Io cerco moglie!. Alfredo Panzini

Io cerco moglie! - Alfredo Panzini


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      Mio Dio, possedere in casa questo animaletto prezioso! Se le allungo un braccio, mi balza sopra e si avvolge intorno.

      Infatti balzò dalla sedia a sdraio, e fece ci, ci:

      «Lei manca di una cosa, Sconer.»

      «Io manco di una cosa?»

      «Sì, lei non ha libreria.»

      [pg!22] «Infatti.»

      «Prenda nota!»

      «Prendo nota».

      Mi detta una serie di libri in off e in eff.

      «Scrittori russi?» domando.

      «Ah, molto interessanti i russi!»

      Poi mi detta un nome che non riesco a scrivere.

      «Rabindranath Tagore! Un poeta senza precedenti. Fa parlare un bimbo alla mamma in un modo delizioso

      «E lei, miss N....» domandai con intenzione, «non penserebbe a far parlare un bimbo con la sua voce deliziosa?»

      «Prendere marito? Già! Ma in Italia offre un grave inconveniente.»

      «Quale, miss N....?»

      «Che una girl quando prende marito, si siede.»

      «Cioè?»

      «Cioè non è più libera, non può più cercare, più flirtare, più saltare, più comandare, più fare quello che vuole. La libertà! Mi sposerei in America, dove, più tardi, si può anche divorziare, rimaritarsi, seguendo il proprio beneplacito. In Italia il matrimonio è un'istituzione che si regge sull'adulterio. In America su la libertà!»

      In quell'occasione, se i miei affari me lo avessero permesso, sarei andato in America.

      [pg!23]

      *

      Signorina O***, terribile, e anche molto ricca. Dove aveva imparato a rovesciare gli occhi così? La tinta della sua pelle era prodigiosa; ma del tutto naturale: diafana! Pareva non nata come nascono tutte le donne, ma ricavata da uno scultore magico per entro la polpa di quelle pesche cotogne che sono gialline gialline. Vestiva con una personalità straordinaria; cioè sempre abiti di un colore diafano, sbiadito, intonato al colore della pelle. Io non so dire se era bella, perchè io ero mezzo stregato. «Nasconda quella lingua,» io le diceva, perchè ogni tanto lei metteva fuori dalle labbra la puntina della lingua: questa però non era diafana, ma rossa. «Nasconda almeno quelle gambe,» perchè lei aveva l'abitudine di mettere in esposizione le gambe, diafane ancora quelle, cioè con scarpette e calze di seta, sempre color diafano. «La turbano?» «Non mi fanno dormire!» Mi diceva nettamente: «Se mi vuole sposare, signor Sconer, approfitti finchè sono libera». Io la avrei anche sposata, ma è che essa era contro-indicata ad uno dei due fini per cui io intendevo di accedere al matrimonio. Lei non voleva avere figliuoli «perchè questa operazione rovina la pelle». Io volevo aver lei, ma anche [pg!24] l'erede. Lei sì, la potevo avere, ma l'erede no. «Sono i contadini — affermava — che si sposano per aver figliuoli».

      Essa inoltre pretendeva come condizione di matrimonio che il marito facesse, ogni mattina, esercizi, per venti minuti, con manubri da venti chili.

      Anche questa signorina mi ha fatto molto soffrire.

      *

      Signorina P***, che può essere bella o brutta, secondo che vi pare. La ho conosciuta in villeggiatura. Essa va sempre in bicicletta. Quando va a piedi cammina con passo sgraziato. Eppure è graziosa! Si può calcare su la testa il feltro di suo babbo, si può buttare — come fa — su le spalle la maglia della nonna, ma è elegante lo stesso. Ha denti di can cerviero, naso appuntito, mento appuntito, due occhi in punta nera: tutte queste cose in punta hanno una mobilità che producono il capogiro. È pallida come la cera, ma non è mai ammalata. Ha i capelli lunghi, ondulati, feroci, a cui fa fare i giuochi attorno alla testa come se fossero biscie. A tirarli, le arrivano sino al ginocchio. Ed è proprio vero! Come ha fatto ad avere una laurea se per studiare bisogna [pg!25] star fermi? Si vede che si può avere una laurea senza studiare.

