Io cerco moglie!. Alfredo Panzini

Io cerco moglie! - Alfredo Panzini


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Ma la sua camera farebbe orrore alla mia governante Desdemona. La sua pulizia consiste nel brillantarsi le unghie, e, quando nessuno la vede, girare la mano per far andare giù il sangue.

      «Signorina, che cosa legge? il bollettino della guerra?»

      Leggeva la corrispondenza di quarta pagina.

      [pg!15]

      *

      Signorina G***: «si erge a somiglianza del perfetto stelo,» come dice Lionello, ma ha il torto di farsi vedere a passeggio in compagnia di sua madre, la quale era forse uno stelo anche lei, ma oggi è un archetto. Una fanciulla di buon senso dovrebbe evitare di farsi vedere con una madre che presenti un quadro disastroso della sua futura configurazione. E poi il figlio di Ginetto Sconer deve essere una quercia, e non uno stelo.

      *

      Signorina H***: figlia di un ingegnere architetto. È stata costruita con molta grazia da suo padre, nello stile Louis Kenz, da me preferito. Pare una bambolina, e si chiama Noemi. Porta i riccioli a tire-bouchon, come nelle vecchie stampe. Fa la svenevole, parla con una voce melliflua.... Ma queste apparenze ingannano: un giorno la ho sentita, nello studio di suo padre, che tirava su gli affitti a tutti gli inquilini delle sue case. Questa signorina ha delle buone qualità — dico fra me —; ma un altro giorno sento una voce stridula che rompe le pareti: «Fa alla svelta, fa alla svelta, fa alla svelta! Sai bene che io non [pg!16] sono figlia della pazienza. Sei un'idiota, una stupida! Ti tiro la ciabatta su quella facciaccia da mummia!»

      «Pum!» «Ahi!» Era Noemi, nome soave, che parlava con la cameriera.

      Questa signorina mi sembra pericolosa.

      *

      Signorina K***, figlia di un ricco industriale, mio amico. Ci siamo trovati insieme per più di una settimana all'hôtel X*** a Viareggio.

      Non so come sarà d'inverno: ma d'estate va bene: è così vaporosa e fresca che pare di vivere accanto ad un gelato.

      È un po' distratta. «Signorina questo è suo?» La cameriera, il portiere, il paggetto dell'hôtel facevano un continuo domandare: «Signorina, questo è suo?» Dove si levava, lasciava qualche cosa: i guanti, l'ombrellino, le cartoline illustrate.

      Io raccoglievo un fazzolettino col pizzo tutte le volte che andavamo a spasso.

      «Ma, Clara, sta un po' più attenta,» diceva sua madre. «Non fa niente, mamà,» rispondeva. «È vero, signor Sconer, che non fa niente? È così bello non ricordarsi di niente! Si perde qualche cosa? Ci pensa papà.»

      [pg!17] «Sì, un pochino distratta — mi confidava la mamma. — Ma è tanto buona la mia figliuolina, e poi sarà tanto felice! Ella non si ricorderà mai domani di quello che è successo oggi». Era del resto una ben amabile compagnia da far dimenticare tutto, fuori che lei. Ella aveva persino promesso di ricordarsi di me. Ma un giorno in cui io, parlando delle mie conoscenze, ho detto che conoscevo Lionello, non ho avuto più pace.

      «Davvero? lei conosce Lionello, proprio quello che scrive quei romanzi così sentimentali...? Ah, carino! Come è? È vero che è tanto giovane? che porta i capelli tagliati alla russa come Gorki? È vero che è tanto romantico? Gli scriva! Sì, sì; gli scriva che venga a Viareggio. Le giuro, Sconer, che dopo le vorrò molto bene».

      Li chiama «sentimentali» lei, quel romanzi! La mia Desdemona, che ne ha letto uno, è rimasta scandalizzata.

      *

      Signorina K***; conosciuta in condizioni molto favorevoli perchè fresca da un disinganno d'amore. Il babbo volgeva in mente gravi pensieri: «In Inghilterra, in America, una mancata promessa di matrimonio si pagherebbe a caro prezzo.» Io poi adoperavo espressioni molto delicate [pg!18] per consolare la signorina, quando lei mi investì così: «Ma cosa è? Avete tutti paura che io mi suicidi dalla disperazione? che mi faccia monaca? Ma no! Quando avrò voglia, ne troverò un altro. Ecco tutto. Chiodo scaccia chiodo.»

      «Lei crede, signorina?» «Ma certo! Una donna bella ne trova sempre di chiodi. Lei, Sconer, per esempio. Se volessi, lei mi cade davanti à quattre pattes».

