Io cerco moglie!. Alfredo Panzini

Io cerco moglie! - Alfredo Panzini


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Ginetto Sconer, fisonomia rosea, da cui spira intelligenza e coraggio; capigliatura solida, denti solidi, tutto solido.

      Questo sono io!

      In questa valle di dolore e di lagrime ho l'onore di trovarmi bene.

      Quando io viaggiavo ancora con la marmottina dei campioni, i clienti mi dicevano: «Voi, signor Sconer, fate molto onore alla vostra Ditta». In realtà la mia presenza è stata sempre molto distinta.

      Peso controllato, kg. 80.

      Ed ora passiamo all'esposizione morale. Anche il morale è molto favorito. Io sono uno spirito equilibrato e sereno, e questo mi piace, [pg!2] perchè la Fortuna dà le sue preferenze alle persone equilibrate e serene. Però non è vero che io sia così insensibile che se ricevessi una pedata nella sedicesima lettera dell'alfabeto, il mio volto non tradirebbe nessuna emozione. Questa è stata una volgare facezia di Lionello.

      Certamente non sono eccitabile. Gli individui eccitabili vivono poco. Achille, personaggio eccitabile, è morto giovane. Questa sentenza si legge nel libro di réclame della nostra Ditta: Come devo preservare la mia vita.

      La parte scientifica del libro è stata affidata al dottor Pertusius; ma la parte morale è di mia creazione.

      — Realmente — mi osservava il dottor Pertusius — gli individui eccitabili, sensibili, vivono poco, oltre che vivere male, perchè sperperano troppa energia vitale.

      — Allora diciamo vitalina — dico io.

      — Ma la vitalina non esiste! — dice il dottore.

      — Non importa, la creiamo noi: vitalina, alcaloide della vita, produzione della Ditta.

      — È un bluff — dice il dottore.

      — E per questo? Il bluff ha la sua ragione di esistere in quanto esistono le persone capaci di farsi bluffare.

      Il dottore aveva scritto: evitate i dolori morali! [pg!3] Ed io vi ho aggiunto: «quando i dolori vanno a passeggio per il marciapiede di destra, non c'è motivo plausibile perchè voi non preferiate il marciapiede di sinistra».

      — Ma lei — mi disse il dottore — non tiene conto che della sua sacra persona!

      Rimango stupito dell'intonazione ironica.

      — Ma questo è un dovere, caro dottore.

      Una signora, mia cliente, mi osservava che il prezzo della mia Violetta ideale è un po' caro.

      — Mia signora — ho risposto — se io vendessi per meno, forse avrei più guadagno: ma le signore eleganti come lei diserterebbero il mio negozio: e se rivelassi che si chiama ideale perchè la violetta non c'entra, ma c'entra il catrame, la comprerebbe lei?

      — Lei è poco onesto! — mi dice la signora.

      «E lei che vende la sua gallina anziana per pollastrina novella, è forse onesta?»

      Questa era la risposta da dare se non fossi un gentleman. Ah, sì! Io sono anche troppo scrupoloso; e quando penso a certi tremendi uomini d'affari, non posso a meno di dire a me stesso: «Tu, Ginetto, sei un modesto sì, ma perfetto galantuomo,» che è sempre una bella qualità.

      Quando poi penso che venti anni fa sono entrato in commercio senza l'esposizione di un centesimo, [pg!4] ed ora sono gerente della Società in accomandita X*** e Compagni; sono consigliere di amministrazione dell'anonima Y***, e come tale dispongo di molta influenza personale per operazioni di credito, non posso a meno di dire a me stesso: «Ginetto, tu sei un bravo ragazzo!»

