Le Regole Del Paradiso. Joey Gianvincenzi

Le Regole Del Paradiso - Joey Gianvincenzi


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si sfilò lentamente il top e lo lanciò alla folla che cercò di prenderlo al volo. Mancava solo lei. Solo lei doveva compiere un gesto così semplice, così breve. L’aveva fatto centinaia di volte prima di entrare nella doccia. Lo faceva ogni giorno, togliersi il reggiseno per lavarsi o per indossare il pigiama, ogni sera, eppure le mani sembravano essersi trasformate in due statue d’ottone. Era ferma in preda a sensazioni mai provate prima di allora; era sicura che non sarebbe mai più uscita da quel locale. Per un attimo credette che sarebbe rimasta per sempre sopra quel cubo in balia di tutti quei maiali, compresi i signori in giacca e cravatta che aspettavano, impazienti, il suo top.

      * * *

      Suo padre prima le diede uno schiaffo con una tale forza da farla cadere a terra, poi iniziò a prenderla a calci. Lei voleva gridare, ma dalla bocca non uscì alcun tipo di suono, solo agghiaccianti gemiti. Versi di dolore.

      â€œCome ti sei permessa di scendere da quel cazzo di cubo!”

      Gli occhi di Jane osservavano impotenti la gamba del padre che, finito un insulto, si caricava all’indietro fino a scagliarsi contro la pancia, sul petto, sulle braccia. Dopo ogni colpo che riceveva, c’era un flash bianco. Poi nient’altro. I calci erano terminati. Il dolore però era atroce e attraversava violentemente ogni singola parte del corpo.

      Suo padre uscì lasciando aperta la porta e chiunque, passando lì davanti, avrebbe potuto vedere la splendida ragazza mezza nuda per terra, con il sangue che le colava a piccoli rivoli dalla bocca. Se solo avesse fatto volare via quel maledetto top tra le mani di quegli uomini si sarebbe risparmiata la sfuriata di Gary. Dopo alcuni minuti però tornò la bestia in compagnia: insieme a lui c’erano due ragazze e un signore. Forse uno dei bastardi.

      â€œHo visto che c’è stato qualche imprevisto” affermò infastidito l’uomo. Dall’accento tedesco la ragazza capì subito che si trattava di Rütger Hoffmann.

      Gary lasciò intravedere un velo di sorpresa e di sgomento, ma riuscì a rimediare.

      â€œSì, non sta bene mia figlia, ha avuto un calo di pressione”.

      L’uomo guardò Jane con una strana espressione.

      â€œNonostante il sangue che le esce dal naso e dalla bocca noto che è un succoso bocconcino” affermò facendo intravedere un enigmatico sorriso sulle labbra fini e sottili.

      â€œRütger” Gary lo guardò di sottecchi come se stesse per fargli qualche proposta. Poi glielo disse chiaramente.

      â€œSe vuoi favorire, non c’è alcun problema” disse indicando con un gesto della mano la figlia.

      Hoffmann continuò a tenere gli occhi inchiodati su Jane; notava anche lui quel bel corpo riverso a terra, quei biondi capelli disordinati, la carnagione chiara, l’esplosione della sua giovinezza. Intravide il volto e si accorse dell’estrema delicatezza di quei magnifici tratti naturali.

      â€œHai fatto un grande errore, non avresti dovuto ridurla così” tuonò il capo con ancora gli occhi sulla ragazza. Poi li buttò su di lui.

      â€œAdesso come passerò la serata?”

      Gary si trovò spiazzato e maledisse quella peste di sua figlia. Era convinto che non ci fosse un’occasione importante in cui non lo avrebbe messo nei guai.

