Sotto La Luna Del Satiro. Rebekah Lewis
sulla caviglia iniziò a pruderle al pensiero e si grattò. Finiva sempre per calpestare i formicai. Ogni singola volta.
Morirò qui. Da sola.
Se avesse sentito dei passi, si sarebbe dovuta arrischiare a urlare o avrebbe fatto meglio a rimanere in silenzio? Era un dannato dilemma. Era abbastanza vigliacca da lasciarsi sfuggire una possibilità di aiuto fino alla mattina seguente, per paura di ritrovarsi davanti un assassino psicopatico affetto da una furia omicida. Non che Lily non si fidasse delle persone, ma doveva prendere confidenza prima di abbassare la guardia. Avrebbe affidato la propria vita a Donovan e guarda come era andata a finire.
Clunk! Un altro chicco di grandine cadde nella padella vicino ai suoi piedi. Cosa non avrebbe dato per dei superpoteri, così da potersi teletrasportare lontano da quel luogo. Iniziò a fare una treccia con i suoi lunghi capelli neri e la grandine si placò, mentre il lamento incorporeo del vento faceva da sottofondo alla notte. I suoi pensieri tornarono agli avvenimenti della mattina, nella speranza che l’irritazione scacciasse il collage di film horror dalla sua mente.
Dopo aver fatto colazione, Donovan aveva iniziato a comportarsi in modo sospetto. Aveva l’abitudine di passarsi le dita fra i ricci capelli castani quando era nervoso. Quella mattina lo aveva fatto così tanto da scompigliarseli fino ad assomigliare ad Albert Einstein. Inoltre, aveva continuato a guardarsi intorno, quasi temesse che degli estranei sarebbero potuti apparire in qualsiasi momento, nonostante fossero completamente soli.
Puah. Voleva davvero ripensare a quello che le aveva detto?
Dei rumori assordanti nelle vicinanze le fecero prendere in considerazione l’idea di gettarsi sotto al sacco a pelo umido e restare lì fino al sorgere del sole. Lily cercò di rassicurarsi, dicendosi che era stata la caduta di un ramo a provocarli, non un dinosauro assassino fuggito da Jurassic Park per fare uno spuntino di mezzanotte con una donna abbandonata. Qualcuno si stava muovendo nelle vicinanze, ma non riusciva più a vedere nulla al di fuori della finestra della tenda. La plastica si era appannata per l’umidità e la pioggia nella calura della Georgia. Lanciò un’occhiataccia all’acqua che sgocciolava dallo strappo.
A cosa stava pensando? Ah, sì, il tradimento di Donovan. Gli aveva chiesto perché fosse tanto ansioso e allora lui aveva sganciato la bomba. Ovviamente, non gli aveva creduto. Non al leggermente impacciato, un po’ sfigato e “affidabile” Donovan, che nonostante tutti i difetti era un bravo ragazzo. Non faceva scenate, non si atteggiava da duro e da macho e non l’aveva mai visto guardare un’altra donna. Così, mentre il suo cuore stava per spaccarsi in due, Lily aveva pensato che Donovan stesse cercando di essere divertente. Non era poi così inverosimile, visto che non aveva mai avuto un gran senso dell’umorismo. Ma, cavolo, le sue parole l’avrebbero fatta soffrire per anni.
«Fammi capire. Non volevi farmi agitare, dunque hai deciso di accompagnarmi durante questa uscita fotografica nonostante stessi pianificando di lasciarmi? Cosa non mi stai raccontando? Ci deve essere una ragione se non puoi aspettare fino a domani, quando torneremo a casa.» Lily sbatté nuovamente le palpebre. Non avrebbe pianto, non gli avrebbe dato la soddisfazione di sapere quanto l’avesse ferita. «Perché non mi hai detto che non volevi venire? Avrei potuto chiedere a qualcun altro di accompagnarmi.»
«Vedi, sapevo che ti saresti arrabbiata, io—»
«Sul serio? Avrei dovuto esserne felice?»
«—ho cercato di arrivare alla fine del weekend, davvero.»
Come se la colpa fosse sua se lui non era in grado di tirare fuori le palle o sgattaiolare via dal camping. Donovan aveva sempre odiato stare all’aria aperta, ma prima di partire aveva seguito un tutorial su come usare una bussola e leggere una mappa, dicendo di avere paura che Lily li facesse perdere; sebbene non fosse un’esperta, Lily sapeva leggere sufficientemente bene una mappa e una bussola. Il suo improvviso interesse avrebbe dovuto essere un segnale evidente che qualcosa non andava. Non era mai stato un appassionato di campeggio ed era sempre andato con lei solo perché costretto.
