Cose Pericolose. Amy Blankenship

Cose Pericolose - Amy Blankenship


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solito non era un problema stare da sola, ma per molte ragioni, stasera non ci riusciva. Guardava fuori dalla finestra ogni volta che sentiva un rumore, pensando che Kriss fosse tornato. Pensava di stare bene quando Envy e Devon l’avevano lasciata a casa mentre andavano da Chad, ma adesso capiva quanto avesse bisogno di compagnia.

      Envy le aveva chiesto se volesse andare con loro, nel caso in cui avesse avuto bisogno di rinforzi per gestire suo fratello Chad. Ma Tabby aveva pensato che forse Kriss sarebbe tornato a casa presto e voleva chiedergli cosa era successo, per cui aveva rifiutato...adesso se ne pentiva.

      Pensare a Kriss la portò a pensare a Dean e a come aveva agito in chiesa. Poteva ancora vedere lo sguardo sul suo viso quando aveva visto Kane.

      Tabatha scosse la testa quando l’immagine di Kane le venne in mente, in un vano tentativo di non pensare a lui. Vedere che stava morendo aveva scavato qualcosa di profondo nel suo cuore e nella sua anima. Non capiva perché, ma il pensiero che morisse la fece rannicchiare.

      â€œDatti una calmata.” sussurrò per rompere il silenzio. “Ti serve una distrazione.”

      Prendendo il telefono, decise di chiamare Jason al lavoro per farsi aggiornare e vedere se era successo qualcosa di insolito da quando Kriss l’aveva portata in Florida.

      Il telefono squillò tre volte prima che ci fosse una risposta.

      â€œGuardia Forestale, sono l’agente Fox.” disse una voce sexy.

      â€œEhi Jason, sono Tabby.” Sorrise per la prima volta da quando era entrata in casa.

      â€œTabby?” gridò Jason e lei sentì qualcosa rovesciarsi, probabilmente la sedia perché era solito dondolarsi su due piedi. “Dove diavolo sei stata?”

      â€œDiciamo che Kriss ha rapito me ed Envy e ci ha portate in Florida per qualche giorno.” rispose Tabby. “Sono appena tornata a casa e ho pensato di chiamare per vedere cosa mi sono persa.”

      Jason sospirò “Oltre alle normali cose strane, non ti sei persa granché. L’unica cosa emozionante accaduta è che l’altra sera abbiamo ricevuto una chiamata da un pazzo.”

      Tabby sorrise e si sedette sul divano. “Racconta!”

      â€œJacob e io ce ne stavamo seduti, era una serata noiosa, e il telefono squillò. Ho risposto e questo tizio diceva di aver visto un giaguaro che inseguiva un puma in centro, con un cellulare legato a una zampa.”

      Tabatha non poté farne a meno e cominciò a ridere. Se fosse stata al posto di Jason un paio di settimane fa, avrebbe pensato la stessa cosa. “Accidenti.” esclamò lei.

      â€œDillo a me.” disse Jason ridendo. “Jacob e io abbiamo scommesso se troveranno o no dei messaggini quando prenderanno la bestiola.”

      â€œSei sicuro di non aver bevuto una delle specialità di Kat?” chiese lei ridendo.

      â€œIo non bevo in servizio!” esclamò Jason e Tabatha sentì la risata di Jacob in sottofondo. “Allora, quando tornerai al lavoro?”

      Tabatha strinse le spalle “Non lo so ancora. Mi serve qualche altro giorno e ho delle ferie da consumare.”

      â€œFantastico, anche se ci manchi però. Non è la stessa cosa senza un bel viso che illumina tutto. Ho solo Jacob adesso, e non è un granché da guardare.”

      â€œMi mancate anche voi, ragazzi.” disse Tabatha, e lo pensava davvero. “Ci rivediamo tra un paio di giorni.”

      Jason rimase in silenzio per un istante e Tabatha istintivamente capì cosa stava per dirle. “Come sta Envy?”

      â€œAnche lei sta bene. Come me, aveva solo bisogno di staccare per qualche giorno.” Si morse il labbro inferiore quando ci furono diversi secondi di silenzio.

