The Sonnets, Triumphs, and Other Poems of Petrarch. Francesco Petrarca
SONNET XX.
Se l' onorata fronde, che prescrive.
Amor piangeva, ed io con lui talvolta.
Più di me lieta non si vede a terra.
Il successor di Carlo, che la chioma.
O aspettata in ciel, beata e bella.
Verdi panni, sanguigni, oscuri o persi.
Giovane donna sott' un verde lauro.
Quest' anima gentil che si diparte.
Quanto più m' avvicino al giorno estremo.
Già fiammeggiava l' amorosa stella.
Apollo, s' ancor vive il bel desio.
Solo e pensoso i più deserti campi.
S' io credessi per morte essere scarco.
Si è debile il filo a cui s' attene.
Orso, e' non furon mai fiumi nè stagni.
Io temo sì de' begli occhi l' assalto.
S' amore o morte non dà qualche stroppio.
Quando dal proprio sito si rimove.
Ma poi che 'l dolce riso umile e piano.
Il figliuol di Latona avea già nove.
Quel che 'n Tessaglia ebbe le man sì pronte.
Il mio avversario, in cui veder solete.
L' oro e le perle, e i fior vermigli e i bianchi.
Io sentia dentr' al cor già venir meno.
Se mai foco per foco non si spense.
Perch' io t' abbia guardato di menzogna.
Nella stagion che 'l ciel rapido inchina.