      â€œAspetta qui un momento”. Gary si precipitò immediatamente in cucina. Doveva assolutamente accontentare, almeno temporaneamente, quell’uomo; se tutto quel posto ancora funzionava, se potevano essere comprate e vendute intere partite di droga all’interno del locale e se Gary poteva permettersi di picchiare, maltrattare o violentare le ragazze all’interno di quelle mura, era solo ed esclusivamente merito di Hoffmann. Attorno a sé aveva un incredibile potere che riusciva a gestire ed esercitare tramite i suoi uomini più fidati; pagava profumatamente chi avrebbe potuto interferire negativamente sui suoi preziosi affari. Il locale di Gary fruttava moltissimo non tanto per il sesso che poteva essere tranquillamente praticato nello studio e nelle altre stanze che avrebbero costruito di lì a pochi mesi, ma piuttosto per tutti i traffici di stupefacenti che scorrevano nel night. Era senza ombra di dubbio il quartier generale nel quale Hoffmann e la bestia concludevano i loschi affari.

      Gary tornò da Rütger con una delle ragazze che lavoravano segregate in cucina come aiutanti cuoche da ormai due anni. Era sui venticinque anni mora, bassa, occhi scuri.

      â€œVuoi intrattenere questo mio caro amico? Purtroppo mia figlia non può farlo, date le sue pessime condizioni” spiegò lui.

      â€œSignor Madison, io…”

      L’indecisione della ragazza costrinse Gary a fare qualche passo per incollare la sua faccia infuriata a quella della giovane dipendente.

      â€œSe non fai scopare subito questo stronzo come si deve giuro che stanotte ti taglio la gola” le sussurrò.

      La ragazza sembrò ipnotizzata da Gary e dalle condizioni di Jane, che notò non appena uscì dalla cucina. L’uomo la guardò e sorrise.

      â€œNon è certo bella come tua figlia” puntualizzò il tedesco.

      Gary sentì vorticare la testa.

      â€œTi prego, Rütger. Lei è quella che si salva, se vuoi ti chiamo la ball…”

      â€œNon voglio quella puttana!” gridò lui stringendo il pugno destro.

      Guardò la ragazza dalla testa ai piedi.

      â€œPer stasera ti salvi solo se questa gentile ragazza farà tutto quello che chiederò”.

      Visibilmente agitata, la ragazza era sul punto di piangere, ma riuscì a trattenere le lacrime.

      â€œSicuro che lo farà” Gary si voltò verso l’aiuto cuoca.

      â€œNon è forse così?”

      Lei annuì.

      â€œAvanti, non essere tesa” Hoffmann si fece avanti toccandola. Nonostante l’età avanzata dava l’idea di un uomo arzillo.

      â€œCome se fossi a casa tua” gli disse Gary indicandogli il letto.

      Rütger lo guardò un’ultima volta.

      â€œGary, lo faccio solo perché tua figlia è ridotta veramente male” Gli si avvicinò a qualche centimetro. “Dovrai rimediare all’errore commesso” ordinò. Poteva sbagliare in qualsiasi campo, sarebbe stato addirittura più clemente se fossero mancati dei soldi che Gary, ogni tre mesi, doveva dargli. Avrebbe fatto qualche storia, ma non poteva accadere una cosa del genere; quando Hoffmann s’invaghiva di qualche ragazza doveva essere accontentato. E Jane rimase una preda che, per quella sera e solo per quella sera, gli era sfuggita.

      Il signor Hoffmann si sdraiò sopra al letto poggiando la testa sul cuscino e invitò la ragazza a fare altrettanto; Gary invece convocò Frenny, l’altra cubista, e la buttò a terra con una spinta. Si slacciò i pantaloni e lei iniziò subito a prenderglielo in bocca. Il tedesco aveva ormai quasi finito di spogliare la ragazza che, fortunatamente per la bestia, si lasciava domare senza difficoltà. Era un pezzo di ghiaccio, ma l’importante era soddisfare il bastardo.

      Jane cercò di parlare, ma il dolore la strozzava. Poggiò la testa a terra e cercò di allontanare mentalmente quel fortissimo dolore alla pancia. Suo padre tirò fuori dal cassetto un po’ di cocaina, la sniffò e chiese all’uomo se voleva favorire, ma lui era troppo occupato a leccare ogni centimetro quadrato di quella povera ragazza che con incredibile sangue freddo riusciva a non gridare e a non dimenarsi.

      Una settimana dopo la realtà che le si srotolava davanti non era più la stessa.

      Dopo


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