Gli albori della vita Italiana. Autori vari

Gli albori della vita Italiana - Autori vari


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non erano liberi, erano attaccati alla gleba, erano in condizioni servili. Il Comune italiano proclamò l'indipendenza del lavoro, l'uguaglianza degli uomini. Queste sono le basi su cui si fonda la società moderna; e così noi, studiando le origini del Comune, veniamo come a studiare le origini della società di cui facciamo parte, a cercare quasi le origini del nostro proprio essere civile. Quindi è che tutti i problemi, i quali si riferiscono alle origini dei Comuni italiani hanno una grande importanza, destano un singolare interesse. Questa è anche la ragione per la quale si è tanto disputato, per sapere se il Comune discendeva dalle istituzioni e dalla cultura romana o doveva invece la sua esistenza ad un principio nuovo, portato fra noi dai popoli germanici, i quali avrebbero così avuto il vanto d'aver messo le prime basi alla moderna civiltà. Il patriottismo si è mescolato in questa disputa, ed ha reso sempre più difficile il trovare una soluzione imparziale e scientifica.

      Ma pel Comune di Firenze v'è ancora una ragione speciale, che rende maggiore la sua importanza, e più vivo il desiderio d'indagarne le origini. Esso è il più democratico di tutti quanti i Comuni italiani, è quello che ha più di tutti lavorato per l'uguaglianza civile degli uomini. Uno storico, assai celebre, il Thiers, appunto per questa ragione, aveva deciso di dedicare gran parte della sua vita alla storia di Firenze. Egli diceva: nessun altro Comune ha, nel Medio Evo, affrontato tanti problemi economici, politici, sociali, e nessuno s'avvicinò tanto alla loro soluzione; nessun creò un così gran numero di nuove, ingegnose, mirabili istituzioni, come il Comune di Firenze. Ed aveva perciò in molti anni raccolto una vasta serie di materiali, che andarono poi bruciati al tempo della Comune di Parigi. Ma vi è di più. La storia fiorentina si può dire che sia a tutti noi notissima. Nessun paese in fatti ha avuto un così gran numero di sottoscrittori che l'abbiano illustrata. Ogni avvenimento, ogni individuo, ogni pietra di Firenze fu oggetto di lunghi studi, di dotte ricerche. Le sue rivoluzioni furono descritte con grande eleganza di stile, ed i personaggi che si presentano nella sua storia, sono a noi tutti famigliarissimi. Ma, ciò non ostante, la storia di Firenze apparisce assai spesso come un enigma. Rivoluzioni succedono a rivoluzioni, senza che noi possiamo capire il perchè di tanta irrequietezza. Questo popolo sembra non avere e non lasciar mai pace e nessuno. Per un matrimonio avvenuto in un modo piuttosto che in un altro, perchè il Buondelmonti, invece di sposare l'Amidei, sposa la Donati, non basta averlo pugnalato sul Ponte Vecchio, ai piedi della statua di Marte; ma la cittadinanza intera si divide in Guelfi e Ghibellini, che lacerano la Città per secoli, e non si acquetano mai fino a che non sorge la tirannide ad opprimerli tutti. E vien fatto qualche volta di chiedere: che cosa vogliono questi Fiorentini, che empiono continuamente di tumulto e di sangue le strade della loro bella città? Perchè non posano mai? Sono essi così assetati di sangue, così pieni del desiderio della vendetta, da non poter trovare nè lasciare tregua a nessuno?

      Ma quando ci facciamo questa domanda, il mistero cresce ancora più, perchè in mezzo a tanto tumulto, noi vediamo fiorire splendidamente le arti della pace. Il commercio, le industrie dei Fiorentini riempiono colle loro manifatture tutti quanti i mercati dell'Europa, dell'Oriente e dell'Occidente. E, come se questa contraddizione fosse poca, a crescere ancora più il mistero, noi vediamo qui sorgere le più pure, le più ideali immagini che la mente umana abbia mai saputo creare. La Beatrice di Dante, la Santa Cecilia di Donatello, le Madonne di Luca della Robbia, i Santi, gli Angeli di Benozzo Gozzoli e di Beato Angelico sorgono in mezzo a questo tumulto infernale, così splendidi e numerosi, che noi siamo spinti a domandarci: di dove mai essi vengono? chi li ha creati? Essi sembrano discesi in una bolgia infernale, come l'Angelo di Dante, che, a piedi asciutti, sdegnoso, frettoloso, traversa la palude Stige, rimuovendo con la mano dal viso le ingrate esalazioni. E allora nasce la speranza, che forse, studiando le origini del Comune, vedendo in che modo esso fu costituito, di dove questa società è partita, dove si è fin dal principio indirizzata, la ricerca, per quanto arida, per quanto penosa ed incompiuta, possa gettare una qualche luce sugli avvenimenti posteriori della storia fiorentina. Ed è perciò che gli scrittori moderni si sono oggi più che mai rivolti nuovamente a studiare le origini di questo Comune. Cerchiamo dunque di affrontare l'arido problema. E qui ho bisogno di raccomandarmi non solo alla vostra indulgenza, ma anche a tutta la vostra pazienza.