      â€œÃˆ vero?” chiese Jason.

      â€œÃˆ vero cosa?” chiese Tabatha, facendo la finta tonta.

      â€œEnvy esce davvero Devon Santos?” Le nocche di Jason divennero bianche mentre stringeva il telefono un po’ più forte.

      Tabatha sospirò, sapeva che questo avrebbe ferito molto Jason, ma in parte era anche colpa sua. Un ragazzo così carino non dovrebbe mai fissarsi con una ragazza che lo vede come un migliore amico e un fratello.

      â€œSì, è vero.” disse piano Tabatha. “So che non voleva ferirti. Ti vuole bene...lo sai.”

      Jason respirò piano e Tabatha si sentì dispiaciuta per lui. Aveva corteggiato Envy da così tanto tempo che era l’unica ragazza che avesse mai guardato. Adesso lei era fuori dalla sua portata ma Tabatha non glielo avrebbe detto. Quello era compito di Envy.

      â€œSo che non voleva.” disse Jason dopo un minuto. “Immagino che avrei dovuto sospettarlo quando non si è nemmeno accorta che flirtavo con lei.”

      â€œSe n’è accorta, Jason.” disse Tabatha. “Ha solo pensato che avrebbe creato tensioni nella vostra amicizia.”

      Jason mormorò “Già, probabilmente è così, ma non puoi biasimare un ragazzo per aver sognato, giusto?”

      â€œIo posso biasimarti per tante cose.” Tabatha sentì Jacob parlare in sottofondo.

      â€œSta’ zitto.” Jason ringhiò scherzosamente e Tabatha lo sentì abbassare i piedi della sedia nella giusta posizione. “Tabatha, ti chiamo più tardi. Il bambino ha deciso di iniziare una battaglia di palle di carta.”

      Tabatha ridacchiò e annuì con la testa “D’accordo, ci sentiamo dopo.”

      Riattaccò e si sedette per un attimo prima di riagganciare il telefono sulla base. Guardando di nuovo l’appartamento, non sembrava tanto solitario adesso. Jason avrebbe avuto bisogno della sua amicizia ora più che mai e sentirsi utile la aiutò a riprendersi.

      Alzandosi e allungando le braccia sopra la testa, attraversò il corridoio diretta nella sua camera. Si spogliò e si infilò un paio di pantaloncini da uomo e una canotta prima di affondare nella fresca e familiare morbidezza del suo letto.

      Questa volta non cercò di fermare la scena che apparve nella sua mente mentre si appisolava. Dopotutto, aveva bisogno di decifrarla e non sarebbe svanita finché non lo avesse fatto...quindi perché combatterla? Sprofondò nell’oscurità del sonno, vedendo ancora la chiesa e gli occhi di Kane.

      *****

      Jewel camminava nella grande camera da letto di Steven. Aveva le braccia incrociate sul petto e aveva iniziato a mordersi le unghie, cosa che non faceva da quando era bambina.

      â€œÃˆ colpa mia.” disse piano cercando di scacciare l’immagine del padre, crocifisso sull’altare della stessa chiesa che aveva frequentato per buona parte della sua vita. Quante volte aveva pregato proprio lì sotto dov’era morto? Sapeva che Anthony era perverso ma questo era da sadici.

      Steven osservava la donna fare avanti e indietro e poteva persino vedere le sue labbra muoversi senza emettere suoni, mentre blaterava mentalmente. Alzò una mano e la posò delicatamente sul suo braccio nel tentativo di calmarla. “Jewel, niente di tutto questo è colpa tua.”

      Lei strinse lo sguardo sulla mano e lo fissò. “Hai ragione. È semplicemente colpa tua quanto mia. E adesso che papà è morto, non devo più sposare Anthony e non devo sicuramente restare sposata con te.”

      Jewel si allontanò da lui in modo che la sua mano cadesse. L’ultima cosa di cui aveva bisogno in quel momento era essere assolta dai propri peccati...lei era maledettamente colpevole. Aveva dato ad Anthony i chiodi per crocifiggere suo padre.


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