Sangue Che Crea Dipendenza. Amy Blankenship

Sangue Che Crea Dipendenza - Amy Blankenship


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il libro con le dita.” le disse, sorridendo quando lei obbedì all’istante. “Ora, ricordi cosa facevamo quando io andavo a caccia o in perlustrazione con i ragazzi della tribù, e tu rimanevi al villaggio con le altre ragazze?”.

      “Sì.” rispose Aurora con aria complice. Si sporse verso di lui e abbassò la voce come se quello fosse ancora il loro piccolo segreto. “Quando tornavi mi mostravi i tuoi ricordi. Erano così vividi che, ogni volta, mi sembrava di essere venuta con voi... potevo sentire perfino la pioggia sul viso e il profumo dei fiori.”.

      Skye annuì “Esatto, ed è proprio così che ti insegnerò a leggere. Ti mostrerò i miei ricordi di come ho imparato a farlo. Libera la tua mente ed entra nella mia.”.

      Sorrise quando vide che Aurora aveva già chiuso gli occhi. Skye posò le mani su quelle di lei e lasciò che la propria mente tornasse al passato... in particolare a quando aveva trovato lo scantinato sotto la biblioteca. Sentì Aurora sussultare quando percepì la sua solitudine, ma non poteva nasconderle quel dettaglio.

      Era disteso sul vecchio divano polveroso nel seminterrato e, per la noia, aveva iniziato a sfogliare le pagine di uno dei tanti libri illustrati. Il suo sguardo era scattato quando aveva sentito la porta sbattere e poi un rumore di passi. Skye si era subito nascosto nel buio su uno degli scaffali mentre un uomo anziano scendeva con una pila di libri.

      Aveva sentito il vecchio borbottare, si lamentava che meravigliose opere classiche venissero nascoste lì come un qualcosa di osceno; poi lo aveva visto appoggiare i libri su una delle tante scatole, tossendo quando una nuvoletta di polvere si sollevò per l’impatto. L’uomo si fermò un momento, poi prese il primo libro della pila e iniziò a leggere ad alta voce.

      Skye era rimasto incantato da quelle parole, tanto da lasciare che la propria aura si estendesse e toccasse la mente dell’uomo mentre leggeva. Ascoltando le parole e imparando a destreggiarsi tra le lettere tramite l’intelletto dell’anziano, Skye si era reso conto di avere a disposizione un nuovo, soddisfacente mondo di informazioni.

      Quando l’uomo se n’era andato, Skye si era avvicinato alla pila di libri e aveva iniziato ad osservarli meglio. Non erano più le illustrazioni ciò che gli interessava. Ne i giorni successivi aveva imparato a comprendere il contenuto dei libri parola per parola, lasciando semplicemente che la propria aura raggiungesse i libri così come aveva fatto con la mente di quell’uomo.

      Le parole volavano nella sua mente come un vento di conoscenza. Più lo faceva, più diventava veloce, finché non fu in grado di leggere un’intera enciclopedia in pochi minuti; finiva sempre con un’opera narrativa per stimolare la propria immaginazione.

      “Wow!” esclamò Aurora mentre assorbiva la conoscenza di Skye attraverso il loro legame.

      Lui si lasciò il passato alle spalle e aprì gli occhi “Adesso prova tu.”.

      Sorrise di nuovo quando Aurora piegò la testa di lato e guardò il libro che teneva in mano. Skye entrò nella sua mente e condivise l’esperienza mentre le prime parole che lei leggeva iniziavano a vagare verso la propria mente.

      Avendo bisogno di qualcosa da fare, i ragazzi si erano diretti verso la cucina e Michael aveva riempito due calici di vino rosso.

      Fece un respiro profondo, sentendo ancora una leggera scarica di energia provocata dalla caccia ai demoni in cui era stato impegnato. Sogghignò soddisfatto, sapendo che avrebbe potuto dare una spinta a quell’energia non appena avesse avuto la possibilità di tornare a caccia. Alzò lo sguardo e vide Kane che lo osservava, per poi distogliere subito lo sguardo e prendere il bicchiere.

      “Allora...” Michael iniziava ad essere sospettoso “... com’è che ti sei presentato proprio quando Aurora e Skye hanno deciso di venire?”.

