Io cerco moglie!. Alfredo Panzini
che è invece perchè non ha capito che erano austriaci. Il suo fidanzato è morto in guerra, e lei porta sul petto il medaglione col ritratto del suo fidanzato. Anche lei è molto patriotta.
«Un giorno — racconta la mamma — mentre eravamo a un five o' clock tea, con tanti signori distinti, passa un corteo socialista. La mia bambina va alla finestra e sventola il fazzoletto bianco, rosso e verde e grida: Viva l'Italia! È stato in tutti noi un momento di terrore; per poco non scoppia una rivoluzione». Le altre signore invece dicono che lei aveva scambiato il corteo socialista per una manifestazione patriottica. Adesso che il fidanzato ufficiale è morto, ne ha tanti altri. «Il tale? il tale? il tale? Ma è [pg!29] di famiglia distinta? Crede lei, signor Sconer — mi domandano madre e figlia — che il tale sia di famiglia distinta?» Anch'io sono passato per ventiquattro ore per suo fidanzato ufficiale: una cosa molto seria, dico, perchè se lei descrive i suoi calzoncini coi pizzi di valenciennes, non c'è però niente da scherzare in quanto che lei avverte che ha un fratello che «sa essere gentiluomo e anche villano secondo i casi, e assomiglia a Maciste, quello dei cinematografi».
«Dove è questo suo fratello, signorina?» domandai un poco preoccupato.
«È al fronte!»
Un ragazzo abile! Appena scoppiata la guerra, ha avuto l'intuito commerciale di andare al fronte e ha comperato — chè le davano per niente — tutte le pelli dei buoi che morivano nei parchi o si ammazzavano per i soldati. Suo babbo era calzolaio, e figurarsi! Adesso hanno uno dei più ricchi scarpifici d'Italia.
La storia di quel fratello Maciste mi ha molto raffreddato.
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Signorina Q***, non è patriotta, ma pianista. «Io sono ipersensibile» dice lei, e anche sua madre dice: «Poverina, la mia Mary è un'ipersensibile!» «Noi artisti — dice la signorina Mary — siamo [pg!30] di un'altra razza. Che m'importa della guerra? Che m'importa chi comanda e chi è comandato? Tra Salandra che ha dichiarata la guerra e me, cosa c'è di comune? Tra me e il Kaiser? Perchè immischiarmi nei loro litigi? Il Kaiser e il re dell'Ottentozia per me sono la stessa cosa».
Lei suona Moszkowski, Stravinski, Debussy, Ravel. Suona? Vorrebbe suonare, ma non può. Stende su la tastiera, racconta lei, le mani lunghe con le unghie di onice aguzzo, e poi accadono fatti strani, come anch'io ho visto un giorno che sono venute a provare il mio Bechstein. Comincia, e subito, dopo un po', diventa pallida. «Impallidisce — mi avverte la mamma. — Sempre così! Ah, è terribile! Cade in trance». «Cognac!» dico io. Si rimette un po' e dice: «Suonando, mi si vuotano le vene, i sogni mi sferzano, i capelli scendono per le mie guance come serpi di chimeriche meduse. La musica di Ravel, che io adoro, esaspera la mia sensibilità come un succhiello traforante: appena tocco i tasti, sento il magnetismo». Anche qui per l'erede non c'è da far nulla. E poi qui c'è un'esagerazione di sensibilità che può riuscire pericolosa.
