Lucifero. Mario Rapisardi
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Mario Rapisardi
Lucifero
Pubblicato da Good Press, 2020
EAN 4064066072735
Indice
I
ARGOMENTO.
Silenzio di Dio.—I suoi ministri imprecano.—Gli uomini ridono. Lucifero s'incarna.—Proposizione del poema, ed apostrofe ai critici.—Avvenimento dell'Eroe sul Caucaso, da dove eccita gli uomini alle finali battaglie del pensiero.—S'incontra in Prometeo, che cerca da prima dissuaderlo dall'impresa, ch'egli crede inutile e disperata; commosso indi dalle ardite parole di lui, lo prega a volergli narrare la sua storia.—L'Eroe si dispone al racconto.
Dio tacea da gran tempo. Ai consueti
Balli moveano in ciel gli astri, e con dura
Infallibile norma albe ed occasi
Il monotono Sol dava a la terra.
Reddían le nevi a biancheggiar le spalle
Del tremante dicembre; april venia
Col suo manto di fiori; arida e stanca
Movea la bionda està giù da' falciati
Campi a cercar le vive onde marine;
E, coronato il crin d'edra e di poma,
Scendea l'autunno a ruzzar vispo e snello
Fra l'accolte alpigiane, e pigiar l'uve
Nei colmi fianchi dei capaci tini.
Tutto seguía così l'alte, immutate
Leggi de la Natura, e nullo in terra
Creato obietto, o in ciel, l'arduo sentiva
Strano silenzio del mai visto Iddio.
Abbandonati e solitarî intanto
Giacean per le infrequenti aule divine
I marmorei Celesti; e per le fredde
Vòlte il sacerdotal canto e la prece
Qual vano si perdea grido, che inalza
Da la rupe solinga il cacciatore,
Se mira dileguar giù ne la valle
Tra 'l sonante canneto il salvo augello.
Da fiero gel, da sacro orror comprese
Fur l'alme vostre allor, pallidi e negri
Zelatori de l'are; e quando ai vani
Scrigni balzar vedeste arido e magro
L'obolo di san Pietro, e oziose e tristi
Tornar dal mondo, qual gregge digiuno,
Le scornate Indulgenze, orridamente
Su le madide tempie alto rizzârsi,
Come ad istrice, i crini, ed agitato
Tre volte e quattro tentennò il tricorno
Su la sacra tonsura. Un grido, un urlo
Cupo s'alzò dai congiurati petti:
—La fede muore! O Dio, fulmina e sperdi
Gl'increduli mortali!—
Alcun non arse
A la prece crudel fulmine in terra;
E i mortali rideano.
Udì quel riso
Lucifero, e balzò. Sedeangli intorno
Il silenzio e la morte; oscure e fredde
Strisciavan su la sua fronte immortale
Strane larve di sfingi e di chimere,
Ed ei, solo com'era, in mezzo a tanta
Morte la luce e l'armonia sentiva.
—Qui in eterno starò? Favola indegna
Senz'opra e senz'amore, io, che del cielo
Per istinto d'amor spregiai la vita?
No, si torni a la terra! Un nuovo io sento
Spirto d'amor, che mi discorre il petto:
Santo auspicio è l'amor. L'ultima prova
Tentiam; l'ora è propizia: assai già sono
Su la terra i miei fidi; uom fatto anch'io
Amerò, soffrirò; correrò il breve
Travaglioso cammin d'un uom mortale,
E, redento da l'opre e da l'amore,
Recherò a l'uom salute e morte a Dio.—
Così l'Eroe parlava, e i circostanti
Baratri tenebrosi si agitavano,
Come per improvviso urto di vento
Il sen cupo del mar. L'ali di gufo,
Il piè forcuto e la bovina fronte
Mutò d'un tratto il favoloso iddio;
E dai lombi gagliardi e da le spalle
Le fuliggini tèrse e la stillante
Cispa dagli occhi affumigati ed orbi,
Tutt'uomo apparve, e radïò dal volto
La superba beltà d'un dio mortale.
Tramutato così, dal piceo trono