      Kane scrollò le spalle “Kriss e Dean hanno invitato me e Tabatha a cena, poi sono arrivati loro e la cena si trasformata in un party. Hanno accennato che sarebbero venuti da te e, visto che non ero riuscito a parlarti, ho pensato di venire per vedere come stavi.”.

      Michael si accigliò “Non per rubarmi le sigarette, quindi?”.

      “Non questa volta.” rispose Kane sorridendo, ma il suo umorismo svanì bruscamente. Visto che suo fratello stava già diventando paranoico, avrebbe potuto fargli anche lui un po’ di domande. Senza girarci intorno, optò per la verità. “Dean mi ha detto che ti ha visto, oggi.”.

      “Sì, ci siamo visti.” rispose Michael con tono evasivo, non gli piaceva la piega che stava prendendo la conversazione.

      “Ha anche detto che stavi prosciugando da un demone.” aggiunse Kane senza mezzi termini, poggiando il bicchiere. “Quando hai iniziato a farlo?”.

      Michael non esitò a mentire “Quando quell’essere ha deciso di mordermi per primo.”.

      Kane aprì la bocca per dire qualcosa ma... cos’avrebbe potuto dire? Prendendo di nuovo il bicchiere, fece un altro sorso mentre ci pensava.

      Vedendo Kane improvvisamente accigliato, Michael calcò un po’ la mano aggiungendo una parte della verità. “L’ho sorpreso a guardare Aurora quando sono andato a trovarla, così ho seguito il suo odore in un vicolo. Pensavo che sarebbe stato facile ucciderlo, perciò non ero molto concentrato. Poi però mi ha affondato i denti nella spalla. Io mi sono incazzato e ho deciso di ricambiare il favore... non penso che se lo aspettasse.”.

      “Probabilmente no.” mormorò Kane mentre cercava di sentire i pensieri di Michael, ma riuscì a sentire soltanto senso di colpa e bramosia che iniziavano a confonderlo, così smise di provarci.

      Michael sorrise come se la cosa fosse divertente. “In realtà il suo sangue ha guarito la mia ferita quasi all’istante, perciò ho deciso di prosciugarlo finché non è morto. Fine della questione.”.

      Kane alzò un sopracciglio e fece un cenno con il bicchiere, finendo di bere il suo vino. Sembrava una spiegazione plausibile ma restava comunque in sospeso il motivo per cui si era comportato male con Dean. Stava per chiedergli che sapore aveva il sangue del demone ma poi decise di resistere, per ora. E comunque... se voleva tanto saperlo, poteva semplicemente morderne uno e scoprirlo da solo.

      Per qualche strano motivo, gli venne in mente il viso putrefatto di Misery e dovette voltarsi per nascondere a Michael la propria espressione di disgusto. Si diresse verso il frigorifero alla ricerca di qualcosa che cancellasse il ricordo di quel sapore in bocca.

      Sentendo dei brividi gelidi, Michael si mise a sedere su uno sgabello e imprecò mentalmente quando un sottile velo di sudore gli ricoprì la fronte.

      Parlare di sangue demoniaco gli aveva solo fatto venire voglia di andare a caccia, perciò aveva il disperato bisogno di una distrazione. Si passò una mano tra i capelli, sperava di non aver fatto venire voglia a Kane di bere sangue demoniaco. Lui era in grado di gestirne gli afflussi di energia ma non aveva idea di come avrebbe reagito suo fratello, e l’ultima cosa di cui avevano bisogno era che si aprisse un’altra crepa tra Los Angeles e il regno dei demoni.

      Michael si destò dai propri pensieri e girò la testa, vedendo Kane chino nel frigorifero.

      “Che diavolo stai facendo?” gli chiese.

      Kane si raddrizzò con in mano affettati, maionese, senape, olive nere, lattuga e un pomodoro maturo. “Beh, qui c’è da mangiare... perciò mangiamo.”.

      “Pensavo che avessi cenato da Kriss.” ringhiò Michael, continuando a bramare qualcosa di molto meglio di un sandwich. Si asciugò la fronte con la manica e si concentrò per calmarsi.

      “Sì, ma ho di nuovo fame... e tu sembri un po’ sciupato.” ribatté Kane, vedendo la doppia personalità di Michael alternarsi.

      Sperando di darsi una calmata grazie al vino, invecchiato e molto forte, Michael riempì di nuovo i bicchieri mentre Kane preparava i sandwich.

      “Allora, a che altro stai pensando?” chiese Michael,


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