Un Amore come Quello . Sophie Love

Un Amore come Quello  - Sophie Love


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tra la vecchia musica popolare italiana, i camerieri in abiti di velluto e ovviamente, gli ospiti in maschera.

      Se fossero state solo loro due, Keira avrebbe passato una notte fantastica. Sfortunatamente avrebbero condiviso la serata con Malcolm, l’uomo che aveva invitato Bryn, e Glen, quello che aveva invitato Keira. I due dovevano essere tra le persone più noiose al mondo.

      Keira sollevò la pasta sulla forchetta, tenendo gli occhi aperti a fatica, mentre Glen continuava a blaterare i dettagli della sua carriera di contabile. Anche nel migliore dei casi parlare di lavoro l’avrebbe annoiata, ma quando si trattava di matematica la noia raggiungeva un nuovo livello. Senza contare che non le aveva fatto una sola domanda sul suo lavoro.

      Ci fu un’improvvisa pausa nella conversazione e Keira si raddrizzò come se si fosse svegliata di scatto.

      “Dunque, che cosa fai nel tempo libero?” chiese a Glen, cercando disperatamente di spostare la conversazione su un nuovo argomento.

      Glen impiegò molto a rispondere, un’altra cosa che Keira interpretò come un brutto segno. Chi non conosceva i propri hobby? O che cosa gli piaceva fare oltre al proprio lavoro?

      “Guardo lo sport,” disse alla fine.

      “Guardi,” ripeté Keira. “Non lo pratichi?”

      Glen scoppiò a ridere. “Accidenti, no. Non voglio farmi male. Preferisco essere uno spettatore.”

      “È…” Keira faticò a trovare la parola giusta. Quella per cui si decise probabilmente era il contrario di ciò che intendeva davvero. “… interessante.”

      “E tu che mi dici?” Le domandò Glen.

      Era la prima volta che le chiedeva di lei e Keira fu quasi sorpresa. “Oh, beh, lavoro nel giornalismo quindi passo molto del mio tempo libero a leggere,” iniziò.

      Glen la interruppe immediatamente. “Anche io leggo. Per lo più il Wall Street Journal.”

      Rendendosi conto che le aveva appena strappato il suo turno di parlare, Keira si ritirò in se stessa. Punzecchiò di nuovo la sua pasta. “Bello.”

      Bryn allora si allungò attraverso il tavolo. “Stavamo parlando dei nostri progetti,” annunciò. “Quello che vogliamo raggiungere nei prossimi cinque anni. Keira, tu cosa dici?”

      Se Bryn glielo avesse chiesto il giorno prima, Keira le avrebbe detto con assoluta certezza che quello che voleva nei seguenti cinque anni era passare più tempo possibile con Shane, comprare insieme la casa dei loro sogni, e magari persino sposarsi e avere dei figli. Ma ormai quel desiderio era svanito.

      Si limitò a scrollare le spalle. “Mi piacerebbe viaggiare. Vedere il mondo. Tra cinque anni vorrei aver messo piede su ogni continente almeno una volta.”

      Bryn applaudì. “Che bello, sorellina.”

      Glen sbuffò. “Viaggiare è sopravvalutato di questi tempi, ora che abbiamo la tecnologia per mappare tutto. Voglio dire, perché passare ore e ore in un tubo di alluminio sospeso nel cielo, inquinando l’atmosfera, quando si può vedere il mondo dalla comodità della propria casa? La realtà virtuale è ancora agli inizi, ma tra cinque anni sarà decollata. Un visore da cinquanta dollari prenderà il posto di voli inutili da centinaia di dollari.”

      Solo Malcolm annuì, d’accordo con lui, lasciando capire con la sua espressione che aveva trovato l’analisi di Glen molto stimolante. Bryn, d’altra parte, apparve inorridita dalla sua dichiarazione e lanciò a Keira uno sguardo di scuse. La sorella si limitò a fissarla impassibile, come per rinfacciarle: Te lo avevo detto che sarebbe stato terribile.

      “E quindi tu cosa ci dici, Glen?” domandò Bryn, cercando in ogni modo di salvare la conversazione. “Se non sei un fan dei viaggi, come pensi che saranno i tuoi prossimi cinque anni?”

      Gli altri rivolsero la loro attenzione al contabile. Lui si schiocchiò le nocche.

