Politica estera: memorie e documenti. Francesco Crispi

Politica estera: memorie e documenti - Francesco Crispi


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con due splendide cascate l'una sotto l'altra. Fino a pochi anni addietro, la più parte delle case di Wildbad erano di legno. Dopo che l'imperatore di Germania ed il suo Gran Cancelliere preferirono i bagni di quel luogo, vi sorsero begli edifici e magnifiche ville.

      Giunsi a Wildbad alle 6 p.m. e ne avvisai il principe di Bismarck, mandandogli una carta da visita, e, immediatamente dopo, un biglietto così concepito:

      «Hotel Straubingen, h. 6.40 du soir.

      Altesse,

      Dans le doute que vous n'avez pas encore reçu ma carte, je vous écris ces quelques lignes pour vous prier de vouloir bien me fixer l'heure dans la quelle je pourrais avoir l'honneur de vous voir.

      En attendant etc.»

      Il principe di Bismarck mandò subito a scusarsi per mezzo del suo segretario, che egli non poteva venir di persona per la sua malferma salute e che mi avrebbe all'istante medesimo ricevuto.

      Il principe di Bismarck dimora alla destra del fiume in una modesta casa di proprietà dello Straubingen che raggiungemmo in pochi minuti. Mi fecero salire al primo piano. Il principe era nel suo gabinetto, il cui uscio dà sul pianerottolo rimpetto alla scala. Nella camera erano poche sedie, un tavolo, una magnifica stufa di porcellana e, sdraiato a poca distanza dal padrone, un superbo cane. Sul tavolo era una piccola pistola col manico bianco.

      Aperta la porta, il principe si levò in piedi e mi venne incontro offrendomi la mano.

       — Sono lieto, Altezza, di poter fare la vostra personale conoscenza.

      — Noi ci conosciamo da molto tempo!

      — Sì, Altezza, oggi però ho il bene di vedervi la prima volta e di potervi stringere la mano.

      Essendo venuto in Germania, io non potevo partirne senza avervi recato i saluti del mio Re; e vi ringrazio cordialmente di avermi concesso di venirvi a trovare sin qui.

      — Che notizie mi portate d'Italia? Siete stato in Francia? Che dicono a Parigi?

      — In Roma si è preoccupati per le probabilità d'una guerra nel caso che nelle prossime elezioni politiche in Francia vinca il partito reazionario. E poi non si è sicuri dell'Austria, il cui contegno non è punto amichevole verso il nostro governo.

      Voi ci avete fatto dire dal barone Keudell che vorreste stringere sempre più col nostro paese legami di amicizia, e pertanto io son venuto d'ordine del Re a parlarvi di parecchie cose.

      La primissima è d'interesse tutto particolare per l'Italia e la Germania, le altre di natura affatto internazionale.

      Comincio da quella che riguarda noi e voi.

      Io non so se bisognerà ritoccare il nostro trattato di commercio del dicembre 1865. Sono però convinto che con l'apertura del Gottardo le relazioni fra i nostri paesi saranno più frequenti e che in conseguenza sarà utile di mettere i cittadini delle due parti in condizioni tali che non trovino ostacoli nei commerci ed in tutti gli atti della vita privata. A tale scopo il mio governo vorrebbe che Vostra Altezza accettasse un trattato mercè cui i tedeschi in Italia e gli italiani in Germania fossero in uno stato di vera uguaglianza coi nazionali nello esercizio dei diritti civili.

      Andiamo ora agli argomenti di maggiore interesse e sui quali mi spiegherò in poche parole.

      Io sono incaricato di chiedervi se voi siete disposto a stipulare con noi un trattato di alleanza eventuale, nel caso che fossimo costretti a batterci con la Francia o con l'Austria.

      Il mio Re vorrebbe inoltre mettersi d'accordo con l'Imperatore per la soluzione della questione orientale.

       — Accetto di tutto cuore la proposta per un trattato che metta gli italiani in Germania e i tedeschi in Italia allo stesso livello dei nazionali e che per gli uni e per gli altri vi sia una perfetta uguaglianza nello esercizio dei diritti civili. Non posso però farlo senza averne prima parlato ai miei colleghi. Un trattato di tal genere mi conviene, perchè sarebbe una pubblica manifestazione del nostro accordo con l'Italia.

      Andiamo al resto.