      Una favorevole combinazione mi ha permesso, di recente, di essere proprietario di una palazzina di stile rococò, collocata in uno dei quartieri più moderni della città. I due piani superiori sono affittati a inquilini selezionati e tranquilli. Il rez-de-chaussée, con annesso giardino, è riservato per me. Ho pavimenti tirati a lucido, salle à manger, stile renaissance, salotto stile Louis Kenz! La camera da letto è in istile impero con lettino di mogano, e annesso gabinetto di toilette, stile liberty. Sopra il letto pende un arazzo con la sacra famiglia, dipinta da un distinto pittore. La mia governante si chiama Desdemona. Essa è stata per tanti anni al servizio di una casa principesca, e il suo aspetto incute una certa soggezione. Benchè molto riservata, tuttavia si è permessa questa osservazione: — Lei, signor cavaliere, potrebbe formare la felicità di tante signorine!

      — Voi ne siete convinta?

      — Certamente, signore.

      [pg!5]

      *

      La regolarità è una delle mie qualità più notevoli. Esco di casa al mattino alle dieci, accuratamente sbarbificato; la cravatta, il colletto in ordine, perchè questo non soltanto è un dovere di una individualità distinta verso se stesso, ma è anche una necessità per chi ha molto personale alla sua dipendenza. Attendo ai miei affari, e alla sera rientro per il pasto nella mia proprietà. Quando guardo e tocco la mia proprietà, ho la perfetta sensazione di vivere. Spesso convito gli amici, fra i quali Lionello, che è un bel ragazzo, biondo anche lui e autore di libri assai in voga. Egli mi diceva giorni fa:

      — Io non capisco: io sono uno dei pochi uomini di genio che siano in Italia; eppure non ho mai la disponibilità di mille lire.

      — Vedi — gli ho risposto —, io e tu siamo due artisti, e abbiamo tutti e due la sensazione esatta del pubblico: tu gli dài i tuoi libri; io i miei prodotti. Io e tu guadagniamo: ma il denaro ubbidisce ad una sua legge, cioè rifugge da alcuni individui....

      — Come sarei io —, dice Lionello.

      — Press'a poco; e affluisce verso altri individui, benedetti da Dio.

      [pg!6] — Come saresti tu —, dice Lionello.

      — Press'a poco —, dico io.

      — Facciamo cambio —, dice Lionello.

      — Non si può, perchè bisognerebbe che tu ti mettessi dentro di me, e io dentro di te. Tu sei nato per consumare, e io per accumulare. Ma tu sei molto più felice del povero Ginetto, perchè tu, quando sarai morto, lascierai il tuo nome alle tavole immortali della gloria; e io, il mio capitale a chi lo lascierò?

      — Lascialo a me —, disse Lionello.

      — Perchè no, amico mio? Sono certo che nessuno, meglio di te, saprebbe farne un uso veramente simpatico; ma non si può, perchè tu, Lionello, morirai prima di me, perchè consumi troppa energia vitale. Io sono, invece, destinato a vivere almeno sino ai novantanove anni; e accumulare, accumulare, accumulare sempre, secondo la volontà del Signore.

       Indice

      Sì, non è improbabile che io campi sino ai novantanove anni, l'età stabilita dal dottor Pertusius per gli uomini equilibrati e sereni, che è poi [pg!7] quella stabilita da Mosè per gli uomini giusti. Dopo poi può accadere di morire, benchè sono di quelle cose che perchè io le creda, bisogna che le veda. Ammesso questo, mi faranno splendidi funerali: ma, e dopo? Dopo non si sa mai quello che ci può essere; e appunto per questo io tengo anche il mio bilancio morale in perfetto pareggio. Ma è certo che se io, Ginetto Sconer, avessi un erede che fosse come me, con il naso come me, con gli occhi come me, con il cuore come me, cioè equilibrato e sereno, io tornerei a vivere una seconda volta nel mio erede; e dal mio mausoleo sentirei questa simpatica voce: «Quell'eccellente uomo di mio padre, che mi permette di vivere felice come una cimice dentro una pelliccia!» Ma per avere un erede, bisogna avere un figlio, e in tale caso è necessario prendere moglie. Sì, è vero: le mie brillanti qualità mi hanno reso molto ricercato; e non poche persone hanno ripetuto quello che dice la mia governante: «Lei potrebbe, tu potresti, voi potreste formare la felicità di molte signorine». Però questa parola matrimonio non mi


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