letto e l'uscio apriva,

      guatava fuori, e nulla vi trovava:

      e maledì ben mille volte l'ora

      che facea al trapassar tanta dimora.

25

      Tra sé dicea sovente: – Or si parte ella; —

      e


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