      Voi conoscete le nostre intenzioni. Se l'Italia fosse attaccata dalla Francia, la Germania si riterrebbe solidale e si unirebbe a voi contro il comune nemico. Per un trattato a codesto fine potremo intenderci. Giova, però, sperare che la guerra non si renderà necessaria e che potremo mantenere la pace. La repubblica non può vivere in Francia che essendo pacifica; e se tale non fosse, correrebbe rischio di perdersi. A mio avviso la guerra sarebbe solamente possibile nel caso d'un ritorno della monarchia.

      Le dinastie, in quel paese, sono per necessità clericali, e perchè il clero vi è irrequieto e potente, e perchè i Re, onde illudere le plebi, hanno bisogno di essere battaglieri, ne viene per conseguenza ch'essi son costretti ad attaccar lite coi vicini. È stato sempre così in tutti i tempi, e ne troverete esempi a cominciare dal regno di Luigi XIV.

      Per l'Austria la posizione è tutta diversa. Io non oso supporre il caso che essa ci possa essere nemica; e vi dirò francamente che non voglio neanche prevedere codesta eventualità.

      Domani dovrò trovarmi col conte Andrássy, e parlando con lui voglio in fede mia assicurarlo che non ho impegni con alcuno e che gli sarò amico.

      La guerra russo-turca è proceduta contrariamente ad ogni previsione, e però l'Austria non ha avuto bisogno di passare la frontiera. Spero che questo bisogno non verrà, e che la lotta sarà limitata fra i due combattenti e potrà rimanere localizzata.

      Noi teniamo a che l'Austria e la Russia siano amiche e cerchiamo di mantenerle tali.

      Si possono discutere le varie ipotesi secondo le quali convenga risolvere la questione d'Oriente, e si possono anche determinare certi criteri onde procedere d'accordo. Bisogna però convenire che l'esercito russo non è stato fortunato fin oggi e che ci è ignoto per ora quale possa essere la fine della guerra.

      Lo Czar deve fare grandi sforzi ancora. Se l'esercito russo ritornasse sconfitto, lo Czar potrebbe avere fastidi in casa sua.

      Comunque sia è un affare che lo riguarda, anzi dovrò confessarvi, che in cotesta questione d'Oriente, la Germania non ha interesse alcuno, e per noi qualunque soluzione la quale non turbi la pace europea, sarà sempre accettata.

      — Ammiro la vostra franchezza, e vi dico che se fossi al vostro posto non parlerei diversamente.

      Resta, dunque, inteso che faremo una convenzione per assicurare ai tedeschi in Italia ed agli italiani in Germania l'esercizio dei diritti civili, come ne godono i nazionali. Potrebbe alla convenzione servir di base l'articolo 3.º del Codice Civile italiano, il quale accorda questo beneficio agli stranieri.

      Siamo pure d'accordo per quanto si riferisce alla Francia.

      Permettetemi ora, pel resto, che io vi sottoponga alcune domande:

      Credete voi che l'Austria vi sarà sempre amica? Per ora essa ha bisogno di voi, dovendo riparare ai danni patiti al 1866 e voi soli potendo assicurarle la pace senza la quale essa non potrebbe riordinare le sue finanze e ricostituire il suo esercito. Ma l'Austria non può dimenticare il passato, nè può vedere di buon occhio il nuovo imperatore di Germania.

      Voi dite che la Germania non ha alcun interesse nella questione d'Oriente. Sia pure. Devo, intanto, ricordarvi che il Danubio per una buona parte è fiume tedesco; esso tocca Ratisbona e vanno per la via del Danubio le merci tedesche al Mar Nero.

      Noi italiani non possiamo essere disinteressati come voi nella soluzione della questione d'Oriente. Le voci che corrono ci fanno temere che noi ne saremo danneggiati. Se le grandi Potenze stabiliranno d'accordo di astenersi da ogni conquista nelle Provincie balcaniche e converranno che il territorio tolto ai turchi dev'essere lasciato alle popolazioni del luogo, noi nulla avremo a ridire. Vuolsi però che la Russia, per assicurarsi l'amicizia dell'Austria, abbia offerto a questa la Bosnia e la Erzegovina. Or l'Italia non potrà permettere che l'Austria occupi quel territorio.

      Voi lo sapete: al 1866 il regno d'Italia rimase senza frontiere dalla parte delle Alpi orientali. Se l'Austria ottenesse nuove provincie, le quali la rinforzassero nello Adriatico, il nostro


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