Il Cavaliere dello Spirito Santo: Storia d'una giornata. Guido da Verona

Il Cavaliere dello Spirito Santo: Storia d'una giornata - Guido da Verona


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disinvolta, che può darsi un giorno o l'altro mi scriviate un bel libro.

      — Ne sono certo anch'io.

      — Un bel libro, con il quale forse non andrete alla gloria, a meno che non troviate la china dell'uovo di gallina, ma che insomma vi darà la soddisfazione intima dell'uomo fortemente allegro, il quale, con tutta licenza, abbia fatta una risata madornale e villana e libera su la faccia al mondo intero! Perchè questo, e nient'altro, è la vera arte: una risata.

      — Per l'appunto, Cavaliere; una volta non pensavo così, ma ora sono di questo parere anch'io. Dunque, per concludere: posso contare su la rivista? e per quando?

      — Verso il mezzo inverno, ma non prima, caro amico, perchè ho commissioni fin sopra i capelli.

      — Non ho premura, purchè venga bene.

      — Ci penserò per mare; su l'acqua infinita le idee s'allargano. E ditemi, visto che avete l'uso di scriver romanzi i quali si prestano mirabilmente a foggiarsi da tragedie greche o magari da tele per melodrammi, poichè la ricetta è la stessa, non ne avreste qualche altro da mandarmi, caso mai mi trovassi a corto di materia per qualcuno della mia clientela?

      — Per bacco, altrochè! Ne ho un paio d'altri, dai quali si potrebbe cavare a maraviglia una cosetta, per esempio, mistica, ovvero un paio di scene terrificanti per il teatro del Grand Guignol... Insomma io ve li mando, voi vedrete con la vostra esperienza se c'è qualcosa da fare, e cosa c'è.

      — Non vi dispiace mica, è vero, che vi adoperi le vostre coserelle?

      — A me? che diamine! anzi ve ne sono gratissimo! Purchè le diate, beninteso, a un autore di grido, essendochè voi capirete bene che «à tout seigneur tout honneur!» e che quando per esempio si ha un'amante, la quale ad ogni prezzo debba renderci cornuti, nel rammarico inevitabile della scornatura fa sempre un certo piacere che almeno se ne vada in letto con una persona pulita. Vi pare?

      — Sarà benissimo, poichè lo dite. Per conto mio, la donna vada in letto con chi vuole, non mi fa nè caldo nè freddo... Io sono rimasto greco in amore, greco d'ambo i lati, greco in ogni senso... e la donna, vi assicuro, la donna per l'amore non è che un palliativo!

      — Oh, Cavaliere garbato e faceto, quali cose andate mai dicendo!

      — Le cose d'Aristofane, delizioso amico mio, ch'eran vere al tempo d'Aristofane, e sembrami talvolta che vogliano tornar vere anche oggidì! Non vi pare lunga e dolce questa notte d'estate?... Non vorreste narrarmi da presso, imprimere nella mia memoria, insinuarmi nell'anima un vostro romanzo vissuto?... E non è questa la fiera colonia focense, la primitiva e robusta Massalia che portò ai barbari, dall'ellenico mare, il nostro costume gentile?...

      — Cavaliere anacreontico e scherzevole, sono doluto assai di non potervi compiacere! Io sono rimasto profondamente barbaro, barbaro d'ambo i lati, barbaro in ogni senso... e la donna, vi assicuro, la donna per l'amore sarà un palliativo, sta bene... ma è ancora l'unico!

      — Oh, divina babbuaggine di questi moderni, che hanno portato la retorica persin nell'amore!... Vedo pur troppo che c'è fra di noi tale opposizione di principii, che il mio buon senso mi dice: — «Aristofane, compatisci quest'onagro e non insistere!» — Così entriamo, se volete, nella maledetta sciampagneria!

      Vi rimanemmo sino al mattino, celiando e trastullandoci con le carezzose danzatrici, attente quanto mai al rilucere delle mie piccole monete d'oro. Aristofane, da buon greco, non ne trasse fuori manco una. Poi verso l'alba ce n'andammo per separate strade, Aristofane con un agile ballerinetto che non professava i miei costumi barbari, io con la sorellina di costui, una brunetta di Montpellier, che forse non li professava manco lei.

      L'orribile vetturino, panciuto e con la faccia vinosa, schioccava di frusta gridando lazzi alle pescivendole mattiniere; su la città marittima nasceva un giorno quasi biondo: il Prado si avventava contro il mare indolente con un grande ringiovanire de' suoi alberi antichi.

      Ora, verso il mezzo inverno, Aristofane mi ha mandata la rivista... Ho pensato meglio di non farla rappresentare, ma invece la pubblico tal quale.

      G. d. V.

       27 Febbraio 1914.

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