      Ma a sentirla chiamare dottore, mi fa un certo effetto.... Ha una sua voce fresca, aspra, saltellante, che non si capisce mai quello che vuol dire, perchè non conclude mai. Non si adira mai: tutt'al più manda un grido di gazzella. Cosa farà? Dove andrà? Come finirà? Non si sa! Eppure è assennata.

      Non cerca: è cercata, ma se ne strafotte, perchè lei dice anche le parolacce. Eppure è damigella!

      Subisce un fidanzato ufficiale: un giovane di ricca famiglia. Costui la segue a fatica in bicicletta. Lei lo chiama: «Idiota, idiotino, imboscato, imboscatissimo, figlio di papà». Lui è felice. Non mi pare una signorina adatta per il matrimonio, e glielo ho fatto garbatamente capire, presente il fidanzato. Risponde lei:

      «Cosa importa? C'è lui che farà per casa».

      «Io sono il suo cameriere,» conferma lui.

      Io ho domandato poi alla signorina, così, un giorno che la incontrai, insieme col fidanzato, per un solitario viale del bosco:

      «In confidenza, non è pericoloso perdersi tutto il giorno per le campagne col fidanzato dietro?»

      [pg!26] «È innocente come l'acqua fresca — mi risponde. — Gli ho promesso un bacio per la settimana ventura. È vero che ti ho promesso un bacio?»

      Dice il fidanzato:

      «Ah, come deve essere sdegnato il Dio d'Amore a vedere quanto mi farai soffrire!»

      «Meriteresti anche di più,» dice lei.

      Risponde il fidanzato:

      «Ah, è proprio vero, come dice il cav. Sconer, che tu non sei adatta per il matrimonio!»

      «Tu, piuttosto, non sei adatto,» risponde lei. E a me dice in segreto: «Come faccio a sposare un uomo così timido? C'è una gioventù impossibile, ora! Sono tutti riformati. Dica lei, Sconer, posso cominciare a tradirlo subito? Ma che vuole? Io sono una buona ragazza, e fare il male con premeditazione, mi ripugna».

      Io avrei potuto sostituire il fidanzato senza pericolo di complicazioni. Eppure sono rimasto timido anch'io. Perchè? Quel titolo di dottore mi ha dato soggezione.

      *

      Signorina P***, un bel tipo, e così anche sua madre. «Signor Sconer — mi dice sua madre — guardi!» [pg!27] «Che cosa?» «Non glielo posso dire. Ma non vede da lei?»

      «No!» «Non vede gli occhi della mia bambina? Splendono! Io non so: è strano! Appena siamo in un luogo, dopo quindici giorni la mia bambina è proclamata la più bella».

      In fatti è bella: una persona slanciata, elegante. Ma perchè la mamma la chiama: «La mia bella odalisca?» Dove ha trovato questa parola? Cosa crede mai che voglia dire? «Signore, signore, mi dice la mamma, ha visto?» «Che cosa?» «Un aeroplano di guerra». «Ne passano tanti!» «Eh, sì! — fa misteriosamente, chiudendo gli occhietti — ma lei non ha osservato una cosa!» «Che cosa?» «Che l'aviatore quando passa per qui, si abbassa sempre. E sa perchè? Per vedere la mia bella odalisca».

      Anche lei, la sua bambina, dice: «Io non so, è strano! Appena sono in un luogo, sono proclamata la più bella. Dicono che io assomiglio a Lyda Borelli, dicono!» Descrive il suo corredo da sposa coi calzoncini corti, larghi, e i pizzi di vera valenciennes: descrive gli abiti che le ha fatto la famosa Abeille, il primo atelier di Torino, che ha tanti mannequins aristocratici, che insegnano anche la lingua francese. Si è fatto fare tutti abiti ieratici! «Adesso sono di [pg!28] gran moda gli abiti ieratici,» dice lei. Ma adesso non può portarli perchè è crocerossina.

      «Se vedesse, signor Sconer, — dice sua madre — come le sta bene l'abito di crocerossina! Già le sta bene tutto! Quando passa per un reparto dell'ospedale, i feriti si rizzano tutti». Ma le altre crocerossine le hanno fatto una guerra spietata. Allora l'hanno messa alla stazione. Alla stazione


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