Un Amore come Quello . Sophie Love
Elliot ti manderà all’estero per un nuovo incarico. Forse incontrerai un altro uomo. Uno anche meglio Shane.”
“È l’ultima cosa che voglio, adesso,” rispose Keira tristemente, appoggiando con pesantezza il mento su una mano. “Non so cos'altro potrebbe sopportare il mio cuore. Passare direttamente da Zach a Shane, e poi a qualcun altro che magari mi tratterà da schifo? Non credo proprio. Avevo ragione a volermi concentrare solo sulla carriera. Il mio lavoro non mi dirà mai che se le cose fossero state diverse avrebbe anche potuto sposarmi.”
Nina sussultò. “Shane ha detto così?”
Keira annuì, sentendosi più depressa e demoralizzata che mai.
Nina le strinse di nuovo il braccio attorno alle spalle. “Sei giovane. Troppo giovane per sistemarti. C’è un mondo enorme là fuori e tu ne hai visto solo una piccolissima parte.”
“Grazie,” concordò Bryn. “È quello che le ho detto anche io. Ha meno di trent’anni, santo cielo. Aspetta almeno di aver superato la trentina.”
Nina sollevò un sopracciglio. “Facciamo la quarantina,” disse seccamente. “E poi qualche altro anno per buona fortuna. Io non ho alcuna fretta di mettere su famiglia, nonostante quello che dicono i media sul mio orologio biologico.”
“I media?” intervenne scherzosa Keira. “Vuoi dire quelli come noi? Siamo giornaliste dopo tutto. È il nostro lavoro dire alla gente che cosa deve desiderare. Come l’amore,” aggiunse amaramente.
Nina scoppiò a ridere e Keira si sentì un po’ meglio. Lanciò un’occhiata fuori dalla vetrina, verso le strade affollate di New York, piene di gente diretta a lavoro, persone di ritorno a casa dopo feste durate tutta la notte, alcune in abiti costosi, altre con magliette decorate da slogan buffi. Vide moltissime razze e nazionalità, e ogni capigliatura immaginabile. Tutti si affrettavano, lottando contro i venti freddi portati dall’autunno.
Studiandoli, Keira si rese conto di quanto amava la sua città. Non sarebbe mai stata felice di vivere in Irlanda. Shane aveva ragione. Non si sarebbe mai trasferita altrove. Lei era una newyorkese, al cento percento. La città le scorreva praticamente nelle vene.
Riportò la sua attenzione su Nina e Bryn.
“Quindi, come ha preso Elliot la mia assenza dall’ufficio, oggi?” chiese a Nina, più che pronta a cambiare l’argomento di conversazione.
Nina mescolò il suo caffè. “A dir la verità, mi è sembrato un po’ distratto. L’ho sentito nel mezzo di una discussione accesa a telefono l’altra sera, mentre lavoravo fino a tardi. Credo che qualcuno stia cercando di acquistare la rivista.”
Keira sollevò le sopracciglia per la sorpresa. “Ma non può succedere. Elliot non lo farebbe mai. Lui ama il Viatorum. A volte anche troppo.”
Nina si limitò a scrollare le spalle e a prendere un sorso del suo caffè. “A volte non c’entra quanto si ama una cosa. Se una delle maggiori società crea una rivista rivale della nostra, copiandoci il modello ma usando tutte le sue risorse economiche e contatti per promuoversi e sopraffarci, Elliot non potrà fare altro che vendere. A volte l’unico modo in cui un indipendente come il Viatorum può rimanere in attività è che il capo, Elliot, accetti un compromesso sulla proprietà.”
“Ma per lui sarebbe una retrocessione, giusto?” chiese Keira. “Passerebbe dall’esserne il proprietario a cosa, il semplice amministratore?”
Nina reclinò la testa di lato. “Non sarebbe del tutto negativo. Così potrebbe fare più soldi. Avrebbe solo dei superiori a cui rispondere. Probabilmente perderebbe un po’ di libertà creativa.” Si scrollò di nuovo. “In effetti, è sicuro che perderebbe una parte di libertà creativa.”
Keira si morse il labbro, riflettendo sulla premonizione di Nina. Perché le cose dovevano sempre cambiare tanto in fretta? Quella mattina si era svegliata con un fidanzato affettuoso e un lavoro da sogno. E adesso era seduta depressa e in lacrime in un bar, di nuovo single e in ansia per la sua situazione lavorativa.