      “Ho pianificato tutto,” rivelò con assoluta sicurezza. Sollevò il dito indice. “Una moglie tra un anno.” Poi passò al secondo dito. “La nostra casa dei sogni nei sobborghi l’anno dopo.” Poi passò alle due dita successive. “Due figli, con diciotto mesi di distanza tra l’uno e l’altro. Un maschio e una femmina.” Poi alla fine agitò il pollice. “E un cane.”

      Keira emise un profondo sospiro. Aveva saputo anche prima di uscire dall’appartamento di Bryn che non avrebbe trovato niente di simile al romanticismo in quell’appuntamento. Ma c’era stata lo stesso una scintilla di speranza. Solo un minuscolo barlume che qualcuno che ardesse luminoso quanto Shane potesse apparire nella sua vita all’improvviso, sconvolgendo il suo mondo rapidamente come aveva fatto lui.

      Ma in quell’istante di amara delusione capì di essere stata una sciocca a prendere in considerazione quell’idea. Shane era stato un caso rarissimo. No, più unico che raro. L’appuntamento con Glen non aveva fatto altro che confermare le sue peggiori paure.

      Non avrebbe trovato mai più un amore come quello.

      CAPITOLO TRE

      Keira non poté far altro che tornare in ufficio il mattino seguente. Un cuore spezzato non era un motivo valido per saltare il lavoro, e due giorni di fila sarebbero stati davvero esagerati. Oltretutto non voleva passare un’altra giornata a deprimersi dentro un bar, e di certo non voleva ritrovarsi invischiata in un ennesimo piano sciocco e insensato di Bryn! L’ultimo, l’appuntamento da Gino, le aveva lasciato l’amaro in bocca.

      Nonostante si sentisse come se una cupa nube temporalesca le aleggiasse attorno alla testa, Keira riuscì a vestirsi e a prepararsi per la giornata. Di solito vestirsi per il lavoro la faceva sentire più forte, ma quel giorno aveva la sensazione di essere un’impostora, anche se aveva scelto uno dei completi più casual tra tutto il suo guardaroba da ufficio.

      Mentre usciva da casa di Bryn, si accorse che Nina le aveva mandato un messaggio di incoraggiamento.

      Tutti stanno aspettando con ansia il tuo ritorno.

      Keira sorrise. Era felice di avere una buona amica come Nina. Nonostante la differenza di età tra di loro, erano molto in sintonia l’una con l’altra. E Nina aveva anche avuto una tale carriera nel mondo della scrittura da essere un’eccellente mentore per lei.

      Entrando nell’ufficio principale del Viatorum, fu sorpresa dall’atmosfera differente che trovò all’interno. In passato, c’era sempre stato il panico nell’aria, una specie di stress invisibile che permeava l’intero luogo. Per quanto fosse stata di buon umore al suo ingresso, era certo che ne sarebbe uscita stanca, ansiosa e tesa.

      Ma ovviamente il punto era che Joshua non lavorava più alla rivista. Grazie a Keira, era stato licenziato da Elliot. Era incredibile quanto ciò avesse migliorato il posto. Sembrava persino più confortevole, anche se le piastrelle erano dello stesso bianco sterile e immacolato di prima, e la struttura open plan ugualmente riecheggiante. C’era un’unica differenza visibile, o così notò Keira: tutte le porte delle sale riunioni e degli uffici che circondavano lo spazio aperto erano spalancate. Riusciva a vedere Heather, l’assistente di Elliot, che scriveva al computer nel suo ufficio. Dentro la sala conferenze, diversi membri dello staff erano impegnati in una riunione che sembrava allegra piuttosto che rigida e formale. Ai tempi di Joshua quelle porte erano sempre state chiuse, come una barriera fisica tra lo staff di livello superiore e quello appena assunto.

      “È Keira!” esclamò una voce, e all’improvviso tutti si voltarono a guardarla.

      Con sua grande sorpresa, qualcuno iniziò ad applaudire.

      Keira si sentì arrossire mentre sempre più persone si alzavano dai tavoli e si univano all’applauso. Era così che si era sentita Dorothy dopo aver ucciso la Malvagia Strega dell’Ovest? Dopo tutto un uomo aveva perso la sua fonte di reddito, anche se se lo era meritato!

      Nina si avvicinò alla sua scrivania e l’abbracciò.

      “Sei tornata,” disse gentilmente. “Te


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