      Quasi mi si sedeva su le ginocchia, perchè così fa spesso su la scena l'attrice Clara de los Dolores.

      Signorina affascinante, ma troppo impressionanti sono le condizioni da lei poste per il matrimonio: due anni di libertà coniugale, e col mio consenso. Enorme!

      *

      Signorina L***, conosciuta al Bristol hôtel. Erano i giorni del terremoto in Abbruzzi. Tutti sospiravano: «Che orrore! Ah, quanti morti! Bambini schiacciati!» Anche la signorina L***, seduta su di un sofà, sospirava: «Che orrore! Ah, quanti morti! Bambini schiacciati!» Senonchè, mentre diceva così, io la vedevo, riflessa in una specchiera, con la manina affaccendata a dare colpetti segreti per mettere a posto il drappeggio [pg!19] dell'abito. Pareva la mia Desdemona quando rovescia un bodino. Sbirciava con la coda dell'occhio nella specchiera, e mutava l'estetica del fianco: «Che orrore! Davvero? Bambini schiacciati!»

      Essa è in posa anche quando è sola. Le ho chiesto il perchè, e mi ha detto: «Quando le stelle e la luna ci guardano dal firmamento, è bene assumere un'attitudine dignitosa». «Capisco, ma si vedono un po' troppo le forme». «Ah sì? Perchè, le dispiace forse?»

      Questa signorina è troppo estetica.

      *

      Signorina M*** di razza inglese, molto ladylike, molto ammirata nelle sale dell'hôtel delle Terme, dove beveva acqua. Ma chi faceva quel terremoto nella stanza vicina alla mia? chi cantava quelle canzoni molto allegre, anche se erano inglesi? Era la signorina M***. Beveva anche cognac, e faceva danze in libertà con una sua amica. L'Inghilterra è mal fida, benchè alleata.

      *

      Viene adesso la nota di quella signorina che mi ha fatto soffrire di più: la signorina N. Y., cioè New York, perchè di tipo americano. È italiana però; ed appartiene a quella classe distinta a cui [pg!20] appartengo io: suo padre, prima della guerra era esportatore in America di medicinali italiani fatti in Germania. Miss N. Y. è ricca, e si sente padrona del mondo. Ha vent'anni; statura sotto la media forse; ma è potente. È la sanità fiorente. Una vivacità gaia la trasforma. Sarebbe il tipo adatto per la confezione dell'erede. La sua voce, venata di erre parigino, sembra cantare l'inno della sua giovinezza. Ci ci! canta sui rami dell'albero della vita. I suoi genitori le lasciano una libertà un po' americana. Ci, ci! L'ho vista a una fiera di beneficenza per la Croce Rossa, dove ha fatto sborsare anche a me cento lire. Ci, ci! L'ho vista di sera ad una conferenza futurista. Capiva tutto ed era entusiasta. Ci, ci! L'ho vista, sul ghiaccio, pattinare come un geroglifico. Ci, ci! L'ho vista al volante guidare l'automobile. Ci, ci! L'ho vista ai funerali del banchiere Rodh. Lei era davanti con sua madre, io ero dietro con suo padre, e si parlava di affari. Tranne casi imprescindibili come quelli del banchiere Rodh, io evito i funerali perchè mi pare che dietro una bara tutti siano pallidi, e ciò danneggia la salute. Ma Miss N. Y., anche vestita di nero, era splendente, Ci, ci! Esuberante creatura! La vita per lei è un albero su cui lei muta ramo, cioè muta toilette, e canta il suo inno: Ci, ci!

      [pg!21] Parla bene l'italiano, ma al suo cane, un cane molto educato, parla in francese.

      Ho avuto l'onore di ospitarla in casa mia, chè il babbo e la mamma volevano visitare il secondo piano, rimasto sfitto, della mia palazzina. In quella occasione siamo rimasti soli.

      «Magnifico!» disse alludendo alla mia palazzina.

      «Ah, sì!» risposi. «Palazzina dei conti Tornamali: oggi mia proprietà, miss N....!»

      Ma vide una poltrona inglese; vi si sedette di un balzo, rimbalzò su, e poi si rincantucciò: «Si sta molto bene qui». Era di maggio. Ella portava un cappello fantasia di tulle, costellato di bolle nere, su la cui aureola spiccava il suo profilo, col suo nasino: l'abito di mussolina aveva sopraposti certi ricami di draghi e serpi, d'oro e di argento. Le belle braccia


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