Il mondo è rotondo. Alfredo Panzini

Il mondo è rotondo - Alfredo Panzini


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       Alfredo Panzini

      Il mondo è rotondo

      Romanzo

      Pubblicato da Good Press, 2020

       [email protected]

      EAN 4064066071141

       Capitolo Primo. — Lo sputo.

       Capitolo II. — La giovane professoressa.

       Capitolo III. — Pasquà.

       Capitolo IV. — Pedagogia.

       Capitolo V. — Fragole e ale di pollo.

       Capitolo VI. — La morte del rosignolo.

       Capitolo VII. — L'acquazzone.

       Capitolo VIII. — Una notte a Napoli.

       Capitolo IX. — I lavoratori dei conigli.

       Capitolo X. — Cristo.

       Capitolo XI. — Giulio Cesare.

       Capitolo XII. — I discorsi degli animali.

       Capitolo XIII. — Beatus allontana da sè Scolastica.

       Capitolo XIV. — I “fessi„ d'Italia.

       Capitolo XV. — “Quis est proximus tuus?„

       Capitolo XVI. — Le prodezze di Biagino.

       Capitolo XVII. — La scimmia a spasso.

       Capitolo XVIII. — Scolastica.

       Capitolo XIX. — La mitragliatrice e i gigli.

       Capitolo XX. — Il pane dell'anima.

       Capitolo XXI. — O Hymen, Hymenaee!

       Capitolo XXII. — Il re dei Bolcevichi.

       Capitolo XXIII. — Il figlio dell'uomo.

       Capitolo XXIV. — Le mammelle.

      Motto: in omnibus charitas.

       Indice

      Ognuno può comprendere che quando una persona va in cerca dell'anima, non può stare attenta.

      — Si tu stivi attiento, io nun te sputava, — disse quel cittadino del sud.

      Forse voleva dire attento a quel rombo gutturale che precede lo sputo dei cittadini del sud. «Iperbòlici anche quando sputano», disse Beatus Renatus; e guardò con ribrezzo lo sputo. Esso era andato a cadere in fondo ai calzoni; ma poteva cadere su la giacchetta che era di orléans nero, o sul gilè che era di bellissimo candore.

      [pg!2] Si poteva intimare: «Pulite!» Si poteva, in caso di disubbidienza, afferrare quel cittadino del sud per il collo e obbligarlo a pulire. Ma in questo caso sarebbe stata necessaria una mano molto valida perchè, non so se abbiate mai osservato: vi sono nella famiglia degli uomini alcuni grossi cialtroni che sembrano specialmente costituiti di alcuni grossi, lunghi manubri, di carne, cioè due gambe e due braccia, attaccate ad un tronco, e quel tanto di apparecchio di orologeria dentro il cranio, che basti a stimolare questi manubri.

      Il personaggio, invece, dai cui calzoni pendeva lo sputo, aveva bensì una fronte formidabile; ma sarebbe stata necessaria un'operazione di magia per mutare quella fronte in una di quelle macchine da guerra, chiamate tanks, e così far paura a quel cittadino del sud, che già dilungava maestoso col suo sigaro in bocca.

      «La colpa è della mano che è esile e non afferra», disse a se stesso quel signore guardando la sua mano coperta dal guanto di seta. «Non è per viltà».

      La settimana prima, a Taranto, mentre alcuni [pg!3] aeroplani austriaci bombardavano a bassa quota, e tutti fuggivano, egli anzi si era fermato a guardare con curiosità.

      Levò quindi il fazzoletto, pulì la sozzura e gettò il fazzoletto che pure era di finissimo lino.

      «Viltà, non direi: forse un po' di ribrezzo a toccare quell'uomo, come a toccare questo sputo.»

      Del resto, tranne alcuni maialetti e galline che passeggiavano già, al primo albore, per le vie, come è consuetudine nelle città del sud, nessuno aveva veduto.

      *

      Questo personaggio, che andava a spasso di primo mattino per una città del sud, si chiamava — come è detto — Beatus Renatus. Era un uomo assestatuzzo e mingherlino, e se avessimo veduto le lettere che erano nelle tasche della giacchetta di orléans nero, avremmo trovato scritto: All'illustre Beatus Renatus.

      Dunque era un uomo ragguardevole.

      Infatti, prima della guerra, questo Beatus Renatus disponeva di un suo onesto giudizio [pg!4] e delle lucide armi del pensiero dentro la fortezza ossea del cranio.

      Ma, da quel tempo, il giudizio si era un po' ottenebrato e le armi inceppate.

      Tuttavia Sua Eccellenza il ministro, ignorando questi particolari, aveva affidato a Beatus l'onorevole incarico di ispezionare le scuole, e perciò Beatus Renatus da qualche mese viaggiava l'Italia, e aveva preso molti appunti nel suo taccuino per riferire poi a S. E. il ministro.

      Questa perturbazione del suo onesto giudizio si era ripercossa anche all'esterno, perchè quelli che lo avevano conosciuto prima della guerra, dicevano di lui: «Come è invecchiato Beatus Renatus!» I suoi capelli si erano imbiancati stranamente, cioè a zone; quasi a scosse sismiche, prodotte forse dal cataclisma della guerra: zone bianche e zone nere appiccicate ai baluardi delle lunghe tempie. Inoltre se si fosse levato i guanti, sarebbe apparsa una manina esangue, come di una giovanetta morta;


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