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Signorina R***, profumata al trèfle incarnat. Anch'io l'ho conosciuta. Si tratta di una fanciulla prodigio, così come vi sono i bimbi prodigio. Secondo altri si tratta di una fanciulla Sfinge. Lionello però che non ammette la donna Sfinge se non per gli imbecilli, la chiama Proteo multiforme. Essa è piuttosto piccolina, con un musetto tirato come un topolino, con due occhietti azzurri, fermi, un poco trasversali. Nella pettinatura e nel vestire è quasi monacale: ma ecco si leva in piedi, pare di elastico, si allunga e balla certe danze ieratiche sussultorie, che fanno rabbrividire, e anche imparare la storia, perchè sono le danze di Salomè, di Cleopatra, di Sibilla, di Santa Teresa. È molto giovane, ma la sua voce possiede certe inflessioni profonde come di donna matura, con la quale affronta qualsiasi argomento, anche di filosofia con quelli che se n'intendono. Viceversa — se le gira — è capace di rifare il verso e la smorfia di tutti: in dialetto, in francese, e anche in tedesco, secondo le persone: basta che le veda una volta. Come imita il teppista! Ha rifatto anche me! Questo è il suo genio comico, ma possiede anche il genio tragico, perchè recita certi versi [pg!32] francesi di Pelleas e Melisenda in modo da far paura. Questa signorina, messa sul palcoscenico, potrebbe raccogliere gloria e milioni a palate. Invece niente di tutto questo. Essa non ha altro desiderio che di essere amante amata di un uomo, e vivere in umiltà. Ma c'è una condizione: deve essere un magnifico amante! Tanti vorrebbero essere amanti, ma nessuno è magnifico. Lei domanda per amante l'uomo rude, l'Ulisside dalla gran mano dominatrice. Sinora non l'ha trovato. Però, uno studente di liceo si è suicidato per lei; un uomo serio con moglie e figli è impazzito; un capitano d'artiglieria è tornato al fronte con la testa sconvolta, e invece di allungare il tiro su gli austriaci, ha fatto un massacro dei nostri: poi si è sparato.
Io sono fuggito.
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Ma ecco un avviso-réclame, in un giornale tedesco, mi presenta l'erede già confezionato. Christliches, Einziges Glück! Sehr nettes, ehrliches Mädchen, mit einem Kinde und sehr reicher Aussteuer, sucht einen ehrlichen Gatten, ecc., ecc. che vuol dire: «Famiglia cristiana, unica felicità! Simpaticissima, onesta fanciulla con un figlio e ricchissimo corredo, cerca un onesto marito». È il sistema tedesco del dumping.
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IV. — FRÄULEIN VIOLETTA.
— Lionello — dissi un giorno — tu che fai morire tutte le tue meravigliose eroine, non te ne avanza nessuna che vada bene per me?
Lionello nei suoi libri fa morire tutte le donne di morte romantica. Le sue lettrici gli scrivono da tutte le parti: «Non la faccia morire, la salvi! È tanto cara, è tanto gentile. Non deve morire».
Ma lui è inesorabile: o in un modo o nell'altro le fa morire tutte.
— Tu sei un po' idiota — rispose Lionello alla mia domanda.
L'ho pregato di spiegarsi.
— Le mie eroine — disse — o sono uccise o si uccidono per una necessità reclamata dal pubblico, il quale è schifosino come te; ma vuole la morale. Pare incredibile, ma è così! Ora anche tu capisci benissimo che non si può fare il dramma o il romanzo con la morale: senonchè quando io ho fatto morire le mie eroine, io le ho purificate; ed ecco fatta la morale; come tu [pg!34] con i grassi fetidi fai le tue saponette. Ma nella vita le mie eroine godono di ottima salute, sta pur sicuro!
— E allora prestamene una.
— Impossibile! — rispose Lionello.
— E perchè?
— Perchè nessuna delle mie eroine ti potrà mai amare.
— Perchè dici così, Lionello? Perchè mi avvilisci? Sono brutto forse io?
— No, amico, anzi sei un campione discreto; ma non hai quel tipo, sai, dell'uomo fatale, macro, mefistofelico, che disorienta la donna come una coppa di champagne, che la fa capitolare, che le fa dire: «Vigliacco, ti adoro.... To'!».
— E a te capita?
— Certo.
— Sei un genio, Lionello, — dissi tristemente.
— Lo so. Non hai nemmeno al tuo attivo uno di quei gesti che affascinano le donne: non so, un delitto passionale, uno scandalo estetico; non hai corso un raid, non hai vinta una coppa in una gara qualsiasi; non possiedi nemmeno una di quelle anomalie che rendono stuzzicante un uomo.... Per esempio, quello che vende i giornali sul corso, che è un nano: tutte le cocottes lo accarezzano, e le serve se lo rubano. Per di [pg!35] più, tu possiedi il più grave dei difetti per ottenere dedizioni incondizionate.
— Cioè?
— Amico, le belle donne amano gli uomini generosi!
— Sono generoso anch'io.
— A te parrà di essere: ma tu misuri, cioè ragioni. Ma