       Indice

      Innanzi tutto, come ho già accennato, ci si presenta una leggenda. Questa incomincia da Adamo, poi salta ad Attalante, il quale viene a cercare il luogo più salubre d'Europa, per formarvi una città. Trova questo luogo sulla collina che è a settentrione di Firenze, e col consiglio e l'aiuto di un astrologo, vi costruisce una città, unica al mondo per la sua salubrità, e che perciò vien chiamata Fiesole, Fie-sola. Ciò che vale a darci un'idea della rozzezza di questa leggenda, si è il modo in cui essa spiega il nome di quasi tutte le città della Toscana. Lucca si chiama Lucca da lucere, perchè i Lucchesi furono i primi ad accertare la luce del Cristianesimo. Pistoia si chiama Pistoia perchè in quella campagna fu già grandissima guerra ai tempi di Catilina, tale che vi morì così gran gente, che si sviluppò la peste, donde il nome di Pistoia. Siena è nel luogo in cui i Francesi, andando a combattere i Longobardi, che erano nel mezzogiorno d'Italia, lasciarono tutti i loro vecchi. Di qui il nome Senæ, Senarum, adoperato in plurale. Pisa è nel luogo dove i Romani pesavano i tributi dei popoli soggetti. Era necessario pesare contemporaneamente in due luoghi diversi, e però, Pisæ Pisarum, al plurale.

      La leggenda prosegue dicendo che Attalante ebbe varii figli, uno dei quali, Dardano, andò a fondare la città di Troia, e quindi narra l'assedio e l'incendio di questa città, la fuga di Enea, l'origine di Roma. E qui si salta a Catilina, che venne a Fiesole, inseguito dai Romani, comandati da un generale, il quale si chiamava Fiorino, e fu disfatto sulle rive dell'Arno. Cesare allora venne a vendicarlo, e fondò in suo onore, sull'Arno, la città di Firenze, la quale fu costruita come una piccola Roma, con tutti i monumenti che erano nella Città eterna, il Campidoglio, l'Anfiteatro, le Terme, il Foro, e fu chiamata perciò la piccola Roma. Vengono poi i barbari, e Totila distrugge Firenze; ma Carlo Magno la ricostruisce. E finalmente arriviamo alla guerra che Firenze muove a Fiesole, distruggendola.

      Che cosa possiamo noi cavare da questa leggenda, la quale fu certo compilata nel secolo duodecimo, il secolo cioè in cui nacque il Comune fiorentino? Innanzi tutto ne caviamo, che nel secolo in cui Firenze nasceva, i Fiorentini avevano la mente piena di idee e di tradizioni romane. Qui noi non troviamo tracce di tradizioni germaniche, anzi la leggenda sembra respingerle sdegnosamente ogni volta che si presentano. In una delle sue compilazioni, si ricorda essere stata opinione molto diffusa, quella che diceva la famiglia Uberti venuta di Germania, discesa dall'imperatore Ottone. Ma ciò, si aggiunge subito, è un errore, perchè gli Uberti discesero invece dal sangue di Catilina «nobilissimo re di Roma». Questi ebbe un figlio, Uberto Cesare, a cui una moglie fiesolana dette 16 figliuoli, uno dei quali fu mandato da Augusto a sottomettere la Sassonia, che s'era ribellata, e colà sposò una dama tedesca, da cui nacque Ottone imperatore. E così non sono già gli Uberti discesi dagl'imperatori tedeschi; ma gl'imperatori sono discesi dagli Uberti di Firenze, i quali vengono dal sangue di Catilina romano. La leggenda ci dice ancora che tra Fiesole e Firenze vi fu un antagonismo perpetuo. Fiesole infatti è città etrusca, Firenze città romana. Tutti i nemici di Roma sono, secondo essa, nemici di Firenze; tutti gli amici di Roma sono amici di Firenze; Cesare, Fiorino, Augusto. Carlo Magno è quello che ricostruisce Firenze, dopo la distruzione fattane da Totila, ed esso è il restauratore dell'Impero. Totila rappresenta i barbari che lo distrussero. Catilina, nemico di Roma, è l'amico di Fiesole, il nemico di Firenze.

      Se noi guardiamo alle poche notizie storiche che abbiamo su tutto ciò, vedremo che la leggenda non fa altro che ripeterle nel suo fantastico linguaggio. Fino dai tempi di Dante era noto che Firenze discese da Fiesole ab antico, ed il Machiavelli ci dice che Firenze fu una città, la quale nacque dai mercanti fiesolani, che vennero a cercare un emporio sull'Arno, là dove il Mugnone si congiunge con esso. Fondarono delle capanne, le quali divennero case, e le case formarono più tardi una città. Questa si formò, secondo tutte le notizie che abbiamo, due secoli circa innanzi Cristo. Era un municipio florido al tempo di Silla, e gli scavi recentemente fatti hanno confermato tali notizie, essendosi trovate monete, colonne, ruderi, i quali provano che la Città a quel tempo aveva già


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