“Beh, anche questo è un modo per distrarmi da Shane,” commentò sarcastica a Nina.
“Oh, Dio, mi dispiace,” disse l’amica. “Non volevo farti preoccupare. Sono sicura che per te, per me, e per tutti gli altri non cambierà niente. Solo per Elliot. Ho già visto delle acquisizioni, moltissime in effetti. Di solito è quasi impercettibile per la maggior parte dello staff.”
Keira arricciò le labbra. “Vedremo,” rispose.
Si accorse in quel momento che Nina sembrava un po’ nel panico, e guardò l’amica che fissava Bryn negli occhi come per spingerla a subentrare nella conversazione. All’improvviso la sorella si illuminò come colta da un pensiero.
“Mi è venuta un’idea fantastica,” annunciò sgranando gli occhi.
“Perché ho la sensazione che non mi piacerà neanche un po’,” rispose Keira, socchiudendo i propri.
“C’è una bella festa da Gino questa sera, hai presente, quell’autentico ristorante italiano che c’è in città,” spiegò Bryn. “È a tema Halloween. A dir la verità è a tema Ognissanti, che è una festa italiana che non conoscevo, ma sembra super inquietante e da Gino la prendono davvero sul serio. Sarà per metà un ballo in maschera e per metà una cena gotica. Sembra folle ma in modo super interessante.”
Keira la fissò con occhi sempre più stretti. Bryn stava parlando a ruota libera. “Vai avanti…” esortò la sorella.
“Ecco il punto,” disse Bryn. “Malcolm, un tizio che ho conosciuto la notte scorsa mi ha invitata là per un appuntamento. Vuole vedere di che si tratta, sai, provare qualcosa di nuovo. Ovviamente ho accettato, mi conosci, sono pronta a provare qualsiasi cosa almeno una volta. Comunque, oggi mi ha detto che ha un amico che è single e si chiedeva se conoscessi qualcuno con cui fare un’uscita a quattro. Stavo pensando di invitare Tasha, ma perché invece non andiamo io e te? Ora sei di nuovo single.”
A Keira non servì nemmeno un secondo per riflettere sulla proposta di Bryn. Scosse la testa in un enfatico no. “Assolutamente no,” rispose.
Nina si chinò in avanti, apparentemente d’accordo. “Io conosco un negozio di costumi bellissimo,” esclamò. “Potresti prendere un abito da sera, dei guanti, una maschera, tutto quanto.”
Keira le lanciò un’occhiataccia. “Perché non vai tu a quest’uscita a quattro se l’idea ti piace tanto?”
Nina chiuse di scatto la bocca. Bryn assunse di nuovo il ruolo di corteggiatrice principale.
“Almeno vieni per il cibo,” disse. “Una cena gratis. Cibo raffinato. Qualche ballo. Vedila come una serata fuori tra di noi, con un paio di tizi accodati per pagarci il conto. Non devi nemmeno dirgli il tuo nome vero se non vuoi, e nemmeno toglierti la maschera. Può essere una notte d’anonimato. Potresti fingerti una persona tutta diversa.”
Keira scoppiò a ridere. “Fammi indovinare. Lo hai già fatto prima?”
Nina intervenne. “Cara, ti prego, lo abbiamo fatto tutte. Se non sei mai andata a un appuntamento fingendoti un’agente dell’FBI o un’ereditiera miliardaria, non hai mai vissuto davvero.”
Scuotendo la testa, Keira lanciò di nuovo un’occhiata fuori dalla vetrina. Studiò le persone in giro per le strade. Alcuni dei negozi avevano già le decorazioni di Halloween alle finestre. Vide una coppia di dark lungo la via, una donna con un abito di pizzo nero che sfoggiava un ombrellino e un uomo legato a un guinzaglio di cuoio. Solo a New York City, pensò tra sé e sé divertita.
Il senso della vita era accogliere a braccia aperte ogni sfida e assurdità, ricordò a se stessa. Non si era detta la stessa cosa proprio quella mattina?
“Va bene,” accettò, voltandosi verso Bryn con un sospiro rassegnato. “Verrò al tuo ballo.”
*
Bryn aveva avuto ragione su una cosa, scoprì Keira più tardi,