Lily amava la natura. Amava stare all’aperto. Dopo un po’ di giorni rintanata in casa iniziava a diventare irrequieta. Specialmente quando era lontana dal suo appartamento vicino alla palude, a Charleston. Nonostante la vista fosse sulla piscina e non sulla palude, amava stare vicino all’acqua. L’odore di muffa delle aree paludose – la faceva sentire a suo agio.
Il fatto di dover sopportare una rottura nella parte più a sud dei Monti Blue Ridge, con Donovan intento a comportarsi come un completo idiota, le stava facendo riconsiderare tutta la storia del “a proprio agio nella natura”.
«Per favore, Lily, non sarebbe nemmeno dovuto accadere.»
Merda. La diga costruita per arginare le lacrime cedette, spezzata da un mix contrastante di rabbia, disperazione e umiliazione. Lily non sapeva come reagire a quel colpo devastante. Come aveva potuto fare una cosa del genere, dopo una relazione di cinque anni, una relazione che Lily considerava sana e felice – per non parlare del fatto che avevano fatto sesso ogni notte in campeggio. Perché quel tradimento? Cosa aveva fatto di sbagliato?
«La conosco?»
«No.»
«Oh. È più carina di me?»
«Maledizione, Lily. Mi rifiuto di degnare questa domanda di una risposta.»
Lily sbuffò. Significava che lo era.
Camminarono a lungo in silenzio. Ci vollero alcune ore prima che riuscisse a tollerare di nuovo la sua voce. Avrebbe fatto meglio a continuare a leccarsi le ferite in silenzio, invece che subire altre ferite all’orgoglio tornando sull’argomento, ma non riusciva a capire come avesse potuto desiderare un’altra, quando gli aveva dato tutto. Alcuni suoi amici erano gelosi di lui e della loro ottima vita sessuale. Sapeva che Donovan ne aveva parlato con loro, perché le avevano fatto della avance, guadagnandosi un sostanzioso schiaffo in faccia. Il fatto che amasse il sesso non significava che lo avrebbe fatto con chiunque.
«Rispondi a questa domanda e smetterò di assillarti.»
Donovan inalò bruscamente, quasi fosse lui quello fatto a pezzi dall’interno. «Che cosa?»
«Perché hai avuto bisogno di andare da un’altra? Cosa c’è di così sbagliato in me?» Non riuscì a guardarlo mentre lo chiedeva. Al contrario, puntò lo sguardo sui propri piedi in movimento, sperando che gli ultimi due giorni dell’escursione finissero in fretta per poter fuggire da lui. All’inizio, sembrò che Donovan non avesse intenzione di rispondere, ma dopo una lunga pausa lo fece.
«Onestamente, mi sento come se dovessi rinunciare alla mia virilità per ciò che sto per dire, ma sei troppo difficile da gestire a letto.»
La terra si sollevò e la afferrò per il piede, scagliandola nel fango. Almeno, così le sembrò durante la caduta. La sommità del suo zaino la colpì alla nuca e Lily rimase a fissare come una stupida la bussola, mentre dallo zaino cadeva oltre la sua testa e dentro un cespuglio lì vicino. Si voltò e guardò con aria minacciosa la radice, ancora avvolta intorno al suo piede.
«Stai bene?» Donovan la raccolse praticamente da terra.
Lily fece una smorfia e soffiò via la terra dal palmo sbucciato. Sia le sue ginocchia che il suo orgoglio erano rimasti feriti, ma la sua mano sanguinava. «Dammi il kit di pronto soccorso, per favore.»
Si sarebbe occupata della mano prima di commentare la rivelazione di Donovan. Si sfilò lo zaino e tutto il contenuto si riversò a terra, come una pignatta piena di odio. Di bene in meglio. Iniziò a ricacciare le sue cose nello zaino, imprecando, e gettò uno sguardo furioso verso Donovan. Chiuse la cerniera ancora funzionante. Donovan le passò il kit di pronto soccorso e rimase in piedi alla sua sinistra, con le mani in tasca, apparentemente perso nei propri pensieri – un